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Come farsi una pensione integrativa

Affidarsi a un fondo pensione e sperare che le cose vadano bene. Oppure fare da soli, e sperare comunque. Perché tanto è sempre un rischio. E farsi una pensione integrativa è sempre più importante.

di Marco Delugan 31 mag 2019 ore 14:24

Il problema è che avremo poco di pensione, e probabilmente sempre meno. Magari non tutti, ma per molti andrà così. Il motivo è abbastanza noto: qualche decennio fa il sistema pensionistico ha cominciato a fare acqua da molte parti e le uscite sono diventate troppe rispetto alle entrate. Così i diversi governi hanno cominciato a tagliare. Ma cosa si può fare per andare in pensione e vivere serenamente? La risposta a questa domanda è abbastanza nota: bisogna farsi una pensione integrativa.

PENSIONE INTEGRATIVA: SOMMARIO

COS'E' LA PENSIONE INTEGRATIVA

La pensione integrativa è una pensione aggiuntiva rispetto a quella dell'Inps. Servirà a colmare il così detto gap previdenziale, e cioè la differenza tra quanto riceveremo dallo Stato e quando vorremmo avere per vivere una volta smesso di lavorare. Come prima cosa, per farsi una pensione integrativa bisogna mettere da parte un po' di denaro. E poi decidere come investirlo. Lo si può affidare ai fondi pensione o ai Piani individuali pensionistici (Pip), che sono le due forme "ufficiali" di risparmio pensionistico per cui lo Stato prevede anche un trattamento fiscale agevolato. Ma lo si può fare anche investendo in maniera autonoma in altri strumenti finanziari. Tenere i soldi su un conto corrente - o sotto il materasso, che è quasi la stessa cosa - sarebbe davvero un peccato.

CERTEZZE E GAP PREVIDENZIALE

La pensione su cui possiamo fare affidamento è formata da due elementi obbligatori: i contributi previdenziali e il Tfr. Se lasciato in azienda, e quindi non esposto al rischio di mercato, il Tfr maturato può essere considerato un elemento del patrimonio certo per quando andremo in pensione. Una volta calcolata la pensione su cui possiamo fare affidamento che avremo dallo Stato in base ai contributi versati all'iInps e al Tfr, è possibile calcolare il gap previdenziale. E cioè la distanza tra la pensione che avremo e il livello di vita e di consumi che desideriamo per quando smetteremo di lavorare. E in base a questo calcolare quanto risparmiare.

LEGGI ANCHE: Calcolo pensione netta dalla pensione lorda

QUANTO RISPARMIARE PER LA PENSIONE INTEGRATIVA

Per avere un'idea di massima su quanto risparmiare per la pensione integrativa dobbiamo avere un'idea di quanto vogliamo oltre la pensione dell'Inps. A questo serve appunto il calcolo del gap previdenziale. Dobbiamo anche avere un'ipotesi sensata su quanto potranno rendere i nostri investimenti. Sia che si scelga un fondo pensione, un piano individuale di risparmio, o si scelga di investire da soli sui mercati finanziari.

A questo punto serve uno strumento di calcolo. Se lo volete in Excel, ne trovate uno al link qui sotto. Per utilizzarlo dovrete inserire quattro numeri:

  • quanto desiderate di rendita annua;
  • gli anni di investimento che avete davanti;
  • per quanti anni pensate di poter godere della rendita;
  • il rendimento annuo previsto dell'investimeno.

Lo strumento di calcolo vi dirà quanto dovete investire ogni anno per raggiungere il vostro obiettivo. Tenete comunque presente che il rendimento annuo dell'investimento è incerto. I mercati finanziari sono difficili da prevedere.

LEGGI ANCHE: Calcola quanto risparmiare per la pensione integrativa

COME FARE: FONDI PENSIONE E PIP

Gli strumenti "ufficiali" per farsi una pensione integrativa, per cui lo stato prevede un trattamento fiscale agevolato, sono i fondi pensione e i Piani individuali pensionistici (Pip). Vediamo cosa sono.

