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Fondi pensione e finanza etica: affinità elettive

di Andrea Di Turi 25 nov 2010 ore 10:40
Per le loro caratteristiche, i fondi pensione sono considerati gli strumenti d’investimento che più degli altri possono contribuire a promuovere la finanza etica, provocando quel salto dimensionale che ancora in Italia è mancato. Al di là di qualche iniziativa, infatti, i fondi pensione in Italia non hanno ancora sviluppato un approccio condiviso e convinto alla finanza etica. Mentre in Europa sì.

Se i fondi comuni sono lo strumento d’investimento più utilizzato dalla finanza etica o socialmente responsabile (Sri), e più accessibile ai risparmiatori individuali (retail), i fondi pensione rappresentano lo strumento che più può contribuire a rendere mainstreaming questa modalità d’investimento: per la loro forza d’urto, data dall’ampiezza delle risorse che gestiscono, ma anche perché il loro orizzonte temporale è spontaneamente in sintonia con i principi della finanza che guarda alla sostenibilità. Ormai è prassi consolidata, in Europa, che i fondi pensione utilizzino fra i loro criteri di selezione degli asset anche quelli Esg (ambientali, sociali e di governance), al punto che non prenderli in considerazione viene ritenuto quasi politicamente scorretto. Ma in Italia ciò non avviene e le risorse gestite a fini previdenziali sono ancora lontane dall’integrare strutturalmente l’analisi delle performance di responsabilità sociale. Qualcosa, però, si sta muovendo anche da noi, come testimoniano alcuni attori (ad esempio il fondo pensione complementare per i dipendenti di Banca Mps) che stanno aprendo la strada.

Fondi pensione e finanza etica: una spontanea unione d’intenti


L’investimento con finalità previdenziali presenta alcune caratteristiche che ben si sposano con i principi della finanza etica o Sri, che predilige non l’investimento speculativo mordi-e-fuggi ma quello di medio-lungo termine, più “paziente” e orientato alla sostenibilità. Avendo per loro natura e missione un orizzonte di lungo periodo, che garantisca la possibilità di fornire a scadenza ai propri iscritti prestazioni previdenziali adeguate, i fondi pensione, infatti, hanno anch’essi un’ottica d’investimento che guarda al lungo periodo.

La prudenza nell’investimento è un altro aspetto in cui si evidenzia la vicinanza tra fondi pensione e criteri d’investimento Sri. Guardando non solo alle performance economico-finanziarie, cioè al rapporto rischio-rendimento, ma anche a quelle sociali e ambientali, la finanza etica consente modalità d’investimento generalmente meno rischiose, che mettono cioè più al riparo da rischi di perdite o addirittura di default delle attività in cui si investe, senza pregiudicare la possibilità di ottenere dei rendimenti interessanti. Anzi, molti studi hanno provato che è soprattutto su periodi temporali più estesi che portafogli d’investimento costruiti integrando criteri Esg possono conseguire rendimenti superiori a quelli di portafogli tradizionali.

Un ulteriore elemento da considerare è di natura valoriale, con speciale riferimento alla categoria dei fondi pensione chiusi o negoziali, cioè quelli che individuano una specifica categoria di destinatari delle prestazioni (ad esempio gli appartenenti a un determinato settore economico o i dipendenti di un’impresa). La finanza etica, analizzando l’investimento in ottica anche sociale e ambientale, tende ad affermare appunto principi e valori che storicamente sono sempre stati cari all’associazionismo dei lavoratori e al movimento sindacale, come il rispetto dei diritti del lavoro o dei diritti umani. Quindi è facile che la sua proposta trovi un’accoglienza favorevole presso gli organi che hanno il compito d’indirizzare la gestione dei fondi pensione.

L’attivismo socialmente responsabile dei fondi pensione


Per il fatto che gestiscono masse di risorse imponenti, i fondi pensione, una volta che decidono di adottare principi e criteri socialmente responsabili, possono non solo trainare il mercato affinché tali pratiche diventino mainstreaming, cioè integrate su vasta scala nell’analisi finanziaria tradizionale, ma anche sviluppare strategie di azionariato attivo in grado di incidere sulle strategie gestionali delle società in cui investono.

Non è un caso, infatti, che fra i soggetti più attivi in senso socialmente responsabile nel mondo della finanza etica internazionale vi siano diversi fondi pensione. Il caso più eclatante è quello del fondo pensione governativo norvegese (circa 350 miliardi di euro di asset gestiti), che si è reso protagonista in molte occasioni di iniziative che hanno portato all’esclusione di numerose società quotate dal proprio portafoglio d’investimento poiché non rispondevano ai suoi criteri di selezione sociali e ambientali. La larghissima maggioranza dei fondi pensione olandesi, ad esempio, ormai adotta strutturalmente criteri Esg di selezione degli investimenti, che sono comunque assai diffusi un po’ in tutto il Nord Europa. Lo ha evidenziato anche un recente rapporto pubblicato da Eurosif (il forum dei forum per la finanza responsabile in Europa): sul totale degli asset attualmente gestiti in Europa con criteri Sri (5mila miliardi di euro), il 66% fa capo a investitori istituzionali; di questi, poco meno dei due terzi sono fondi pensione.

Fondi pensione etici: dalla parte della legge


In alcuni Paesi, come ad esempio nel Regno Unito, è previsto che i fondi pensione debbano dichiarare se e in che misura adottano criteri di selezione degli investimenti ispirati alla finanza etica. Negli Stati Uniti si sta introducendo una norma che permette ai dipendenti pubblici federali di scegliere piani pensionistici che utilizzano criteri socialmente responsabili.

In Italia, grazie anche all’opera di sensibilizzazione svolta dal Forum per la finanza sostenibile (che ha anche realizzato delle Linee guida per la trasparenza sugli aspetti ambientali, sociali ed etici per il settore della previdenza complementare), è stato introdotto un emendamento all’interno della disciplina di riforma della previdenza complementare (D.Lgs. 252/2005, articolo 6, comma 13, lettera c) in base al quale “Le forme pensionistiche complementari sono tenute ad esporre nel rendiconto annuale e, sinteticamente, nelle comunicazioni periodiche agli iscritti, se ed in quale misura nella gestione delle risorse e nelle linee seguite nell'esercizio dei diritti derivanti dalla titolarità dei valori in portafoglio si siano presi in considerazione aspetti sociali, etici ed ambientali”.

Recentemente, inoltre, per promuovere la diffusione dei criteri Esg nei fondi pensione, Mefop (la società per la promozione del mercato dei fondi pensione) ha realizzato, insieme ancora al Forum per la finanza sostenibile, il quaderno “Una pensione di valore. Gli investimenti responsabili nel settore della previdenza complementare in Italia”.

Un contributo fondamentale, a livello internazionale, è inoltre arrivato lo scorso anno quando Unep, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, ha pubblicato un rapporto secondo il quale l’adozione di criteri Esg può essere considerata parte integrante della responsabilità fiduciaria del gestore di un fondo pensione nei confronti degli iscritti. Ciò significa che l’integrazione dei criteri della finanza etica potrebbe presto smettere di essere solo un’opzione, per i fondi pensione, e diventare un vero e proprio obbligo fiduciario, cioè parte essenziale dei doveri di un buon gestore.



Per approfondimenti:

 

Finanza etica. Cioè?

I fondi etici o socialmente responsabili (Sri)

Rating etico, il cuore della finanza responsabile

Indici etici, il “benchmark” della finanza etica

di Andrea Di Turi
a.dituri@libero.it

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