Corporate bond: alla ricerca della sicurezza perduta
Un'alternativa di investimento apprezzata dagli investitori alla ricerca di un porto sicuro.
di Giacomo Saver 23 nov 2011 ore 10:55Dopo l'ondata di panico che ha colpito le borse e i titoli di stato, fino a pochi mesi fa ritenuti il paradiso dell'investitore prudente, oggi sempre più risparmiatori guardano con attenzione il mondo dei corporate bond alla ricerca della sicurezza perduta. Addentriamoci meglio in questo mondo.
Le obbligazioni private sono state a lungo snobbate dagli investitori. Fino alla fine degli anni '90 con i titoli di stato che offrivano rendimenti a due cifre e la garanzia del rimborso del capitale alla scadenza, questi strumenti finanziari subivano il sistematico 'spiazzamento' da parte dei titoli pubblici. Poi il ribasso dei rendimenti ha spinto gli investitori verso obbligazioni più pericolose ma maggiormente redditizie, con l'obiettivo di ottenere tassi di remunerazione più elevati. Ora che lo scenario internazionale è diventato più incerto e anche i debiti degli stati non sono così sicuri, i corporate bond sono tornati in auge. Quello che i risparmiatori chiedono, però, non è più il rendimento elevato, ma la sicurezza.
Due motivi per scegliere i corporate bond - Una delle ragioni per cui è bene valutare l'alternativa delle obbligazioni societarie è il rendimento. E' economicamente conveniente scegliere questi strumenti finanziari solo se il guadagno corrisposto è superiore a quello di un titolo a basso rischio. Ma il rendimento non deve essere l'unico parametro da considerare nella scelta di un bond con l'obiettivo di ottenere un guadagno elevato. Bisogna anche considerare due altre variabili.
• Il rating. Per quanto esso sia una misura imperfetta di 'prezzamento' del rischio, è bene non trascurarlo del tutto. L'investitore che voglia stare ragionevolmente tranquillo non dovrà prendere in considerazione obbligazioni il cui rating è inferiore alla tripla B. In questo caso si tratta di bond non investment grade che comporteranno rischi elevati sia perché l'emittente versa in condizioni finanziarie non ottimali, sia perché i grandi operatori (banche e fondi comuni di investimento) difficilmente li sceglieranno. La conseguenza è che questi bond avranno poco mercato, con differenziali tra il prezzo di acquisto e quello di vendita elevati.
• I volumi scambiati. Molte emissioni obbligazionarie non sono nemmeno quotate su un mercato regolamentato, oppure i quantitativi scambiati sono molto bassi, con la conseguenza che in caso di vendita prima della scadenza il rischio di svendere i propri titoli diventa elevato.
Chi vuole investire in corporate bond per ottenere elevati rendimenti farà bene a scegliere titoli con un rating pari ad almeno BBB, quotati su un mercato regolamentato e con buoni volumi scambiati.
Il risparmiatore che cerca un'alternativa ai titoli di stato, in grado di dare maggiori garanzie in termini di rimborso, farà bene a non scegliere obbligazioni private, ma solo titoli emessi da enti sovranazionali.
La BEI (banca europea degli investimenti), ad esempio, emette bond a tasso fisso o a tasso variabile che offrono rendimenti modesti, ma che non mettono a repentaglio né il capitale né gli interessi dei risparmiatori.
Il mercato dei bond: alcune insidie - Un gestore di un fondo obbligazionario mi disse una volta che è più impegnativo investire in obbligazioni che non in azioni. Chi sceglie i titoli di una società deve analizzarne il bilancio, valutare la capacità prospettica dell'azienda di rimborsare e così via. Inoltre se l'azionista corre dei rischi finanziando il capitale proprio di un'impresa, l'obbligazionista non è del tutto al sicuro. In caso di dissesto dell'emittente il possessore di bond sarà rimborsato prima dei soci, ma probabilmente a causa dell'insolvenza nessuno riceverà nulla. Per questo motivo consiglio due strade alternative per investire in obbligazioni.
Chi non ha grossi capitali farà bene a comprare un ETF diversificato, in modo da suddividere l'importo su più titoli e ridurre in questo modo i rischi. Chi ha forti somme di denaro (dai 200.000 euro in su) potrà invece comprare lui (o lei) stesso/a i bond, scegliendo tra quelli investment grade e con volumi scambiati elevati. Per contenere i rischi è comunque bene creare un portafoglio molto diversificato, suddividendo l'importo totale in 50 “lotti” da 4.000 l'uno. In questo modo la perdita massima in caso di fallimento di un emittente sarà pari al 2% del totale. Un importo recuperabile in tempi brevi grazie agli interessi maturati sui bond “sani”.
I bond da evitare - Prima di concludere voglio mettere in guardia il lettore da i bond strutturati, ossia quelle obbligazioni (emesse da banche e non solo) la cui remunerazione dipende dall'andamento di uno o più indici di borsa o valute.
Questi strumenti sono venduti come 'a capitale garantito' perché permettono di partecipare in parte al rialzo dei mercati azionari proteggendo il capitale stesso alla scadenza.
Ecco i punti critici delle obbligazioni strutturate:
• hanno costi di emissione elevati (circa il 3%) che ne ridurranno il valore di mercato già nei primi giorni di negoziazione;
• sono congegnate in modo da massimizzare le probabilità di non pagare nulla (o molto poco) alla scadenza;
• sono poco scambiate se non addirittura illiquide;
• permettono una limitata partecipazione all'incremento dell'indice azionario. Solo una percentuale del rialzo verrà riconosciuta al risparmiatore, mentre il resto è trattenuto dall'emittente.
E' possibile peraltro realizzare un investimento a capitale garantito da sé, utilizzando strumenti finanziari efficienti e 'potenziando' il tutto grazie ad una strategia di ottimizzazione di tipo trend following. Chi è interessato a questo argomento, troverà 'pane per i suoi denti' nell'ebook l'investimento perfetto, la nuova e potete chiave per investire con successo.
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Giacomo Saver
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