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Il trattamento fiscale dei mini bond

Cosa sono e come funzionano i mini bond introdotti dal Decreto Sviluppo del Governo Monti. Per il risparmiatore è la ritenuta fiscale a titolo di imposta è pari al 20%

di Antonello Scrimieri 7 set 2012 ore 10:41
Una delle novità del Decreto Sviluppo, recentemente approvato, riguarda l’introduzione di nuovi strumenti finanziari per le imprese e di semplificazioni e incentivi su strumenti esistenti.  Di uso comune, tra gli addetti ai lavori e ora anche tra i meno tecnici, questa novità è stata già etichettata come l’introduzione dei Mini-Bond.

Cosa sono i minibond - L’intervento mira ad ampliare le opportunità di ricorso al mercato del debito per le società italiane non quotate, anche di media e piccola dimensione, ad esclusione delle micro imprese, mediante l’emissione di strumenti di debito a breve termine, dette anche cambiali finanziarie, e a medio lungo termine, meglio note come obbligazioni e/o titoli similari, obbligazioni partecipative subordinate, con il supporto di sponsor che assistono gli emittenti garantendo la liquidità dei titoli.

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Il provvedimento prevede che la società, se di piccola o media dimensione, debba essere assistita da uno sponsor con il compito di supportare la società nella fase di emissione e di collocamento, sottoscrizione e mantenimento nel proprio portafoglio, fino alla naturale scadenza, una quota dei titoli, facilitando la liquidità degli scambi sui titoli per tutta la durata del titolo. Nel caso di mancata quotazione dei titoli, lo sponsor dovrà altresì procedere ad una valutazione periodica, su base almeno semestrale, del loro valore, nonché ad una classificazione della società emittente in una categoria di rischio alla luce della sua qualità nel rispettare i propri obblighi.

Le novità più rilevanti consistono, anche, nella fissazione di alcuni limiti: quantitativo, pari al totale dell’attivo circolante; nella modifica della durata delle cambiali finanziarie, che non potranno essere emesse per un termine inferiore a un mese e non superiore a diciotto mesi dalla data di emissione; nella possibilità di dematerializzare questi titoli, con l’obiettivo di favorirne la circolazione, lo scambio e la liquidabilità tra gli operatori del mercato; e infine con l’estensione alle cambiali finanziarie del regime fiscale applicabile alle obbligazioni.
 
Il trattamento fiscale dei mini bond - Il nuovo decreto, al fine di agevolare e stimolare i risparmiatori, ha provveduto a creare un regime fiscale omogeneo per le obbligazioni emesse da società non quotate al pari delle società quotate. Nello specifico anche le società non quotate potranno emettere titoli obbligazionari e potranno godere dell’esenzione dall’applicazione della ritenuta sugli interessi ed altri proventi corrisposti sulle obbligazioni.

Sarà possibile, per le società non quotate, dedurre gli interessi passivi corrisposti sulle obbligazioni secondo le stesse regole previste per le società quotate, vale a dire nei limiti del 30% del reddito operativo lordo risultante dall’ultimo bilancio approvato, qualora le obbligazioni siano sottoscritte da investitori qualificati.

Imposta agevolata per chi acquista mini bond
- Con il decreto Sviluppo, il legislatore ha dato la possibilità ai risparmiatori di pagare un’imposta agevolata sui titoli acquistati. Questa imposta ridotta, detta “sostitutiva”, è pari al 20% dell’interesse maturato sul titolo. Al fine di agevolare gli scambi e controllare il mercato, la norma prevede che questa agevolazione è consentita soltanto per i bond scambiati su mercati regolamentati.

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Mercato potenziale - Alla fine si tratta di un mercato per poche centinaia di imprese e l’accesso da parte delle piccole imprese a questi strumenti resta ancora difficile da immaginare.  I 21 miliardi ipotizzati saranno concessi a circa 650 imprese, capaci di ricevere questi “aiuti”, per questo si desume un valore medio di emissione di oltre 32 milioni di euro ad impresa; ma quante piccole e medie imprese hanno debiti superiori a 50 milioni.

Va ricordato inoltre che qualsiasi impresa si voglia presentare su un mercato di investitori istituzionali debba farlo con una struttura finanziaria e bilanci impeccabili con buone prospettive. I mini-bond non saranno mai concessi ad imprese con eccessivi debiti, perdite in bilancio e squilibri finanziari.

Antonello Scrimieri
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