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La tassazione delle rendite finanziarie e degli strumenti finanziari

L'applicazione della nuova normativa crea non pochi problemi ad addetti ai lavori e risparmiatori, che sono disorientati. Che cosa colpisce la nuova tassazione sulle attività finanziarie? E a quanto ammontano le aliquote?

di Giacomo Saver 16 mar 2012 ore 09:15
La normativa vigente in tema di tassazione delle rendite e degli strumenti finanziari distingue due tipi di imponibile: i redditi e il capitale. Per i primi l'aliquota è del 20% con alcune eccezioni, mentre il secondo è tassato allo 0,10%  della consistenza.

Tassazione dei redditi finanziari
La normativa in vigore prevede, in linea generale, una sola aliquota di tassazione pari al 20%, che si applica su tutti i redditi prodotti dagli strumenti finanziari. L'imposta si calcola sul guadagno generato da ogni tipo di investimento, comprendendo sia i frutti periodici (interessi, dividendi e altri frutti) sia il guadagno da negoziazione (plusvalenze). Se si tratta di un conto deposito, ad essere tassati saranno gli interessi. Nel caso dei fondi comuni l'imposta colpirà sia i proventi periodici distribuiti sia l'incremento in conto capitale monetizzato con la vendita del fondo stesso.

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Se l'aliquota è sempre del 20%, essa avrà effetti differenti a seconda che si riferisca a redditi da capitale o a redditi diversi. I primi sono generati dagli interessi, dai dividendi, dalle plusvalenze sui fondi comuni e le sicav e non sono compensabili con eventuali minusvalenze pregresse. I secondi sono utili da negoziazione e sono compensabili con minusvalenze pregresse.

Questo implica che i fondi comuni e gli ETF godono di un regime fiscale sfavorevole rispetto alle azioni e alle obbligazioni. Se venduti in utile essi sono soggetti all'imposta sostitutiva del 20% in quanto il provento è considerato reddito da capitale. Se liquidati in perdita la minusvalenza è considerata un reddito diverso, e come tale non potrà andare a ridurre gli utili di cui al punto precedente.

Questo esempio chiarirà il concetto. Immaginiamo di aver comprato un determinato fondo di investimento a 10 euro per quota e di averlo rivenduto a 8 euro. La perdita di 2 euro è considerata reddito diverso e potrà essere compensata con utili derivanti da negoziazione di altri strumenti (ad esempio azioni o obbligazioni) ma non con utili prodotti da fondi comuni. Così, se lo stesso risparmiatore acquisterà un fondo di investimento a 7 euro e lo rivenderà a 11 euro, pagherà l'imposta su 4 (reddito da capitale) senza tenere conto della perdita pregressa.

Abbiamo detto che l'aliquota del 20% è unica e si applica a tutti gli strumenti, con la sola eccezione dei titoli di stato della comunità europea ed equiparati che sono soggetti all'aliquota del 12,50% sia per quanto attiene i redditi di capitale che i redditi diversi.

Tassazione patrimoniale (imposta di bollo)
In aggiunta alla tassazione sugli utili, c'è l'imposta sul valore di mercato degli strumenti finanziari. Essa è dovuta indipendentemente dalla negoziazione degli stessi. Intendo dire che se anche un determinato investimento è fermo da anni, magari perché essendo in perdita non lo abbiamo venduto, oppure è in attesa di realizzo per altro motivo, esso non pagherà imposte sugli utili ma il bollo sul suo valore di mercato.

Le due forme di tassazione coesistono, poiché si basano su principi contributivi differenti. L'imposta sui redditi finanziari colpisce i proventi che tali investimenti generano, mentre l'imposta di bollo è una tassa patrimoniale che colpisce il possesso di attività finanziarie.

L'imponibile è formato da tutti gli strumenti finanziari possibili ed immaginabili, con la sola esclusione dei conti correnti di corrispondenza. Sono quindi soggetti a tassazione i certificati di deposito al portatore, le polizze vita, le azioni, le obbligazioni, il risparmio postale (per controvalori superiori a 5.000 euro) e i conti deposito. Per questi ultimi non è ancora chiaro se sarà il risparmiatore a sopportare il peso del tributo, oppure la banca stessa. Nei fogli informativi analitici c'è scritto, infatti, che gli oneri di bollo sono a carico dell'intermediario. La questione, limitatamente ai conti deposito, resta pertanto sospesa.

L'imposta è pari allo 0,10% per l'anno in corso e allo 0,15% per gli anni futuri con un minimo di 34,20 euro per ogni intermediario e limite massimo (valido solo per il 2012) di 1.200 euro. A prescindere dal fatto che sia il cliente o la banca a pagare questa imposta, anche i conti deposito sono soggetti alla medesima regola generale. In questo modo si colpiscono anche i piccoli risparmi di famiglie che hanno suddiviso i propri averi tra più banche diverse.

Ad esempio una famiglia che ha rapporti con due intermediari differenti e ha suddiviso tra gli stessi 20.000 euro di controvalore totale equamente, pagherà 34,20 euro sul primo rapporto e 34,20 euro sul secondo. Lo 0,10% su 10.000 euro, infatti, è inferiore all'imposta minima che sarà pertanto quella applicata. E' inutile trattenere rapporti di investimento con gli intermediari finanziari per importi inferiori a 10.000 euro. Meglio, se si dispongono di più conti, radunare presso un solo operatore tutto il proprio risparmio, in modo da superare lo scoglio dell'imposta minima.

LEGGI ANCHE: Imposta di bollo sui conti deposito: cosa cambia per i risparmiatori

Lo schema che segue riassume il denso contenuto di questo scritto, al fine di permettere scelte consapevoli:

Tassazione sui redditi Tassazione sul capitale
E' dovuta solo in caso di incasso di utili periodici (redditi da capitale) o di vendita degli strumenti finanziari (redditi diversi) Colpisce il valore di mercato degli strumenti finanziari in cui si è investito
L'aliquota è unica ed è pari al 20% L'aliquota è dello 0,10% con minimo 34,20 euro ad intermediario
I proventi dei titoli di stato ed equiparati (bond di organismi sovranazionali come la Bei) sono soggetti al 12,50% Ad essere tassati sono tutti gli investimenti: azioni, obbligazioni, fondi, polizze, ETF, ETC...
Gli utili dei fondi sono redditi da capitale, le perdite redditi diversi e pertanto non possono essere compensati Il risparmio postale è tassato solo se il saldo supera 5.000 euro
Per recuperare le minusvalenze da realizzo di fondi comuni occorre realizzare utili su azioni o su bond I conti deposito entrano nella tassazione, ma non è ancora chiaro se sarà la banca o il risparmiatore a sopportare il peso contributivo

L'ottimizzazione fiscale è un pilastro portante nella impostazione di una strategia di investimento. Conoscerne i dettagli aiuta a impostare meglio la propria situazione patrimoniale, magari con il supporto di un consulente finanziario indipendente.

Giacomo Saver – Formazione e Consulenza Finanziaria
http://www.segretibancari.com

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