Contributi previdenziali: cosa sono e come funzionano
Cosa sono i contributi previdenziali, chi li deve pagare e per cosa. Come vengono calcolati e a quando ammontano. Ecco una guida completa.
di Carlo Sala 3 set 2019 ore 10:49I contributi previdenziali sono i versamenti all’ente di previdenza che danno diritto alla pensione e determinano l’importo della stessa. Dipendono dai contributi le cosiddette pensioni dirette, cioè le principali forme di pensione: di vecchiaia, di anzianità o anticipata, di inabilità. Ma esistono poi pensioni per le quali non servono. E sono l'assegno o pensione sociale, la pensione di cittadinanza, la pensione di reversibilità.
CONTRIBUTI PREVIDENZIALI: SOMMARIO
QUALI TIPI DI CONTRIBUTI PREVIDENZIALI ESISTONO
Esistono 5 tipi di contributi previdenziali:
CONTRIBUTI OBBLIGATORI
Vengono versati per l’intera durata dell’attività di lavoro. In caso di lavoro dipendente sono a carico in parte del lavoratore e in parte del datore di lavoro. I lavoratori autonomi e i liberi professionisti versano interamente di tasca propria i loro contributi.
CONTRIBUTI FIGURATIVI
Vengono pagati direttamente dall’ente di previdenza. Coprono specifici casi nei quali né il lavoratore né il datore di lavoro versano contributi perché il lavoratore non può lavorare. Scattano obbligatoriamente nei seguenti casi:
- malattia o periodi di godimento di prestazioni di invalidità,
- maternità,
- disoccupazione indennizzata,
- mobilità o cassa integrazione,
- contratti di solidarietà o part-time agevolato.
Scattano invece su richiesta del lavoratore in caso di:
- servizio militare o civile,
- congedo per maternità o paternità,
- congedo parentale,
- assenza per malattia di un figlio o per assistenza a un disabile,
- assenza per donare il sangue,
- per aspettativa legata a incarichi elettivi o sindacali.
CONTRIBUTI VOLONTARI
Vengono versati interamente dal lavoratore, di sua iniziativa. Per versarli occorre però ottenere l’autorizzazione dell’ente di previdenza. Servono a raggiungere il numero di anni di contribuzione necessari per avere un certo tipo di pensione, se non si ha più lavoro. Oppure, se ancora si lavora, ad aumentare l’importo della pensione. Sono deducibili dal reddito imponibile e possono essere versati anche per conto di familiari fiscalmente a carico. Non li può versare chi già percepisce una pensione diretta.
CONTRIBUTI DA RISCATTO
Sono versati volontariamente dal lavoratore (o dal datore di lavoro che provvede al riscatto) e servono a coprire periodi per i quali non vi è obbligo di contribuzione. Come gli anni impiegati per una laurea, anche breve.
CONTRIBUTI DA RICONGIUNZIONE
Riguardano chi abbia svolto più lavori e consentono di sommare i versamenti effettuati durante la vita lavorativa a diverse gestioni previdenziali. La ricongiunzione deve riguardare qualsiasi contributo versato: obbligatorio, figurativo o da riscatto. Il lavoratore (o chi ha diritto alla pensione di reversibilità) può scegliere presso quale ente far confluire i versamenti. Per l’operazione si paga un costo, fissato dall’ente a cui ci si è rivolti.
CHI RISCUOTE I CONTRIBUTI PREVIDENZIALI
I contributi sono i versamenti del lavoratore all’ente di previdenza e danno diritto alla pensione e determinano l’importo della pensione stessa. Per i lavoratori dipendenti il versamento avviene alla gestione ordinaria dell’Inps (fondo pensioni lavoratori dipendenti, FPLD). Chi non è dipendente effettua invece il versamento alle varie gestioni speciali o separate dell’Inps. Per i liberi professionisti l’ente previdenziale di competenza è la cassa previdenziale di categoria, ove la legge preveda tale cassa.
Il versamento dei contributi obbligatori da parte del lavoratore dipendente avviene tramite trattenuta sulla retribuzione lorda mensile. E viene operata dal datore di lavoro. Quest’ultimo deve poi versare sia la quota di pertinenza del lavoratore sia la quota di sua pertinenza entro il giorno 16 del mese successivo.
COME SONO CALCOLATI I CONTRIBUTI DA VERSARE
I contributi sono fissati di anno in anno dall’ente di previdenza, in percentuale sulle entrate del lavoratore. Queste percentuali, chiamate aliquote contributive, vengono applicate:
- alla retribuzione imponibile, cioè allo stipendio annuo lordo del lavoratore dipendente;
- al reddito annuo lordo da lavoro nel caso di lavoratore non dipendente.
PER I LAVORATORI DIPENDENTI
Per il lavoratore dipendente l’ammontare annuo dei contributi viene suddiviso in quote identiche in base al numero di mensilità di retribuzione previste dal contratto collettivo di lavoro applicato.
PER I LAVORATORI NON DIPENDENTI
Per il lavoratore non dipendente l’ammontare dei contributi è calcolato sul reddito derivante da attività di lavoro. Non si considerano redditi di altro tipo, come le rendite finanziarie. Il versamento avviene in tre rate. Due di queste, pari ciascuna al 40% del totale, vanno versate rispettivamente entro giugno e novembre. La terza e ultima quota, del 20%, entro giugno dell'anno successivo.
A QUANTO AMMONTANTO I CONTRIBUTI PREVIDENZIALI
L’ammontare dei contributi previdenziali da versare non è uguale per tutti. Varia anzitutto a seconda che si svolga o no lavoro dipendente e si ricada o no sotto la gestione ordinaria dell’Inps.
In linea di massima, per il lavoro dipendente i contributi da versare equivalgono a circa il 33% della retribuzione lorda. Un terzo circa di questa percentuale viene trattenuta dalla busta paga mensile del lavoratore. Il resto viene versato direttamente dal datore di lavoro. L’esatto ammontare dei contributi (e anche la ripartizione dei versamenti tra lavoratore e datore di lavoro) varia però in base a:
- regime di lavoro: dipendente, parasubordinato, autonomo, libera professione;
- ambito di attività dell’azienda: agricoltura, industria, commercio;
- numero di lavoratori dipendenti dell’azienda: più o meno di 50;
- forma giuridica dell’azienda: società di persone, società di capitali, cooperativa, ente no profit;
- qualifica e livello retributivo del lavoratore: dirigente, impiegato, operaio, apprendista, lavoratore agricolo, domestico;
- gestione previdenziale di riferimento del lavoratore: ordinaria, separata, speciale.
In caso di mancato versamento da parte del datore di lavoro, il lavoratore può agire in sede giudiziaria per chiedere:
- la condanna al pagamento dei contributi non versati;
- il risarcimento del danno, ove il mancato versamento abbia fatto perdere in tutto o in parte la pensione.
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