PENSIONE INTEGRATIVA CON I FONDI PENSIONE

Chi decide di aderire a un fondo pensione deve versare periodicamente al fondo una somma in denaro prestabilita. Per i lavoratori dipendenti può aggiungersi un contributo dell'azienda. Chi lavora come dipendente può destinare al fondo pensione il proprio Tfr. I lavoratori autonomi possono decidere liberamente quanto versare.

Vi sono due tipi di fondi pensione, i fondi pensione aperti e i fondi pensione chiusi o negoziali.

  • I fondi aperti sono fondi pensione creati e gestiti da banche, da società di gestione del risparmio e da assicurazioni. Qualsiasi lavoratore vi può aderire.
  • I fondi chiusi, anche detti fondi negoziali, nascono in base ad accordi tra organizzazioni imprenditoriali e sindacali. E sono per questo dedicati a specifiche categorie di lavoratori.

I fondi pensione seguono diverse strategie d’investimento i cui obiettivi possono essere descritti in termini di rendimento atteso e rischio. Il rendimento atteso è quanto i gestori del fondo si aspettano di poter guadagnare dalla strategia attuata. Il rischio è la possibilità di perdere parte del capitale investito.

Solitamente per guadagnare di più bisogna anche assumersi rischi maggiori. Visto l’obiettivo di garantire un’integrazione alla pensione pubblica molto spesso i fondi pensione seguono strategie prudenti. Ma non sempre e non solo. Chi aderisce a un fondo pensione può comunque scegliere il fondo anche in base alla strategia di investimento posta in essere.

PIP: COSA SONO E COME FUNZIONANO

Altro modo per farsi una pensione integrativa sono i Piani individuali pensionistici. I Piani individuali pensionistici sono offerti e gestiti da imprese assicurative, e sono costruiti sul modello delle assicurazioni sulla vita. A differenza di queste, però, l'evento che fa scattare l'erogazione della rendita pensionistica non è un caso vita o un caso morte, ma è quando il beneficiario va in pensione.

Per avere diritto alla pensione integrativa, chi sottoscrive un PIP deve pagare periodicamente il premio assicurativo.

L'impresa assicurativa investe quanto ricevuto sui mercati finanziari. Il capitale accumulato viene poi convertito in rendita vitalizia, a meno che l'iscritto non decida di ricevere subito parte del capitale e il resto in rendita.

Come abbiamo visto sopra, il capitale accumulato dipende dall'andamento degli investimenti. E l'ammontare della rendita dal coefficiente di conversione che verrà calcolato al momento della richiesta della rendita stessa.

I PIP sono forme di previdenza libere e individuali. Non ci sono vincoli di accesso salvo il denaro da pagare. Importo e frequenza dei contributi possono essere scelti libermante. Vi si può versare in un PIP anche il TFR.

Un contraente può iscrivere a un PIP anche un'altra persona. Ma per usurfruire dei vantaggi fiscali deve essere una persona fiscalmente a carico.

PENSIONE INTEGRATIVA E RISCHIO

Nelle forme di pensione integrativa più tipiche, come i fondi pensione e i piani individuali pensionistici (Pip), i soldi risparmiati corrono tre rischi. In primo luogo sono a rischio il capitale e la rendita pensionistica.

E questo vuol dire:

  1. ritrovarsi con un capitale inferiore a quello investito;
  2. ritrovarsi con una rendita inferiore a quella prevista.

A questi due bisogna aggiungere anche il rischio di durata. E cioè la possibilità che per motivi eccezionali i soldi investiti servano prima del previsto, come nel caso di una malattia che richiede cure costose o quello di ritrovarsi in stato di disoccupazione. E' sempre possibile riscattare in tutto o in parte quanto investito, ma ci sono solitamente vincoli e costi rilevanti. Quanto riscattato, ad esempio, viene considerato reddito e tassato come tale, mettendo in pericolo il risparmio fiscale ottenuto.

RISCHIO E FONDI PENSIONE

I fondi pensione investono sui mercati finanziari. E questo rende incerto il risultato dell'operazione complessiva. Non possiamo infatti avere certezze sul capitale che avremo a disposizione al momento della pensione. E l'incertezza del capitale rende incerta anche la rendita pensionistica.

