APE aziendale 2019: come funziona, requisiti, domanda e importo
I lavoratori coinvolti in un piano di ristrutturazione d'azienda possono accedere all'anticipo pensionistico APE aziendale. Vediamo di cosa si tratta.
di Marco Delugan 23 lug 2019 ore 12:03L’APE aziendale è l’anticipo della pensione riservato ai lavoratori coinvolti in un piano di ristrutturazione aziendale. Vale quindi per i lavoratori di aziende in crisi, che risultano in esubero e che devono lasciare l’azienda. La possono però chiedere anche lavoratori in aspettativa o assenti dal lavoro per motivi tutelati dalla legge (malattia, maternità ad esempio). Non va confusa con l'APE social e con l'APE volontaria.
APE AZIENDALE: SOMMARIO
- Come funziona
- Chi può chiederla
- Requisiti
- Le parti coinvolte
- Cosa deve fare l'azienda
- Importo e durata
- Domanda
- Documentazione
- Restituzione
- Novità 2019-2020
Come funziona
L’anticipo della pensione in cui consiste l'APE aziendale avviene attraverso il prestito di un operatore finanziario, di solito una banca. Come per l’APE volontario, anche per l’APE aziendale la restituzione del prestito è a carico del lavoratore. La restituzione avviene infatti attraverso trattenute sulle mensilità della pensione futura.
Diversamente dall’APE volontario, i costi del prestito sono a carico dell’azienda. E’ infatti l’azienda a pagare:
- gli interessi sulle somme anticipate:
- l’assicurazione obbligatoria a garanzia della restituzione delle somme anticipate in caso di morte del lavoratore/pensionato.
L’APE aziendale può essere chiesto solo se vi è un accordo tra lavoratore e azienda. L’accordo garantisce che l’azienda sosterrà i costi che la legge pone a suo carico per l’anticipo pensionistico aziendale.
L'APE aziendale consente all'azienda di chiedere le dimissioni dei lavoratori con cui si mette d'accordo. Così si sgrava di lavoratori di cui non ha bisogno. E consente ai lavoratori di percepire comunque del denaro anche se hanno smesso di lavorare prima dell'età pensionabile e della pensione di vecchiaia.
Chi può chiederla
L’APE aziendale può essere chiesta da chiunque abbia versato contributi all’Inps. E cioè da chi ricade in una di queste situazioni:
- lavoratore dipendente;
- iscritto alla gestione separata;
- lavoratore autonomo iscritto alle gestioni speciali.
Non possono avere l’APE aziendale i liberi professionisti che versano contributi a casse di previdenza specifiche per la loro categoria.
Chi la percepisce può continuare a svolgere attività di lavoro (non nell'azienda con cui ha concordato l'anticipo pensionistico).
I requisiti
Per chiedere l’anticipo pensionistico aziendale occorre avere:
- almeno 63 ani di età;
- almeno 20 anni di contributi versati;
- avere diritto alla pensione di vecchiaia entro e non oltre i successivi 3 anni e 7 mesi;
- avere diritto a una pensione di vecchiaia di importo minimo pari ad almeno 1,4 volte la pensione minima, al netto delle trattenute per la restituzione del prestito avuto con l’APE aziendale.
Nel 2019 la pensione minima è di 702 euro mensili, chi chiede l’APE aziendale deve quindi avere diritto a una pensione di vecchiaia di 982,8 euro, al netto delle trattenute per restituire l’anticipo pensionistico aziendale.
Le parti coinvolte
Le parti coinvolte sono cinque. Oltre alle quattro parti dell’APE volontario, nell’APE aziendale figura infatti anche l’azienda del lavoratore. Le parti quindi sono:
- il lavoratore;
- l’azienda;
- la banca (o altro operatore finanziario) che fornisce l’anticipo;
- l’assicurazione che fornisce la garanzia della restituzione delle somme anticipate in caso di morte del lavoratore/pensionato;
- l’Inps.
L’APE aziendale non può essere proposto da un’azienda che non abbia un piano di ristrutturazione. In quel caso, infatti, non c’è una situazione di crisi che consenta all’azienda di ridurre i suoi lavoratori. O comunque non per questa via. Non può essere invece applicato a chi lavora per un’amministrazione pubblica.
Cosa deve fare l’azienda
L’azienda in crisi che vuole ridurre i propri lavoratori tramite APE aziendale deve stipulare un accordo con ciascuno di loro.
L’accordo è valido soltanto se l’azienda si impegna a versare all’Inps un contributo aggiuntivo pari ad almeno il 33% della retribuzione imponibile delle ultime 52 settimane di lavoro. Questa operazione si chiama aumento del montante contributivo. E deve coprire l’intero periodo per il quale il lavoratore riceverà l'anticipo.
L'azienda deve versare all'Inps il montante contributivo in un’unica soluzione. E deve versarlo entro il primo mese di erogazione dell'APE aziendale al lavoratore.
