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Bollo deposito titoli, come evitare i danni peggiori

Imposte diverse secondo gli scaglioni di appartenenza. L’importanza delle soglie. Come trasferire le eccedenze per pagare di meno.

di Marco Delugan 20 lug 2011 ore 09:07
L’aumento dell’imposta di bollo sui conti di deposito titoli è una delle misure introdotte dall’ultima manovra finanziaria. Per i risparmiatori è una novità importante. Ne abbiamo parlato con Giacomo Saver, consulente finanziario indipendente e autore del blog Segreti Bancari, e abbiamo scoperto come fare per attenuare i danni peggiori.

Imposta di bollo su deposito titoli – Dal 2011, se valore nominale titoli è inferiore a 50mila euro, il bollo annuale rimane di 34,2 euro (17,1 euro se l’invio è semestrale; 8,55 se è trimestrale; 2,85 se è mensile); per importi compresi tra 50mila a 150mila euro, il bollo annuale sarà di 70 euro; da 150mila a 500 mila euro, il bollo annuale sarà di 240 euro; per depositi con valore nominale superiore a 500mila euro, il bollo sarà di 680 l’anno.  Dal 2013 in poi, l’imposta annuale salirà a 230 euro per depositi compresi tra 50mila e 150mila; a 780 euro per depositi di valore compreso tra 150mila e 500mila; e a 1.100 euro per depositi di importo superiore a 500mila euro. Il bollo annuale rimarrà a 34,2 euro per i depositi inferiori ai 50mila euro.

Entità della nuova imposta - La prima cosa che posso dire, è che questa imposta non è così drammatica come può sembrare a prima vista. Colpisce il fatto che in valore assoluto si passi da 34,2 euro, che era il bollo minimo, a cifre molto più alte, ma l’incidenza percentuale è intorno allo 0,20 delle masse amministrate. Sì paga molto di più per le commissioni dei fondi obbligazionari, ad esempio.

Limite minimo investimento - Sotto i 15mila euro non si ammortizzano nemmeno i 34 euro e 20 centesimi dell’imposta minima, e non conviene neanche prendere in considerazione l’ipotesi di acquistare dei titoli; meglio fare un conto deposito evitando così del tutto l’imposta di bollo.

L’importanza della soglia - L’incidenza dell’imposta è tanto più alta quanto più si avvicina alla soglia bassa dello scaglione. Appena si passa da uno scaglione a quello successivo l’imposta diventa molto elevata, e poi decresce. Per esempio, prendiamo quella da 70 euro. Se sul deposito abbiamo un ammontare pari a 50mila euro, 70 euro su 50mila fanno un’incidenza dello 0,14% annuo. Se invece rapportiamo i 70 euro a 150mila, che è il limite superiore, anzi 149.999, per essere precisi, l’incidenza scende allo 0,05%. Questa è una osservazione banale, che però mi ha fatto venire in mente una regola operativa: se ci sono delle persone che hanno sforato di poco lo scaglione, tipo il pensionato che magari ha 60mila euro, e che quindi per 10mila euro invece che pagare 34,20 deve pagarne 70, gli conviene vendere qualche titolo, e scendere sotto il massimale. Il ricavato di questa vendita può essere poi investito in conti deposito.

Opzione Sim - Altra cosa. A quanto sembra ad oggi, i depositi titoli tenuti presso una Sim (società di intermediazione mobiliare) sono esenti dal bollo. Quindi, se un risparmiatore si trova, ad esempio, con un deposito di 70mila euro, a metà del secondo scaglione, può decidere di trasferire parte dei titoli a una Sim, in modo da scendere nello scaglione inferiore. Vendere i titoli e trasferire il ricavato in un conto deposito potrebbe voler dire, quando le cifre sono rilevanti, perdere troppo in termini di rendimento.

E’ vero che per le Sim non c’è il fondo interbancario e quindi i depositi sono meno tutelati di quelli bancari, ma è anche vero che le Sim che hanno superato la crisi garantiscono una buona solidità. Una Sim permette, dal punto di vista della negoziazione titoli le stesse cose che fa la banca. Sul sito della Consob c’è l’elenco di tutte le Sim abilitate e autorizzate ad effettuare operazioni in Italia. Lo si può consultare e sceglierne una. Quasi tutte permettono l’operatività online, per cui si può aprire il conto da internet e trasferirci i titoli. Non bisogna trasferirli tutti, ma solo l’eccedenza che permette di scendere di scaglione. Perché, per quanto solida possa essere, una Sim fornisce meno garanzie di una banca. Così, per dormire sonni tranquilli, meglio dire: riduco le imposte, tengo comunque il conto titoli con la banca, e nella Sim metto una parte marginale in modo da scendere di scaglione.

Regola generale – Visto tutto questo, se l’ammontare che supera la soglia alta dello scaglione è modesta, conviene vendere e reinvestire in un conto deposito; ma se invece lo sconfino è più rilevante, è meglio trasferire i titoli presso una Sim.

Escludere i Bot - Dal deposito titoli, poi, salvo che i tassi risalgano molto, io escluderei i Bot, perché i conti deposito hanno tassi più competitivi e non pagano l’imposta di bollo. Quindi se uno ha i Bot è meglio che li venda e metta il ricavato su un conto deposito, almeno nella situazione attuale.

Il calcolo dell’importo del deposito
- Non si capisce ancora in che modo saranno calcolati gli scaglioni. Secondo una prima interpretazione, il calcolo si baserà sul valore nominale di obbligazioni e azioni. Il problema però è che ci sono azioni che hanno un valore nominale bassissimo, o addirittura azioni prive di valore nominale, e quindi il calcolo potrebbe essere problematico. Per questo bisogna prendere queste prime interpretazioni con le pinze, e stare più sotto la soglia più alta un po’ di più per non rischiare di trovarsi in quella superiore.


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Marco Delugan
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