RISCHIO E PIP

La stessa cosa vale per gran parte dei Pip. La maggior parte dei piani individuali pensionistici è infatti di Ramo III, sono cioè polizze unit linked che investono in fondi comuni di investimento. Il capitale investito è quindi a rischio come abbiamo visto per i fondi di investimento.

Un ulteriore elemento di rischio grava sulla rendita. Il coefficiente di conversione, il parametro applicato al montante assicurativo per determinare la rendita pensionistica, viene infatti determinato al momento in cui chi ha sottoscritto il Pip decide di andare in pensione. E' quindi una assicurazione che non assicura come faceva una volta, quando il coefficiente di conversione era stabilito al momento della stipula del contratto.

Il rischio è però una componente inevitabile dell'investimento finanziario. Può essere ridotto a livelli molto bassi, ma riducendo anche le possibilità di guadagno. Vedremo più sotto come farsi una pensione integrativa da soli, e cioè investendo in maniera autonoma. E come gestire in maniera diversa i tre rischi che abbiamo appena visto.

RISCHIO E FLESSIBILITA'

Non è necessario scegliere una linea di investimento per sempre. E' invece possibile passare da un portafoglio aggressivo a un portafoglio prudente, per dire, e fare il percorso inverso. Si può scegliere uno stile aggressivo quando si è lontani dall'età pensionabile sperando che renda bene. E poi passare a uno più prudente quando ci si avvicina, in modo da ridurre il rischio di trovarsi con meno soldi di quanto previsto.

LA TASSAZIONE DELLA PENSIONE INTEGRATIVA

Gli accantonamenti per la pensione integrativa, e la pensione integrativa stessa, ricevono un trattamento fiscale agevolato. Ma solo nel caso dei fondi pensione e dei piani individuali pensionistici.

Le somme versate in questi prodotti previdenziali sono deducibili dal reddito imponibile Irpef fino al limite massimo di 5.164,57 euro. E fino allo stesso limite si possono dedurre anche i versamenti pensionistici fatti a favore di altri familiari fiscalmente a carico.

I rendimenti della gestione finanziaria di quanto versato sono tassati al 20%, meno del 26% riservato di norma alle rendite finanziarie. Non si paga l'imposta di bollo, e la pensione integrativa, una volta percepita, godrà di un regime fiscale agevolato. L'aliquota Irpef sarà infatti del 15%.

ALTRI VANTAGGI DELLA PENSIONE INTEGRATIVA

Il patrimonio accumulato in forme di previdenza integrativa non può essere pignorato, e può essere utilizzato solo per pagare le rendite degli aderenti.

E' poi possibile scegliere tra diverse possibilità di rendita. Si può scegliere che parte di quanto accumulato possa essere liquidato sotto forma di capitale. E si possono scegliere liberamente i beneficiari della pensione integrativa.

Quanto accumulato viene dato agli eredi, a meno di diversa volontà del defunto. E non è sottoposto a imposta di successione.

COSA NE DICONO GLI ESPERTI

OPINIONE - I fondi pensione sono strumenti finanziari che bloccano i propri risparmi per periodi di tempo lunghi. E che presentano costi e rischi spesso elevati. Il mio consiglio è quello di scegliere i fondi di categoria (o negoziali) invece di sottoscrivere quelli proposti dalle banche e optare per una linea prudente. In questo modo non avremo grossi guadagni in conto capitale potendo, invece, contare sulla sicurezza e sul rendimento extra offerto dalla deducibilità fiscale dei premi (Giacomo Saver, 16/12/'14, SegretiBancari).
 
OPINIONE - Se non fosse per il vantaggio fiscale il mio consiglio sarebbe quello di passare direttamente al secondo punto "INTEGRARE LA PENSIONE FACENDO DA SOLI". Questo perché troppe sono le persone che vivono inutilmente sulle spalle dei risparmi altrui, tanto se si parla di polizze, FIP, fondi pensione, eccetera, quanto se si parla dei fondi obbligatori quali ENASARCO, INPS, ecc. Quindi fino alla soglia di deducibilità è conveniente investire i propri risparmi per la pensione integrativa negli strumenti più efficienti (fondi negoziali di categoria o fondi pensione). Oltre tale soglia è sicuramente meglio far da sè (Lucio Sgarabotto, 19/12/'14, http://www.lsadvisor.it/).

