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Il Social Lending: il prestito tra privati che esclude le banche

Il social lending è un modo di prestare e farsi prestare soldi evitando le banche e gli altri intermediari finanziari tradizionali. I prestiti, infatti, avvengono direttamente tra le persone.

di Erica Venditti 22 mar 2013 ore 12:41

I prestiti tra privati sono in continua espansione in Italia, tra i fattori che ne hanno determinato la crescita vi è sicuramente la stretta creditizia delle banche. Si sa che ormai è sempre più difficile ottenere un mutuo o un prestito attraverso i canali tradizionali, infatti le banche richiedono sempre maggiori garanzie per paura di imbattersi in clienti insolventi. Il problema è che la maggior parte delle persone, specie i giovani, sono costretti a rinunciarvi a priori perché non possiedono le garanzie richieste dagli istituti di credito.

La crisi economica in atto e i lavori precari non aiutano certo nell’ottenimento del prestito. Ecco allora spiegato il boom di un fenomeno, il Social Lending, nato in Gran Bretagna, attraverso Zopa Ltd,  nel 2005  che si è sviluppato molto rapidamente anche in Italia. Il Social Lending anche conosciuto come Peer to Peer o prestito tra privati, è al momento uno dei fenomeni più in voga ed osannati; sono in molti a pensare che un giorno potrebbe addirittura sostituire gli istituti finanziari tradizionali nel settore dei prestiti al consumo.

Lo strumento offre differenti vantaggi sia a chi mette a disposizione il denaro sia a chi lo richiede in prestito. Entrambi possono usufruire di ottime condizioni finanziarie: I tassi, rispetto a quanto offerto da banche e finanziarie, sono molto più bassi per chi ottiene il prestito e gli interessi sono decisamente vantaggiosi per chi presta denaro.

Il prestito sociale tra privati si basa su una community in cui coloro che prestano denaro e coloro che lo richiedono possono interfacciarsi senza dover ricorrere ad intermediari, tra le community attualmente attive in Italia vi é Smartika, ex Zopa, gestita dal team che ha portato il P2P in Italia, che è sicuramente la più famosa. (LEGGI ANCHE: Prestiti senza banche: il social lending di Smartika)

Coloro che desiderano prendere parte alla Community hanno la garanzia di un prestito privato regolamentato dalla Banca d’Italia, che vigila e tutela gli utenti. Per iscriversi è necessario avere alcune minime credenziali: meno di 70 anni ed essere in possesso di un conto postale o bancario. È inoltre importante dichiarare sin da subito il ruolo che si avrà all’interno della community, quindi nel profilo è bene specificare se si è prestatori o richiedenti, il primo deve dimostrare di avere un reddito prodotto da lavoro dipendente o autonomo.

Altra community molto attiva è Boober, al momento solo visionabile poiché le nuove iscrizioni sono temporaneamente sospese. Boober ha un ulteriore vantaggio permette persino di  cercare tra i membri iscritti quello che può prestarci denaro ad un tasso più vicino alle nostre possibilità economiche. Esistono inoltre, nate più di recente, Kasbia e Prestiamoci, attiva solo da ottobre 2009 ma già con molti iscritti e prestiti erogati per 1,5 milioni di euro. La caratteristica comune a tutte è la massima trasparenza garantita. (LEGGI ANCHE: Prestiti tra privati: cos’è e come funziona il social lending)

È importante però sottolineare che nonostante il beneficio non da poco dei tassi di interessi molto vantaggiosi e dei tempi di erogazione rapidi con cui si può ottenere il prestito, esso però non è totalmente esente da rischi. Anche se il P2P cerca, consapevole dei limiti dello strumento, di tutelare al meglio gli utenti che ne prendono parte, infatti la società on-line che lo eroga fa di tutto per predisporre strumenti di sicurezza per evitare casi di morosità. 

A chi richiede un prestito viene assegnato un rating
, una sorta di livello di affidabilità dell'utente analogo a quello che viene assegnato dalle banche, più il livello è basso, maggiore sarà il tasso di interesse assegnato al richiedente per compensare il rischio assunto dai prestatori. Il prestito tra privati si basa anche sulla storia creditizia dei richiedenti, e il taeg ne risulta influenzato. Chi in passato ha già richiesto e rimborsato un prestito ottiene un tasso competitivo, mentre coloro che non hanno una reputazione creditizia, come i giovani, devono "accontentarsi" di un taeg del 9%, più alto rispetto a quello ottenuto dagli utenti più maturi. Sembrerebbero quindi prestiti meno vantaggiosi per i più giovani.

