Giusto tassare le rendite finanziarie?
La tassazione sulle rendite finanziarie dovrebbe salire al 26% dall’attuale 20 allo scopo di reperire le risorse necessarie alla riduzione dell’Irap. I pro, e qualche contro, di questa scelta.
di Marco Delugan 13 mar 2014 ore 11:15La nuova tassazione sulle rendite finanziarie sarebbe in linea con le medie europee.
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Ma è giusto tassare così tanto le rendite finanziarie?
Per affrontare questo argomento dobbiamo mettere in ordine alcuni concetti. Come primo punto non bisogna confondere la tassazione patrimoniale con quella reddituale. La prima, la tassazione patrimoniale, colpisce la ricchezza in quanto tale indipendentemente dalla capacità di questa di generare altro reddito, e questo vale sia per la ricchezza immobiliare che per quella finanziaria.
Forme di tassazione patrimoniale sono l’Imu sugli immobili, e l’imposta di bollo sulla ricchezza finanziaria.
IMPOSTA DI BOLLO - Per come è adesso, l’imposta di bollo è proporzionale allo 0,2% del capitale investito in strumenti finanziari, l’imposta minima di 34,2 euro è stata abrogata.
IMU - La tassa sul patrimonio immobiliare attualmente in vigore è l’IMU. Senza volere entrare nella complessità della struttura delle diverse aliquote, sottolineiamo però che l’aliquota media dell’Imu sulla seconda casa è del 0,76% che in alcuni comuni può arrivare all’1,6%, molto più alta rispetto all’aliquota dell’imposta di bollo.
Tasse sul rendimento generato dal patrimonio immobiliare e finanziario sono le seguenti.
TASSAZIONE RENDITE FINANZIARIE – La tassazione reddituale colpisce il rendimento dei prodotti finanziari. Il Italia interessi, dividendi e capital gain (differenza tra prezzo di vendita e prezzo di acquisto di uno strumento finanziario) vengono tassati ad oggi, al 20%. Il rendimento dei titoli di stato è tassato al 12,5%, quello del risparmio previdenziale all’11%. Secondo quanto annunciato dal Governo la tassazione sulle rendite finanziarie salirà al 26%, fatti salvi i titoli di Stato.
TASSE SUGLI AFFITTI - Sulla casa è affittata si paga l'IRPEF sul canone o la così detta cedolare secca a seconda della scelta.
ALTRI REDDITI - Le aliquote Irpef per il 2014 vanno dalla minima al 23% alla massima del 43%. Ma anche per quanto riguarda l’Irpef Renzi ha annunciato un taglio per i lavoratori dipendenti che percepiscono un reddito inferiore ai 25.000 euro lordi. I guadagni delle imprese di persone seguono le aliquote Irpef, quelli delle imprese di capitali rispettano le regole IRES che non prevede aliquote diverse ma un’unica tassazione al 27,50%. Entrambe pagano l'IRAP. Se la casa è affittata si paga l'IRPEF sul canone o Cedolare secca a seconda della scelta.
In una tale complessità di cifre non è possibile fare confronti che diano risultati incontrovertibili, ma si può comunque notare come esistesse – ed esisterà ancora, fino a che l’incremento previsto dal Governo non sarà in atto - un trattamento di favore per capitali e rendite finanziarie rispetto ad altri tipi di patrimonio e di redditi.
GIUSTO TASSARE I RISPARMI? - L’obiezione che più spesso viene fatta contro la tassazione delle rendite finanziarie è che queste sono il risultato del risparmio, e cioè provengono da redditi non consumati che, in quanto redditi, sono già stati tassati, e sarebbe quindi giusto che, se tassato, il rendimento di tale risparmio sia almeno inferiore alla tassazione Irpef.
Una prima contro obiezione è che i patrimoni finanziari non sono solo il risultato del lavoro e del risparmio, ma anche di eredità e donazioni, e che patrimonio (ereditato e non) e capacità di risparmio tendono a cumularsi generando nel tempo sempre maggiori diseguaglianze sociali non sempre derivanti solo dal merito personale, con l’aggravante che in periodi come l’attuale, quando il rendimento del patrimonio supera il tasso di crescita del prodotto interno lordo, la tendenza all’acuirsi delle diseguaglianze aumenta. In Italia oltre l’80% della ricchezza è incorporata in patrimoni.
E, forse ancora più importante, come ricorda Marcello Esposito in un articolo apparso sul lavoce.info, dal titolo “Tasse sulle rendite finanziarie, come infrangere il tabù”, il capitale umano non nasce dal nulla e:
I genitori spendono per fare studiare i loro figli (e anche la collettività contribuisce in un sistema pubblico). I soldi per fare studiare i figli sono presi dal loro stipendio netto (come i risparmi, ndr). Il capitale umano produrrà in futuro i suoi frutti e sarà tassato dall’Irpef.
E lo stesso vale per i risparmi reinvestiti in attività di impresa e assimilabili, dove le imprese di persone sono soggette all’Irpef, con le aliquote a cui si è accennato sopra, mentre le società di capitali rispettano le regole IRES che non prevede aliquote diverse ma un’unica tassazione al 27,50%.In entrambi i casi, redditi da lavoro e redditi da impresa, la tassazione minima è comunque superiore a quella sulle rendite finanziarie. E a guardar bene, forse non è così ovvio che sia così.
TASSAZIONE E CRESCITA ECONOMICA - Secondo gli studi dell’economista francese Thomas Piketty, in fasi economiche come quella che stiamo vivendo, quando il rendimento del patrimonio è superiore al tasso di crescita del Pil, la concentrazione della ricchezza tende ad aumentare e la società a diventare sempre meno capace di iniziativa e innovazione. Perché rischiare i risparmi in attività imprenditoriali innovative, ad esempio, se una prudente gestione delle proprie ricchezze permette comunque una vita più che agiata? Una tassazione che favorisca patrimonio e rendita sarebbe quindi oltre modo negativa per la ripresa economica. Certo, è un discorso che vale per i grandi patrimoni, non per i risparmiatori comuni.
CONCLUSIONI, OVVIAMENTE PARZIALI - Le prove a favore di una maggiore tassazione sulle rendite finanziarie non sono poche, così come ne esistono di contrarie, e la soluzione del problema merita sicuramente altre riflessioni, ma certamente inducono a non considerare più un tabù un’ipotesi di questo tipo.
SONDAGGIO: Rendite finanziarie: aliquota al 26%. D'accordo?
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