Il vero rischio dei titoli di stato
Si parla continuamente della possibilità che il nostro debito pubblico non sia più ripagato, ma nessuno parla del rischio collegato alla sottoscrizione di titoli con la durata troppo lunga.
di Giacomo Saver 5 ott 2011 ore 10:41L'ebook L'Investimento Perfetto spiega che il rischio emittente è solo uno dei 'pericoli' cui il risparmiatore deve prestare attenzione se vuole preservare il proprio capitale. Può accadere, infatti, che anche un titolo con il massimo giudizio di affidabilità - il rating (COSA SONO LE AGENZIE DI RATING) - generi delle perdite consistenti se la durata è troppo lunga e i tassi crescono.
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Un esempio immobiliare - Per comprendere questo punto è utile immaginare di essere titolari di un immobile affittato ad un canone di locazione fisso. Ad un tratto i prezzi cui è possibile affittare immobili simili nella stessa zona, crescono parecchio. Il vecchio contratto, che per sua natura non può essere adeguato, si trasforma in una trappola da cui è impossibile uscire. L'osservazione secondo la quale si percepisce comunque un compenso, e quindi non si perde, è errata. Il fatto stesso che il reddito percepito è inferiore a quello nuovo offerto dal mercato implica un mancato guadagno che, in economia, è equivalente ad un costo. Ora è facile immaginare che la 'trappola' è tanto più pericolosa quanto più estesa è la durata del contratto vecchio. Se quest'ultimo sta per spirare dopo poco tempo sarà possibile rinegoziare le condizioni, ma se alla scadenza del termine mancano ancora diversi anni la perdita sarà consistente.
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Così vale per i Btp - La stessa dinamica si applica ai titoli a tasso fisso ed ai BTP in particolare. Se la loro durata è molto lunga un eventuale rialzo dei tassi di rendimento di mercato ne farà precipitare il prezzo, con due pesanti ripercussioni:
1) se il risparmiatore detiene il titolo fino alla scadenza percepirà un reddito più basso rispetto al nuovo livello dei tassi di interesse;
2) se il cliente vuole vendere il titolo subisce una penalizzazione in conto capitale.
E' utile tenere presente che i tassi a lunga scadenza sono spesso superiori a quelli a breve termine. Questo si traduce in un richiamo molto forte per l'investitore privato, che accetta in tale modo l'accettazione di rischi non ben compresi. Ovviamente in caso di tassi calanti accadrà l'esatto contrario della situazione appena descritta. Il possesso di titoli a lunga scadenza si tradurrà, in questo caso, in un guadagno in conto capitale in caso di vendita anticipata e di cedole più generose in caso di mantenimento del titolo. Considerato che di solito il risparmiatore alla ricerca di un investimento sicuro non vuole assumere rischi speculativi, il consiglio che do è di limitare la durata residua dei titoli in portafoglio ad un massimo di 7 anni.
In questo modo se i BTP sono detenuti fino alla scadenza si limita il periodo durante il quale il reddito percepito è inferiore ai livelli di mercato. Una volta ottenuto il rimborso, il risparmiatore potrà 'rinnovare' il suo investimento acquistando nuovi titoli di stato con un rendimento più elevato. Qualora, invece, fosse necessario smobilizzare anzitempo l'investimento, la perdita in conto capitale sarà comunque limitata grazie al fatto che la durata residua è breve.
Un'anomalia: i CCT - I Certificati di Credito del Tesoro dovrebbero essere immuni da queste logiche, grazie alla loro cedola variabile che si adegua ai nuovi livelli di rendimento ogni sei mesi. Purtroppo la storia insegna che nei momenti di turbolenza anche i CCT possono subire forti escursioni di prezzo, non giustificate dalla teoria economica che sta dietro la formazione dei prezzi delle attività finanziarie.
La ragione risiede nel peggioramento della situazione italiana e nel conseguente innalzamento dei tassi. Esso non è stato immediatamente incorporato nelle cedole dei CCT a causa della rapidità con cui i rendimenti richiesti sono cresciuti. In questo modo, dal momento che le cedole future dei CCT ancora non erano 'resettate', questi titoli si sono temporaneamente comportati come strumenti a tasso fisso e il ribasso delle loro quotazioni è stata la naturale conseguenza. Inoltre i fenomeni di panico diffusi 'scardinano' tutti i paradigmi (economici e no) per cui le vendite copiose che si sono abbattute sui listini hanno travolto anche titoli tendenzialmente stabili come i CCT.
Quindi, attenzione alle lunghe durate - Questo articolo mette in guardia contro un rischio sottaciuto ma presente nei titoli di stato. Strumenti finanziari sicuri come i BTP possono generare delle perdite in caso di rialzi dei tassi di interesse. Per mettere al riparo i propri soldi il risparmiatore farà bene a limitare la durata dei titoli che sceglierà di inserire in portafoglio ad un massimo di 6/7 anni se si tratta di BTP.
I CCT, grazie all'indicizzazione degli interessi, in condizioni normali proteggono meglio il capitale da rialzi nei tassi. Nei momenti di panico diffuso, però, anche i loro pressi possono subire dei ribassi, più moderati di quelli patiti dai BTP a lunga scadenza.
Per approfondimenti:
Glossario dei titoli di stato italiani
Quotazioni Btp, riassunto delle puntate precedenti
Investimento sicuro: come affrontare il rischio emittente
Default Italia, cosa potrebbe accadere
Giacomo Saver
http://www.segretibancari.com
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