Qualora, comunque, si verificassero casi di morosità la società intermediaria attiva in tempi molto rapidi un programma di recupero crediti. Il costo delle procedure per il recupero crediti nel caso di Smartika ricade purtroppo sui prestatori, che devono quindi augurarsi di non imbattersi mai in cattivi pagatori, mentre nel caso di Boober sono a carico del debitore se la riscossione va a buon fine; in caso contrario le generalità del richiedente vengono fornite di diritto ai finanziatori, i quali possono poi decidere, a proprie spese, se continuare a dare la caccia agli insolventi.


Il P2P interessa molto non solo a chi necessita di contante ma anche a coloro che vorrebbero guadagnare investendo del denaro potendo contare effettivamente su tassi di remunerazione più elevati e quindi più competitivi di quelli di un conto deposito. Se da un lato parrebbe quindi una valida alternativa alle forme di investimento tradizionali dall'altro i prestatori potrebbero incorrere nei rischi di insolvenza. Il prestito tra privati non richiede per l'erogazione particolari garanzie a monte, quindi questo potrebbe rendere più complicata la gestione dei crediti insoluti.

Gli istituti di pagamento coinvolti sono ovviamente consapevoli di questo limite e cercano di assumere precauzioni, tra le quali quella di diversificare il rischio dividendo tra più richiedenti la somma messa a disposizione dal prestatore, che vede così ridursi di molto i rischi correlati all’insolvenza. Va detto comunque che il tasso d’insolvenza dichiarato dai protagonisti del prestito tra privati è di circa il 2% e risulta assolutamente in linea con il tasso di morosità registrato dalle banche.

Il successo del Social Lending si basa comunque sul fatto che il richiedente ottiene un tasso di interesse vantaggioso e che il prestatore può usare questo strumento per investire liquidità nel breve-medio periodo guadagnando tassi più alti rispetto a quelli offerti dalle banche. Va detto altresì che i redditi per gli interessi guadagnati durante l'anno con i prestiti P2P sono tassati in base all'aliquota del proprio scaglione Irpef, maggiore è quindi l'aliquota minore sarà il guadagno in termini reali, possiamo quindi dire che il prestito sociale è conveniente soprattutto per i prestatori con livelli bassi di reddito.

È importante specificare che chi è alla ricerca di un prestito personale, e si appoggia quindi ai canali privati, deve stare molto attento a non incorrere in truffe, che potrebbero solamente aggravare la già difficile situazione finanziaria del malcapitato. Sono in molti, i soggetti senza scrupoli che, sfruttando la difficile congiuntura economica del nostro Paese e i problemi di molte famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, si offrono come prestatori su alcuni portali web, spesso poi risultati siti “fantoccio”, per raggirare i poveri cittadini che “ci cascano”.

I siti che offrono questo genere di prestiti tra privati ovviamente nulla hanno a che fare con quelli regolamentati dalla Banca d’Italia e sopra descritti. È possibile individuarli con semplici accorgimenti:

1) Si tratta per lo più di persone straniere, alla prima comunicazione ci si accorge di un italiano scarso frutto del traduttore automatico.
2) Le banche di appoggio utilizzate da questi impostori sono quasi sempre Money Gram o Western Union.
3) Appena il richiedente manda un’email per chiedere delucidazioni sul prestito, il prestatore risulta subito disponibile ad erogare entro 72 ore il prestito, anche quando si tratta di importi molto elevati, senza richiedere alcuna garanzia, né firma di un eventuale contratto o stipula degli interessi da rendere.
4) Quello che salta però subito all’occhio è la richiesta insistente di molte informazioni di carattere personale, che ovviamente non dovrebbero essere richieste, specie per email.

Queste persone sono disposte a prestare cifre decisamente troppo elevate (vanno dai 5.000 ai 10.000.000 di euro) senza preoccuparsi di ottenere garanzie come ci si aspetterebbe da coloro che svolgono in maniera professionale  questo mestiere, una Banca o un istituto di credito, o rispetto a i prestiti P2P che consentono un rapporto diretto tra prestatore e richiedente, senza lunghe trafile burocratiche e intermediari, ma fornendo cifre decisamente più basse e specificando bene i tassi di interesse, oltre  a non richiedere mai, per la privacy, informazioni dirette al richiedente. Cioè chi presta denaro non può sapere nulla, se non in caso di morosità, dell’utente a lui abbinato.

Quindi per tutti coloro che necessitano di un prestito, è fondamentale diffidare da  chi chiede dati personali, e bene rivolgersi, per evitare rischi inutili, ad organizzazioni che praticano il prestito personale in modo legale, come il Social Lending, che consente attraverso le community attive  di ottenere finanziamenti legali e tutelati dalla supervisione della Banca d'Italia. Tutti coloro che infatti utilizzano il Peer to Peer, se si escludono banche e finanziarie, si ritengono molto soddisfatti e non lamentano grandi perdite di denaro, determinato da cattivi pagatori, i  prestatori ottengono ottimi rendimenti e richiedenti ottimi tassi.

Erica Venditti

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