Investimento sicuro: come affrontare il rischio emittente
di Giacomo Saver 4 mag 2011 ore 11:10Alla ricerca dell’investimento sicuro
L'incertezza derivante dalla crisi economica che stiamo ancora vivendo, non solo paralizza i consumi, ma incide anche sugli investimenti. Le persone hanno paura, temono di trovarsi senza lavoro e il futuro le spaventa. Non stupisce quindi che la domanda di investimenti 'sicuri' sia molto cresciuta negli ultimi anni. Inoltre le forti oscillazioni che i mercati finanziari hanno mostrato hanno fatto toccare con mano che i mercati azionari sono molto più pericolosi di quanto comunemente si pensi. Finiti i tempi delle “avventure speculative”, gli investitori si trovano dinanzi alla necessità di impiegare in modo sicuro i propri soldi. Per raggiungere questo scopo è necessario contenere il rischio emittente, ovvero l'eventualità che il dissesto finanziario dell'emittente degli strumenti finanziari in cui abbiamo investito, colpisca i nostri risparmi.
Rating obbligazioni, un criterio sufficiente?
Chiunque sia alla ricerca di un investimento sicuro guarda al mercato obbligazionario come al posto ideale nel quale impiegare i propri capitali. Purtroppo, però, sono ancora ben impresse nella memoria i tristi casi di “fallimenti eccellenti”: l'Argentina, la Parmalat, la Cirio e così via. Ecco perché per poter essere tale, un impiego sicuro deve gestire e minimizzare il rischio che l'emittente delle obbligazioni nelle quali abbiamo investito fallisca. “Esistono i rating” potrebbe obiettare qualcuno. In effetti scegliere le obbligazioni sulla base del rating equivale a cercare di orientarsi in un bosco cercando il muschio sugli alberi per individuare il nord. Con il termine 'rating' si intende, infatti, il giudizio sull'affidabilità dell'emittente di un prestito obbligazionario, rilasciato da apposite agenzie. Esso è una misura sintetica, espressa con una serie decrescente di lettere a partire dalla tripla A. Basarsi in modo eccessivo sull'utilizzo del rating nella scelta dei titoli sui quali investire è purtroppo un metodo molto approssimativo e poco utile. Parecchie obbligazioni solo pochi giorni prima della bancarotta dichiarata godevano, infatti, di un ottimo rating.
Diversificare il portafoglio per ridurre i rischi
Il rischio emittente può essere affrontato in modo efficace solo con una grande diversificazione. Immaginiamo di investire al massimo il 5% del nostro capitale in titoli di uno stesso emittente. Dopo un certo periodo veniamo a sapere che questo è andato in default. I bond incriminati non valgono più nulla. Al di là dell'amarezza del momento, non dimentichiamo che il 'peso' di quel titolo sul nostro capitale è pari solo al 5%. Il restante 95% dei nostri soldi è in salvo e continua a produrre interessi. Ciò significa che saranno sufficienti un paio di anni affinché la perdita sia completamente ammortizzata. Ecco perché il consiglio che ti do è molto semplice. Scegli le obbligazioni sulla base del rendimento che offrono, ma limita l'investimento in ognuna di esse al 5% massimo del tuo capitale. Dare uno sguardo al rating non fa male, certo, ma è molto più saggio e prudente utilizzare la regola appena descritta. Una facile obiezione a questo modo di procedere sarà: “non dispongo di un patrimonio così importante." Suddividendo gli importi sulla base di questa regola farei micro-investimenti e gli oneri di compravendita compenserebbero i vantaggi. Perfettamente vero. Questa è la ragione per cui sconsiglio l'acquisto delle obbligazioni agli investitori le cui disponibilità sono inferiori a 90/100.000 euro.
Diversificare con capitale limitato
Se il tuo capitale è inferiore a quella somma limitati ad acquistare titoli di stato italiani o di un Paese sicuro dell'area euro come Francia o Germania. Per evitare di pagare troppe spese, che finirebbero con il sacrificare il rendimento, evita di sottoscrivere fondi obbligazionari. Un semplice mix di CCT e BTP sarà sufficiente a garantirti una rendita discreta senza bisogno di trascorrere notti insonni.
Giacomo Saver
www.segretibancari.com
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