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Fondi pensione «etici», ecco il manuale

Come avvicinare i fondi pensione italiani alla conoscenza e quindi all’utilizzo dei criteri della finanza Sri. Come fare in contrare etica, sicurezza e sostenibilità finanziaria

di Andrea Di Turi 3 ott 2012 ore 08:53
Tra fondi pensione e investimenti etici o socialmente responsabili (Sri) esistono come delle affinità elettive, nel senso che gli obiettivi dei primi si sposano bene con i principi e i criteri dei secondi. Lo dimostra il fatto che in molti Paesi sono proprio i fondi pensione i principali promotori dell’investimento Sri. Basta citarne uno per tutti, il Fondo pensione del governo norvegese, che da molti anni ormai si è dato delle precise linee guida ispirate a criteri socio-ambientali ed etici, diventando una sorta di simbolo per chi crede nelle potenzialità di questo stile d’investimento, anche per via di alcune decisioni molto nette di cui la sua storia è costellata.

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In Italia i fondi pensione non hanno ancora optato con convinzione per l’opzione Sri
, o più precisamente Esg (environmental, social and governance). Nei giorni scorsi, però, è stato compiuto un passo importante che potrebbe aprire nuove prospettive in quest’ambito. Sono state infatti presentate le “Linee Guida per l’integrazione dei fattori ambientali, sociali e di governo societario nei processi di investimento delle forme pensionistiche complementari”, curate da FFS-Forum per la finanza sostenibile. Quello stesso Forum che anni fa, attraverso un’efficace opera di sensibilizzazione, si era speso affinché venisse introdotto nella disciplina di riforma della previdenza complementare il comma che prevede l’obbligo di disclosure per i fondi pensione complementari sugli «aspetti sociali, etici e ambientali» eventualmente considerati.



La Linee guida si propongono di avvicinare i fondi pensione italiani, con specifico riferimento a quelli negoziali (si possono scaricare dal sito di FFS), alla conoscenza e quindi all’utilizzo dei criteri della finanza Sri. Per farlo, innanzitutto scompongono il processo d’investimento di un fondo pensione nelle varie fasi in cui è articolato, poi offrono indicazioni utili a tutti i soggetti che in tale processo svolgono o possono svolgere un ruolo (il fondo, il gestore, la banca depositaria, l’advisor Sri, indirettamente anche gli aderenti), quindi identificano una serie di opzioni e di alternative attraverso le quali l’integrazione dei criteri Sri può essere effettuata.

Si parla ad esempio, in riferimento agli strumenti utilizzabili per formalizzare una strategia d’investimento Sri
, della possibilità di stabilire dei principi d’investimento responsabile, ma anche di come si possano opportunamente definire la convenzione di gestione, il bando per la selezione del gestore e quello per la selezione del consulente Esg. Si parla dell’alternativa tra la scelta di un mandato di gestione aperto, dove la strategia Sri lascia margini di manovra al gestore riconoscendone la competenza specifica, e di mandato chiuso, dove invece il ruolo del gestore è sostanzialmente quello di eseguire nel migliore dei modi quanto è precisamente stabilito nel mandato stesso (ma c’è anche l’ipotesi del mandato semi-aperto). Si descrive, infine, come combinare tutti questi elementi a seconda del tipo di opzione strategica Sri che il fondo intende attuare: dalla sola definizione di principi generali all’utilizzo di benchmark specializzati (gli indici etici o di sostenibilità), dall’analisi Esg per definire ad esempio un universo investibile all’azionariato attivo.

Fondamentale, però, nella parte iniziale del documento, è la sottolineatura – ancora una volta, ma quando si parla di finanza Sri non è mai abbastanza – dei principali vantaggi che l’utilizzo di un approccio responsabile all’investimento può portare: riduzione del rischio, compreso quello reputazionale; opportunità di prestare attenzione all’oggetto dell’investimento senza che il rendimento venga compromesso; assolvimento dei doveri fiduciari degli aderenti al fondo pensione.


Andrea Di Turi

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