Azienda e lavoratore sono liberi di concordare un montante contributivo più generoso di quello richiesto per legge. Ma non possono concordarne uno inferiore.
APE aziendale: quale importo e per quanto dura
La legge non fissa un importo minimo mensile dell’APE aziendale. L’importo dipende infatti dalla combinazione di tre fattori:
- la retribuzione del lavoratore nelle ultime 52 settimane di lavoro prima dell’accordo con l’azienda per l’APE aziendale;
- l’ammontare del montante contributivo concordato tra azienda e lavoratore;
- la durata complessiva dell’APE aziendale.
L’anticipo pensionistico aziendale deve essere corrisposto per non meno di 12 mesi e non più di 3 anni e 7 mesi, dopo i quali scattano età pensionabile e pensione di vecchiaia.
La procedura per chiedere l’APE aziendale
L’APE aziendale deve quindi essere chiesta dal lavoratore all’Inps. La richiesta si svolge in due fasi. Il lavoratore deve anzitutto ottenere la certificazione dell’Inps di poter godere dell'anticipo. Poi deve chiedere all’Inps di avere l’APE aziendale.
La richiesta di certificazione della possibilità di godere dell’anticipo pensionistico aziendale deve essere inviata all’Inps secondo una di queste tre modalità:
- online, accedendo al sito dell’Inps tramite PIN dispositivo o Spid;
- tramite numero verde: 803164 da rete fissa (senza costi alla risposta) e 06.164164 da rete mobile (costi alla risposta variabili a seconda del proprio gestore di telefonia mobile);
- tramite Caf, patronati e intermediari abilitati.
La richiesta deve contenere l’accordo raggiunto tra azienda e lavoratore. Tale accordo deve includere:
- i dati identificativi del lavoratore e del datore di lavoro;
- l’importo dell’incremento del montante contributivo;
- la data di inizio e fine del periodo assicurativo di riferimento per il calcolo del montante
- il periodo previsto di fruizione dell’APE aziendale da parte del lavoratore;
- l’assunzione, da parte del datore di lavoro, dell'obbligo di versare l'incremento del montante contributivo entro la scadenza di pagamento dei contributi.
L’Inps verifica che chi chiede l'anticipo abbia i requisiti per ottenerlo. Entro 60 giorni rilascia la certificazione del diritto. A quel punto, il lavoratore deve inviare all’Inps la richiesta di accedere all’APE aziendale. La richiesta va presentata con stesse modalità con cui è stata inviata la domanda di certificazione del diritto.
La documentazione da inviare all’Inps
Ottenuto via libera a chiedere l’anticipo pensionistico, la richiesta all’Inps deve includere istanza per:
- la pensione di vecchiaia (che assicura la restituzione dell’anticipo/prestito);
- il finanziamento, cioè l'erogazione dell’anticipo pensionistico;
- l'assicurazione a copertura del prestito in caso di morte prima della restituzione dell’intero ammontare del prestito.
Deve inoltre indicare:
- l’operatore finanziario al quale si chiede di erogare l’anticipo pensionistico;
- l’assicuratore al quale si chiede di garantire la restituzione di tale anticipo in caso di morte.
La restituzione dell’APE aziendale
La restituzione dell’APE aziendale all’operatore finanziario che lo ha fornito avviene con ritenute per un massimo di 20 anni sulle singole mensilità della pensione di vecchiaia. Il lavoratore ormai pensionato non deve fare nulla. L'Inps provvedere infatti a effettuare le trattenute sulla pensione e a saldare l’operatore che ha fornito l’anticipo pensionistico.
Diversamente dall’APE volontario, l’Inps non tratterrà dalla pensione mensile né gli interessi sulle somme anticipate né i costi dell’assicurazione per la restituzione di tali somme. Quei due costi sono infatti a carico dell’azienda del lavoratore che ha goduto dell’APE aziendale.
Quando il prestito è stato interamente restituito, la pensione di vecchiaia erogata ammonterà all’intera cifra cui si ha diritto in base alla legge Fornero, senza trattenute.
Il lavoratore può restituire le somme ottenute come prestito anche in anticipo sui 20 anni concessi per la restituzione stessa.
Le novità del 2019 e 2020 per aziende e lavoratori
Come le altre forme di anticipo pensionistico (volontaria e social) l'APE aziendale è in vigore fino al 31 dicembre 2019. Dopo, se non arriveranno novità di legge, non potrà più essere chiesto.
La legge n. 58 dello scorso 28 giugno ha però introdotto per quest’anno e l’anno prossimo il contratto di espansione che può in parte sostituire l’APE aziendale. Il contratto di espansione permette infatti l’uscita dall’azienda di lavoratori a cui manchino ancora 5 anni all’età pensionabile. Si applica però soltanto ad aziende con almeno 1.000 lavoratori.
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