I fondi etici o socialmente responsabili (Sri)
di Andrea Di Turi 22 ott 2010 ore 11:43Cosa sono i fondi etici
“Fondi etici” è il termine con cui sono più conosciuti in Italia, anche se la denominazione tecnicamente più corretta sarebbe quella di fondi socialmente responsabili (Sri) o che adottano criteri Esg (environmental, social and governance) nella selezione degli investimenti. Cresciuti soprattutto negli anni 2000 anche in Italia, dove sono arrivati nella seconda metà degli anni ’90, oggi costituiscono lo strumento più diffuso di finanza etica per gli investitori retail. Gli approcci che vengono utilizzati dai vari fondi possono essere anche molto differenti, sostanzialmente riconducibili a due tipologie: da una parte i fondi che cercano di replicare nel loro portafoglio la composizione di un indice azionario etico (come quello appena introdotto per la Borsa di Milano), dall’altra quelli che scelgono una gestione attiva dell’investimento. A fare la differenza tra un fondo e l’altro è anche la presenza o meno di un Comitato etico, che supervisiona l’operato del gestore. Ma anche la trasparenza sulla strategia e sul processo di selezione utilizzati.
Ad ogni fondo la sua etica
Secondo la definizione che ne dà la Guida alla classificazione dei prodotti di risparmio gestito di Assogestioni (a pagina 16), per fondo etico si intende un fondo che “sulla scorta di una propria definizione operativa del concetto di eticità, ha una politica di investimento che vieta l’acquisto di un insieme di titoli e/o privilegia l’acquisto di titoli sulla base di criteri diversi dalla sola massimizzazione del rendimento atteso, e/o si attiene a un processo di investimento secondo principi diversi dalla sola massimizzazione del rendimento atteso (corporate governance del fondo)”. I fondi etici, dunque, si distinguono in modo sostanziale da quei fondi, solitamente indicati con il nome di “solidali”, che semplicemente devolvono parte dei rendimenti, o parte delle commissioni richieste ai sottoscrittori, ad iniziative e progetti di solidarietà: la distinzione risiede appunto nel fatto che mentre nei fondi solidali la dimensione dell’eticità non incide sull’operato del fondo, cioè su come il fondo investe, nei fondi etici tale dimensione caratterizza invece profondamente le scelte d’investimento del fondo.
La definizione di fondo etico ha tuttavia delle maglie piuttosto larghe, entro le quali si muovono fondi che utilizzano approcci differenti. Vediamone i principali.
Alcuni fondi etici si appoggiano a un indice etico di riferimento, come ad esempio gli indici Dow Jones Sustainability Index o Ftse4Good, i più celebri a livello internazionale, oppure il nuovo indice etico Ftse Ecpi Italia Sri appena introdotto alla Borsa di Milano. Il loro obiettivo è quindi quello di replicare, nel loro portafoglio, la composizione del paniere dell’indice. Altri fondi, invece, selezionano gli investimenti in base alle analisi condotte da società di consulenza esterne, specializzate sui temi della responsabilità sociale d’impresa e della sostenibilità: esse individuano un insieme di titoli che, poiché soddisfano determinati requisiti (di carattere sociale, ambientale e di governance), possono essere oggetto di investimento da parte del fondo. In tal caso, si dice che i titoli in cui il fondo può investire costituiscono un “universo investibile”, mentre i titoli che sono esclusi dall’universo investibile fanno parte di una cosiddetta “black list”.
Alcuni fondi, inoltre, si dotano di un Comitato etico che ne supervisiona l’attività, generalmente esprimendo la propria opinione sull’universo investibile e, di conseguenza, sulla composizione delle black list. In alcuni casi, il Comitato etico può anche avere diritto di veto sull’ammissione nell’universo investibile di determinati titoli. All’interno della famiglia dei fondi etici, infine, vengono compresi anche i cosiddetti fondi “tematici” o “settoriali”. Con questo termine si indicano quei fondi che investono solamente in un unico settore economico che considerano abbia determinate caratteristiche di responsabilità sociale (ad esempio le energie rinnovabili), oppure anche quei fondi che utilizzano un unico criterio socialmente responsabile d’investimento (ad esempio non investono in società che effettuano test sugli animali).
Quando si prende in considerazione la possibilità di investire in un fondo etico, quindi, è bene esaminare quali sono le caratteristiche specifiche in base alle quali un prodotto si definisce etico, cioè le caratteristiche che definiscono in che modo la strategia di gestione e il processo d’investimento del fondo integrano degli elementi di responsabilità sociale o Esg. Al momento, infatti, non sono previsti dei requisiti specifici, validi per tutti, per un prodotto che intende porsi sul mercato con l’etichetta di “etico”. Proprio perché la questione dei controlli esterni e della trasparenza informativa è particolarmente sentita quando si parla di fondi etici, da qualche anno sono state emanate da Eurosif (il forum dei forum europei sulla finanza socialmente responsabile) delle Linee guida sulla trasparenza a cui i singoli fondi etici possono aderire. Le linee guida intendono appunto fare chiarezza sui principi, le politiche, le pratiche e i processi in base ai quali un fondo si definisce etico. Sul sito di Eurosif è possibile verificare quali sono le società di gestione, Paese per Paese, che vi aderiscono. Secondo le ultime ricerche condotte in materia, a livello europeo i fondi etici sono quasi 900 e gestiscono attualmente circa 75 miliardi di euro di asset. Tra il 2009 e il 2010 sono cresciuti sia in termini numerici (+29%) sia in termini di risorse gestite (+41%).
Per approfondimenti:
Finanza etica. Cioè?
Rating etico, il cuore della finanza responsabile
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