E li chiamano aiuti di Stato
Come Stato e banche non aiutano le aziende italiane. Il problema dell’Iva
di Redazione Soldionline 24 feb 2010 ore 15:35Intesto questa mail “Aiuti di Stato” ma non chiederei di essere aiutato, non ne avrei bisogno, mi basterebbe non essere stritolato da leggi che non hanno nessuna logica che si lega all’economia e al commercio almeno che non si riesca a vendere con ricavi altissimi.
Ecco come il sistema italiano e le banche (NON) aiutano le aziende, se non le solite note.
Questa è la mia umile storia di piccolo imprenditore operante nel settore tessile, in toscana. Cercherò di essere sintetico...
Nel 2007, con l'ausilio di un collaboratore rimasto senza lavoro nonché da diverse altre assunzioni ho avviato una produzione di tessuti italiani, non commercio di prodotti importati, ed essendo nel settore ormai da diversi anni la mission si pensava raggiungibile.
Infatti, dopo un paio di stagioni e collezioni, fatte anche per farsi conoscere, cominciamo ad essere apprezzati dai clienti e dopo piccoli ordini nel 2008 abbiamo avuto un buon andamento nel 2009 fino a più che quadruplicare il fatturato, senza però tralasciare che i margini sono ridottissimi causa l'enorme concorrenza di prodotti asiatici che impone prezzi bassi, altrimenti non si vende. E qui si potrebbe aprire un lungo capitolo.
Dov’è il problema, penserete? Uno su tutti, è l’IVA: una piccola azienda da poco avviata non ha plafond sufficiente per supportare un aumento di fatturato esponenziale come abbiamo avuto noi. Infatti, avevamo solo la parte relativa alle esportazioni fatte nel 2008 quindi pari a un quinto di quello fatto nel 2009 e ciò ha portato ad un credito iva nel 2009 di 250.000€.
Infatti, la legge impone anche a chi esporta e non incassa l'Iva, di pagare i fornitori con l'Iva, almeno che non si abbia un plafond creato precedentemente come detto prima.
Io mi chiedo come è possibile sopportare ancora queste regole? Così mi stanno soffocando, ho 3 banche ma nessuna delle 3 mi aumenta il fido commerciale nemmeno per un breve periodo, e ho solo 200.000€ di Sbf o Anticipo fatture; oddio, 2 forse qualcosa mi avrebbero concesso ma solo se avessi concesso loro garanzie ipotecarie su immobili............. tutto dire ... non so come riuscire a pagare i fornitori questo fine mese ed ho 250.000€ di credito verso lo stato.
Certo ho chiesto i rimborsi, ci vuole circa 3 mesi per istruire una fideiussione; sempre che si trovi chi la fa e non è gratis, mi costeranno 10.000€.
Ma perché io devo pagare per garantire lo Stato per riavere dei soldi che sono miei? Poi dopo che l’Agenzia delle Entrate ha ricevuto tutti i documenti (e non son pochi), richiedono documenti doganali anche di fatture per campionature perché sanno che sono i più difficili e con tempi lunghi da ricevere poiché di piccolo importo, poi inizieranno l'iter a tempo e comodo e se tutto và bene e sicuramente qualche errore formale lo troveranno perché fa comodo a loro per rimandare il tutto più avanti nel tempo rimborseranno ma si parla di fine 2010 per il primo richiesto! Mi sa che molto prima la mia azienda sarà già fallita.
La soluzione? Sarebbe semplice e non ci vorrebbe un economista per inventarla: basterebbe permettere a chi esporta all'estero e non incassa l'Iva di avere un plafond d'ufficio, non un plafond reale creato con le proprie esportazioni precedenti.
Considerando un settore in crisi, costretto a vendere con margini ridotti, e poi mettiamoci qualche truffa subita perché non mancano mai - ho avuto un cliente che ha pagato con titoli a scadenza non onorandone nemmeno uno e non di pochi spiccioli ma di diverse decine di migliaia di euro - non è possibile sostenere un pagamento di tutte le forniture necessarie di un 20% in più per poi riaverlo a tempo e comodo loro. Purtroppo nel nostro settore il margine è grasso se arriva al 10%: come si fa? Sono praticamente alla canna del gas come si usa dire in toscana. Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.
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