Impronta ecologica
di Marco DeluganL’impronta ecologica è un indicatore del consumo di risorse naturali, del peso che persone, regioni, stati e continenti hanno sul pianeta; misura quanti ettari di territorio biologicamente produttivo viene utilizzato per generare le risorse consumate e per assorbire i rifiuti prodotti. Nel calcolo vengono considerate diverse tipologie di territorio appartenenti a più ecosistemi. L’impronta ecologica viene calcolata in base a dati statistici raccolti ed elaborati dai singoli paesi e da organizzazioni internazionali.
Viene dapprima calcolata la quantità di ogni bene consumato nell’area che si sta esaminando, espresso in chilogrammi all’anno, poi viene determinato il consumo di superficie necessaria alla produzione di quella quantità di beni, dividendo il consumo totale del bene considerato per il rendimento annuale del territorio biologicamente produttivo espresso in chilogrammi per ettaro.
L’impronta ecologica dell’area sarà la somma delle superfici utilizzate per ogni bene considerato.
L’impronta ecologica pro capite si ottiene dividendo quella complessiva per il numero di abitanti dell’area considerata.
L’impronta ecologia va confrontata con un altro parametro: la biocapacità. La biocapacità è la capacità dei terreni biologicamente produttivi di generare le risorse che poi verranno consumate o direttamente o come input di processi produttivi. Viene misurata come ettari di terreno biologicamente riproduttivo per abitante.
Confrontando impronta ecologica e biocapacità si individua il bilancio ecologico, dato dalla differenza tra quanto consumato e quanto l’area considerata può realmente dare.
Secondo gli studi più recenti l’impronta ecologica pro capite è di 2,2 ettari ogni anno, la biocapacità media del pianeta Terra è di 1,8 ettari pro capite, così che il deficit ecologico mondiale è di 0,4 ettari pro capite ogni anno. Questo vuol dire che ogni abitante della terra consuma ogni anno 0,4 ettari in più di quanti ne abbia a disposizione. La conseguenza di questo sovrautilizzo è l’impoverimento delle risorse naturali del pianeta.
Dall’inizio degli anni ‘80 il livello di utilizzo delle risorse naturali ha superato la biocapacità mondiale.
Viene dapprima calcolata la quantità di ogni bene consumato nell’area che si sta esaminando, espresso in chilogrammi all’anno, poi viene determinato il consumo di superficie necessaria alla produzione di quella quantità di beni, dividendo il consumo totale del bene considerato per il rendimento annuale del territorio biologicamente produttivo espresso in chilogrammi per ettaro.
L’impronta ecologica dell’area sarà la somma delle superfici utilizzate per ogni bene considerato.
L’impronta ecologica pro capite si ottiene dividendo quella complessiva per il numero di abitanti dell’area considerata.
L’impronta ecologia va confrontata con un altro parametro: la biocapacità. La biocapacità è la capacità dei terreni biologicamente produttivi di generare le risorse che poi verranno consumate o direttamente o come input di processi produttivi. Viene misurata come ettari di terreno biologicamente riproduttivo per abitante.
Confrontando impronta ecologica e biocapacità si individua il bilancio ecologico, dato dalla differenza tra quanto consumato e quanto l’area considerata può realmente dare.
Secondo gli studi più recenti l’impronta ecologica pro capite è di 2,2 ettari ogni anno, la biocapacità media del pianeta Terra è di 1,8 ettari pro capite, così che il deficit ecologico mondiale è di 0,4 ettari pro capite ogni anno. Questo vuol dire che ogni abitante della terra consuma ogni anno 0,4 ettari in più di quanti ne abbia a disposizione. La conseguenza di questo sovrautilizzo è l’impoverimento delle risorse naturali del pianeta.
Dall’inizio degli anni ‘80 il livello di utilizzo delle risorse naturali ha superato la biocapacità mondiale.