Default Italia, cosa potrebbe accadere
Cosa vorrebbe dire default per la vita quotidiana di tutti noi. Come evitarlo. Quali strategie e quali strumenti. Ne abbiamo parlato con Alfonso Scarano, analista finanziario indipendente. Ecco cosa ne è venuto fuori.
di Marco Delugan 1 set 2011 ore 10:27Per capire quello che la crisi sta già provocando, ci vorrebbero una serie di statistiche che non ci sono, come quelle dei suicidi e omicidi in famiglia. E se venissero fatte probabilmente metterebbero in luce che le tensioni sociali si stanno annidando e sfogando proprio nelle famiglie, oltre che sui tetti delle fabbriche o degli atenei. Quanti giorni di ordinaria follia potremmo vedere, ancora di più se la crisi peggiorasse, dove una persona che fino al giorno prima sembrava tranquilla, se sottoposta a un’infinità di tensioni ad un certo punto fa cortocircuito, e via…
Nell’arco di due generazioni l’Italia è passata da una situazione in cui la seconda guerra mondiale era appena finita, con le devastazioni che aveva portato, la maggioranza della popolazione era analfabeta, lo squilibrio sociale era formidabile e gran parte della popolazione doveva ancora spaccare le zolle della terra per ottenere un gramo e sudatissimo reddito, a una situazione moderna dove c’è un sostanziale e diffuso benessere, inteso come capacità di soddisfazione delle cose della vita. Adesso è un paese che può sprofondare e tornare a una dimensione molto più basica.
Come evitare che la crisi peggiori - Prima di andare in default accadrebbero tante cose. Il default è l’ultima ratio, e non è raggiungibile se non asintoticamente, un po’ alla volta. Il problema è che, da osservatore, vedo una incoscienza generalizzata e gravissima. Il futuro non sarà un proseguimento più o meno uguale al passato se non si interviene in maniera lucida, intelligente, capace, professionale, strategica, equilibrata.
Le situazioni di privilegio devono essere abbattute, le riforme utili vanno fatte, deve essere imposta una politica europea di risparmi, ad esempio nel fare l’esercito dell’unione europea, si deve realizzare una reale politica fiscale comune, e per noi sarebbe una pulizia mentale e logica molto utile e non potremmo che beneficiarne in maniera incommensurabile vista la semplificazione fiscale che potremmo ottenere.
Quale rapporto tra Stato e mercati finanziari - I mercati, da questo punto di vista, li si dovrebbe un po’ spegnere. Perché i mercati non sembrano oggettivi. Sembrano più irrazionali e più emotivi di tutto il resto del sistema economico messo assieme. In certe occasioni converrebbe depotenziarli.
Per uno stato che voglia esercitare una dominanza politica sui mercati finanziari gli strumenti sono infiniti. Ma non rincorrendoli accendendo e spegnendo a ritmo di samba le vendite allo scoperto. Il mercato dei Cds deve diventare un mercato regolamentato, ad esempio, e bisogna mettere la Tobin Tax, ci vuole una demoltiplicazione dei poteri delle multinazionali finanziarie. Ricordiamoci che in altre epoche si erano spezzettati gli oligopoli. Ma gli esempi potrebbero essere molti di più.
Italia, Europa, mondo - Tutto questo andrebbe fatto a livello nazionale, a livello europeo, ma anche internazionale. Perché altrimenti i capitali si sposterebbero verso i mercati meno regolamentati. Una multinazionale finanziaria ci mette un nanosecondo a fare un arbitraggio normativo. E se tutto questo non dovesse accadere, allora ci si avvita, si finisce in un marasma, si sollevano le nebbie.
Manovra recessiva? - Il termine manovra non implica recessività, dipende come viene fatta. Per non essere recessiva deve andare direttamente solo sui patrimoni e non sui redditi. Perché se colpisce i redditi allora finisce col pesare direttamente sulle dinamiche economiche, sui consumi e sugli investimenti. Anche le imposte sul patrimonio impattano sulle dinamiche economche, ma indirettamente.
O Europa o … - In queste contingenze, il privato non può risolvere nulla, lo Stato può risolvere molto. Nell’egoismo del privato, del singolo, delle aziende, delle oligarchie, ognuno squarterebbe la tela a proprio tentativo di vantaggio. Non è con l’egoismo di sodalizi di banche, o di interessi di parte che si salva l’economia, in una situazione che assomma migliaia di miliardi di debiti sparsi nelle varie nazioni. Bisogna dare un salto di qualità agli Stati Uniti d’Europa, e farlo in fretta. Gli Stati Uniti d’Europa devono essere un progetto da guerra economica. Perché lo scenario ci assomiglia, a una guerra: capannoni vuoti, gente che si butta dai tetti, omicidi e suicidi in famiglia. Non è ancora come una guerra vera, ma ci sono situazioni di grande sofferenza emotiva, e non sono poche.
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