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Disoccupazione

di Marco Delugan

La condizione di chi non ha un lavoro, e lo vorrebbe. La parte della frase precedente che segue la virgola è molto importante, perché per essere contati nelle statistiche ufficiali come disoccupati non solo bisogna essere “immediatamente” disponibili a lavorare, ma bisogna aver cercato attivamente un lavoro nel periodo precedente al periodo di rilevazione dei dati. E quindi volerlo, il lavoro. Chi il lavoro non cerca non viene contato tra i disoccupati.

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L’indagine per quantificare la disoccupazione viene svolta in Italia dall’Istat tramite interviste di persona e telefoniche. 


Il tasso di disoccupazione è il rapporto percentuale tra disoccupati e forza lavoro. Con forza lavoro si intende la somma di occupati e disoccupati.

Le cause della disoccupazione possono essere diverse.

La prima e più importante è la riduzione della domanda di lavoro da parte delle imprese a causa di una crisi economica. Altra causa può essere l’alto costo del lavoro, che può scoraggiare le imprese ad assumere nuovi addetti. C’è poi l’innovazione tecnologica, che può permettere alle aziende di produrre impiegando meno lavoratori. Secondo la teoria economica tradizionale, l’aumento di produttività portato dalle nuove tecnologie porterà all’economia miglioramenti tali da permettere di riassorbire l’occupazione che nella prima fase dell’introduzione delle innovazioni era stata espulsa dal processo produttivo.

Vi sono poi due tipi fondamentali di disoccupazione, quella strutturale e quella frizionale.

Con disoccupazione strutturale si intende quella dovuta a sfasamenti di medio lungo periodo tra le richieste di professionalità da parte delle imprese e la formazione dei disoccupati. Esempio: le imprese cercano informatici, e tra i disoccupati ci sono solo idraulici.

La disoccupazione frizionale è quella che si realizza per ritardi di vario genere nel passaggio tra un’occupazione e l’altra.

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