Investire in beni rifugio
Oro, immobili, arte e valute pregiate. L’ultimo rifugio quando tutto perde valore. Ma come e quanto investire in questi beni?
di Marco Delugan 15 nov 2011 ore 10:56Cosa sono i beni rifugio?
«I beni rifugio sono beni che, almeno teoricamente, non perdono valore nei momenti di crisi. Sono tipicamente beni tangibili, come l’oro e le opere d’arte, ma anche gli stessi immobili vengono considerati beni rifugio. Perché quando c’è crisi la gente ha paura e apprezza la materialità. Farei rientrare tra i beni rifugio anche le valute pregiate, tipo il franco svizzero, per citarne una, cioè valute di paesi forti».
Quindi non il Bund tedesco?
«Non lo includerei propriamente tra i beni rifugio. Il Bund è piuttosto uno strumento finanziario che diventa appetibile quando c’è una fuga da altri strumenti finanziari rischiosi».
A che scopo investire in beni rifugio?
«Lo scopo è quello di salvarsi in un contesto di crisi generalizzata, quando tutte le attività finanziarie vengono colpite. In situazioni di crisi meno gravi di questa, può accadere che una asset class perda valore, ma che altre lo mantengano, magari va male l’azionario ma l’obbligazionario regge, ad esempio. Quando invece tutto perde valore, invece, la gente non sa più cosa acquistare e cerca i beni rifugio come ultima salvezza».
Come si fa ad investire nei beni rifugio?
«Dipende dal tipo di bene. Le opere d’arte devono essere acquistate direttamente, non c’è la possibilità di farne una “replica” con strumenti finanziari. L’oro può essere acquistato sia direttamente, che indirettamente tramite Certificate o Etc che ne replicano l’andamento. Le valute si possono acquistare avendo un conto valutario presso una banca, acquistando le valute sul Forex e lasciandole sul conto corrente. Gli immobili li si può acquistare direttamente oppure tramite i fondi immobiliari».
Quanto conviene avere in portafoglio beni rifugio?
«In tempi normali direi un 10%, non di più. Adesso si potrebbe arrivare anche a un 15 o 20% ma io non eccederei anche perché alcuni di questi beni – come le opere d’arte o l’oro - sono infruttiferi e se non c’è una rivalutazione in conto capitale, di fatto si perde».
Le valute fruttano per gli interessi sui conti correnti?
«Esattamente, anche se si potrebbero fare operazioni più complesse e cioè comprare la valuta e poi acquistare titoli denominati nella valuta che si è acquistata. Il problema è che in questo modo si aggiunge al rischio legato al primo investimento un secondo rischio: magari la valuta è solida, però se io compero titoli di stato svizzeri e i tassi salgono anche li, la quotazione scende e io perdo. Alla fine, con una operazione del genere, aumenta il rischio complessivo e anche la complessità dell’investimento. Secondo me, se uno vuole puntare su una valuta come bene rifugio, dovrebbe acquistarla e tenerla su un conto, magari remunerato, però un conto. Non farei ulteriori investimenti in quella valuta».
Opportunità e pericoli dell’investimento in beni rifugio
«L’opportunità è quella di avere dei beni e delle attività che sono decorrelate rispetto ai classici strumenti finanziari. I pericoli sono due: uno è la scarsa liquidabilità dei beni rifugio: non è facile vendere i lingotti d’oro come è invece facile vendere un’azione, e lo stesso vale per un immobile o per un’opera d’arte; poi c’è il rischio che certi beni possano essere sopravvalutati, come adesso l’oro, ad esempio, e quindi di rimanere col “cerino in mano” nel momento in cui le quotazioni si sgonfiassero».
Ma questo vale anche per i titoli finanziari
«Questo può anche valere per i titoli finanziari con la differenza che se noi includiamo ad esempio il Bund tedesco all’interno della categoria dei beni rifugio questo ha un valore di rimborso certo mentre un’opera d’arte o anche l’oro non hanno un valore di rimborso certo. Il bene rifugio mantiene il valore in una particolare condizione - le fasi di crisi - ma normalmente il suo prezzo fluttua come per tutti gli altri strumenti finanziari. E’ il mercato che li percepisce come sicuri, li privilegia e ne sostiene le quotazioni. Ma se lo scenario internazionale cambia, in molti possono decidere di venderli, il prezzo scende, e la loro sicurezza può così venire improvvisamente meno».
Tra i beni rifugio alla fine i più sicuri possono essere gli immobili?
«Secondo me sì. Tra l’altro stiamo anche assistendo ad una fase di flessione delle quotazioni anche per i fondi immobiliari. Alcuni di questi hanno addirittura uno sconto che arriva al 50% sul NAV (Valore Netto Attività), e cioè un prezzo di borsa che è inferiore anche della metà rispetto al valore degli immobili che i fondi in questione hanno in portafoglio. Molti fondi immobiliari hanno avuto un boom in fase di collocamento, poi nessuno li ha più comprati e le valutazioni sono scese molto. E’ possibile che le valutazioni del fondo risultino un po’ gonfiate – anche se fatte da esperti indipendenti - perché considerano un prezzo diverso da quello di mercato, però anche se il valore teorico degli immobili fosse 100, se lo pago 50 e poi il gestore lo vende a 70 sono comunque 20 di guadagno su un investimento di 50, e magari in 3 o 4 anni perché poi molti fondi immobiliari che sono partiti nel 98/99 fra un due o tre anni scadranno».
Qual è il trattamento fiscale dell’investimento in beni rifugio?
«I beni rifugio comprati e venduti sul mercato finanziario attraverso ETC o fondi immobiliari, per fare degli esempi pratici, sono soggetti all'imposta sostitutiva del 12,50% che si innalzerà al 20% il prossimo anno. La compravendita di valute sul mercato dei cambi subiscono lo stesso trattamento fiscale. Le compravendite di opere d'arte e di oro fisico sono esenti da imposizione. Considerando l'oro nello specifico possiamo dire che questo è soggetto a due regimi fiscali differenti: esenzione di imposta se acquistato in lingotti o monete, soggetto al 12,50% se acquistato in borsa attraverso un ETF o un ETC. Nel primo caso, però, non è possibile fare affidamento su un mercato liquido nel quale rivendere il metallo per rientrare in possesso del proprio denaro».
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Marco Delugan
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