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La nuova imposta di bollo sul conto titoli

Cos’è, come funziona e come minimizzare i costi causati dalla nuova imposta sul conto titoli nel rispetto della normativa.

di Giacomo Saver 13 dic 2011 ore 10:45
Dopo appena quattro mesi dall'entrata in vigore dell'imposta sui conti titoli tenuti presso gli intermediari finanziari, le regole cambiano di nuovo. La tassazione non sarà più pari a un importo fisso, ma sarà proporzionale al controvalore del dossier e si estenderà anche a fondi di investimento, polizze e buoni postali.

Eravamo nel pieno dell'estate quando il Governo Berlusconi introdusse un inasprimento dell'imposta sul conto titoli tenuto presso gli intermediari finanziari. L'imposta, crescente in base agli scaglioni di appartenenza, era in realtà regressiva nel senso che la sua aliquota percentuale decresceva al crescere dell'importo soggetto al tributo. Restavano esclusi dal computo i conti deposito e i prodotti del risparmio gestito.

Inoltre c'era un 'lato oscuro' nella tassazione: l'imponibile era rappresentato dal valore nominale dei titoli custoditi in dossier. Un risparmiatore in possesso di azioni di società sottoposta a procedura concorsuale (fallimento) oppure non più quotata in borsa avrebbe pagato il bollo anche sul possesso di strumenti finanziari a valore zero oppure non liquidabili.

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Con l'arrivo del freddo invernale e dell'atmosfera natalizia le regole cambiano nuovamente. La nuova norma introduce un correttivo a questi problemi, ma solleva altre questioni.

La nuova tassazione dei conti titoli - Secondo la Manovra del Governo Monti (LEGGI APPROFONDIMENTO) l'imposta di bollo sarà proporzionale al controvalore di mercato dei titoli posseduti. Il tributo sarà pari allo 0,10% di tale importo per l'anno 2012, mentre sarà elevata allo 0,15% a partire dal 2013 con un minimo di 34,20 euro ad un massimo di 1.200 euro. Soggetti a tassazione saranno però tutti gli strumenti finanziari, anche quelli che non si trovano materialmente in un dossier come, ad esempio, i fondi comuni di investimento e le polizze vita o, ancora, i buoni postali fruttiferi.

A fronte di una maggiore equità, il prelievo diventerà più salato. Al momento attuale l'unico strumento che risulterebbe esente dall'imposta – analogamente a quanto accadeva prima – è il conto deposito.

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Ma chi si avvantaggia delle nuova imposta e chi ci rimette? - Ad avvantaggiarsi sono quei risparmiatori del ceto medio, che nella previgente normativa avrebbero pagato 240 euro annui per importi compresi tra i 150.000 euro e i 499.999,99. Chi si trovava appena al di sopra della vecchia soglia avrebbe avuto un'incidenza contributiva dello 0,16% sin da subito per poi passare allo 0,52% a partire dal 2012. Per contro chi avesse avuto 500.000 euro avrebbe avuto un prelievo dello 0,048% per il 2012 e dello 0,156% dal 2013. E il 'piccolo risparmiatore? Quello che, per intenderci, ha poco più di 50.000 euro? Con il 'vecchio regime' avrebbe pagato lo 0,14% nel 2012 e lo 0,46% a partire dal 2013.

A fronte di un risparmio in termini di imposta a favore della classe media, occorre considerare l'aggravio derivante dal fatto che ora nell'imponibile rientrano anche i fondi e le polizze. Se l'esclusione dal tributo era un motivo che propendeva verso il mantenimento di questi strumenti finanziari per importi piccoli, ora non vi sono più scuse per non investire in strumenti finanziari efficienti (come titoli di stato ed ETF) e riprendere il controllo del proprio denaro.

In assoluto non è possibile dire se la 'vecchia' normativa è migliore di quella nuova. In linea di massima le nuove aliquote sono più convenienti, ma se si pensa che quasi sicuramente nel conteggio saranno anche inclusi i buoni postali fruttiferi, occorre fare molta attenzione.

Proviamo ora a dare qualche semplice regola operativa per minimizzare i costi causati dalla nuova imposta sul conto titoli, nel rispetto della normativa:

•    se in passato conveniva aprire più conti titoli presso diverse banche al fine di stare sotto lo scaglione che avrebbe fatto scattare l'imposta successiva, ora questa manovra non ha più senso. Se un risparmiatore ha 150.000 euro prima avrebbe potuto suddividere tale importo tra due conti differenti presso diversi istituti, mentre ora la stessa operazione è completamente inutile. Poiché il prelievo è proporzionale alla consistenza del deposito, se anche suddividessimo i nostri titoli tra tre conti pagheremmo comunque nel complesso la stessa tassazione cui saremmo soggetti utilizzando un solo intermediario. Lo 0,10% di 50.000 prelevata da ciascuno dei tre intermediari, nell'ipotesi di una ripartizione uniforme delle sostanze, equivarrebbe allo 0,10% del totale prelevato da un'unica banca.
•    Osservati speciali sono i buoni postali fruttiferi. Se l'imposta si applicherà, come sembra, anche su di essi con un minimo di 34,20% all'anno non avrà più senso sottoscrivere questi strumenti per importi piccoli. Il risparmiatore che avesse, ad esempio, 1.000 euro di un buono postale pagherebbe il 3,42% annuo solo di imposta!! Chi ha dunque meno di 15.000 euro di buoni postali, farà bene a rimborsarli e a trasferirne il controvalore su un conto deposito. Dato che potranno esserci delle novità in tal senso, consiglio però di attendere la fine del 2011 prima di recarsi in posta a liquidare le posizioni.

L'ottimizzazione fiscale del conto titoli è solo una delle variabili da tenere ben presente quando si investono i propri risparmi. Il lettore interessato a disporre di un 'manuale' che spiega in modo semplice ma chiaro e definitivo come gestire da solo i suoi risparmi utilizzando strumenti finanziari a basso costo, troverà tutto ciò che gli occorre sapere nell'ebook l'investimento perfetto.


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Giacomo Saver
Formazione Finanziaria Indipendente
http://www.segretibancari.com
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