COME FARSI UNA PENSIONE INTEGRATIVA DA SOLI

E’ anche possibile fare da soli. Magari perché non ci si fida delle performance (o dei costi) della previdenza integrativa o si vuole evitare il più possibile la volatilità dei mercati finanziari. Per chi sceglie questa strada è importante considerare che l’obiettivo a questo punto più importante è difendere dall’inflazione il capitale dedicato alla pensione. Per fare questo ci sono diversi strumenti.

I Buoni Fruttiferi Postali indicizzati all’inflazione. Garantiscono un rendimento pari all’aumento del costo della vita più un ulteriore interesse annuo. Sono garantiti dalla cassa Depositi e Prestiti e possono essere acquistati anche in tagli da 250 euro.

I Buoni del Tesoro poliennali inflation linked (Btpi). Sono titoli dello stato italiano il cui valore cresce in base al tasso d’inflazione europeo più un tasso di rendimento che può arrivare al massimo al 2,6%. I Btpi possono essere sottoscritti con un capitale minimo di mille euro.

A questi strumenti possono essere affiancati anche le obbligazioni indicizzate all’inflazione emesse da altri paesi, meglio se economicamente solidi.

E poi c'è tutto il mondo Etf, strumenti che replicano un benchmark di riferimento a costi di gestione solitamente più bassi rispetto a fondi di investimento e Pip. E che nella maggior parte de casi rendo anche meglio di questi.

COSA NE PENSANO GLI ESPERTI

OPINIONE - Nel lungo periodo il vero nemico da debellare è l’inflazione. Per questo i buoni postali e i BTPi sono le forme di risparmio pensionistico più adatte. A causa dei bassi tassi di interesse il guadagno ottenibile è però oggi molto basso. Per questa ragione preferisco i Buoni postali ai BTP in quanto possono essere rimborsati senza penalità qualora i tassi d’interesse dovessero risalire (Giacomo Saver, 16/12/'14, SegretiBancari).
OPINIONE - L'integrazione della pensione viene fatta ogni volta che si risparmia, indipendentemente dallo strumento usato. Si può quindi essere previdenti anche acquistando immobili o tenendo i soldi in banca. L'importante è risparmiare, meglio se con prodotti efficienti. Una delle modalità che preferisco per efficienza e certezza del risultato è la seguente. Stimare il periodo in cui si prevede di andare in pensione. Individuare una o più obbligazioni zero coupon (senza cedole) con scadenza prossima a quella desiderata ed emesse da un emittente affidabile. E investirvi periodicamente l'importo risparmiato. Conoscendo l'importo che si intende investire, si saprà già all'inizio il capitale che si avrà a disposizione. Per una maggiore diversificazione si potrebbe investire una parte del risparmio previdenziale nel mercato azionario, sempre in forma di piano di accumulo. Un altro strumento importante sono gli Etf. Seguono un benchmark e costano solitamente poco. Pur non garantendo nulla di certo, come sempre sui mercati finanziari, nel medio e nel lungo periodo possono offrire risultati migliori dei fondi pensione a costi inferiori. (Lucio Sgarabotto, 19/12/'14, http://www.lsadvisor.it/).

MEGLIO COMINCIARE PRIMA POSSIBILE

Ma qualunque sia la strada che si decide di seguire, almeno una certezza l’abbiamo: prima si comincia e meglio è. Se ipotizziamo, ad esempio, di avere un rendimento del capitale del 3% annuo e decidiamo di reinvestire questo rendimento nel “fondo pensione” è chiaro che più saranno gli anni di investimento e maggiore sarà il capitale finale che avremo a disposizione. Che sia un fondo pensione in senso stretto o una qualsiasi altra forma di accantonamento che abbiamo scelto di avere non fa differenza, a parte i costi di gestione, che non è poca cosa.

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