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Aumenti di capitale a pagamento: un esempio numerico

Un caso pratico di aumento di capitale a pagamento, con diritto di opzione. Cosa può fare l'azionista

di Daniele Tortoriello

aumento-di-capitaleL’aumento di capitale è un’operazione straordinaria che va a modificare il capitale sociale dell’azienda. Vengono lanciati per dotare l'azienda di nuove risorse, nel caso (desiderabile) di nuove opportunità di crescita oppure in quello (nefasto) di una difficoltà finanziaria. Le ricapitalizzazioni vanno deliberate dall’assemblea in seduta straordinaria e modificano l’atto costitutivo dell’azienda stessa.

Gli aumenti di capitale possono venire realizzati secondo diverse modalità. La più diffusa è definita come aumento di capitale a pagamento con diritto di opzione, e avviene con la sottoscrizione di nuove azioni dietro il pagamento di un prezzo prefissato (e l'utilizzo di un diritto) e compreso tra il valore nominale e quello di mercato.

In questo precedente articolo abbiamo approfondito gli aspetti tecnici e teorici degli aumenti di capitale. Presentiamo adesso un caso pratico di aumento di capitale a pagamento per chiarire le modalità di esecuzione di tali operazioni.

 

AUMENTI DI CAPITALE: UN ESEMPIO NUMERICO

Si ipotizzi il caso di una società con un capitale sociale suddiviso in 1.000 azioni del valore nominale di 100 euro, la cui quotazione di mercato è pari a 150 euro. Il capitale sociale è quindi pari a 100.000 euro, mentre il suo valore di mercato (o capitalizzazione) è pari a 150.000 euro.

Per semplicità, ipotizziamo ora che la società decida di raddoppiare il capitale sociale, offrendo 1 nuova azione ogni azione vecchia; pertanto vengono emessi 1.000 nuovi titoli al prezzo di sottoscrizione di 130 euro.

Per trovare il prezzo teorico di equilibrio delle azioni, successivo all'aumento di capitale, si applica la formula:

PTAex = [(NAV x PAcum) + (NAN x CS)]/(NAV + NAN)

Dove:

  • PTAex è il prezzo teorico di equilibrio;
  • NAV è il numero delle azioni vecchie;
  • PAcum è il prezzo di mercato;
  • NAN è il numero di azioni nuove;
  • CS è il prezzo di sottoscrizione.

Sostituendo opportunamente i valori si ottiene:

PTAex = [(1.000 x 150) + (1.000 x 130)] / 2.000 = 140 euro

 

Pertanto, dopo l'aumento di capitale si ha la seguente situazione:

  • capitale sociale = 200.000 euro;
  • numero titoli = 2000;
  • valore nominale unitario = 100 euro;
  • prezzo di mercato = 140 euro;
  • valore di mercato del capitale sociale = 280.000 euro.

AUMENTI DI CAPITALE: COSA PUÒ FARE UN AZIONISTA

Si consideri ora il caso di un azionista che, prima dell’operazione sul capitale possedeva una partecipazione del 10%, ovvero 100 azioni, del valore unitario di 150 euro e complessivo, quindi, di 15.000 euro.

L’azionista ha di fronte a se due possibilità.

I possibilità: l’azionista mantiene la sua quota di partecipazione al 10%, sottoscrivendo l'aumento di capitale (100 nuove azioni al prezzo di sottoscrizione di 130) ed esercitando il diritto d’opzione (che ipotizziamo garantisca la sottoscrizione di un'azione ogni diritto posseduto). Pertanto, dopo l’operazione l’azionista ha 200 titoli e il valore totale della partecipazione è pari a 28.000 euro.

II possibilità: l’azionista non aderisce all’aumento di capitale. In questo caso, la sua partecipazione si riduce dal 10% al 5% mentre il valore della sua partecipazione si riduce da 15.000 a 14.000 euro, con una perdita di 1.000 euro.

 

Tale perdita è, in tutto o in parte, recuperata attraverso la vendita del diritto d’opzione, che viene attribuito ai vecchi azionisti (un diritto per ogni azione, in tutto 100 diritti). Nel caso in cui il prezzo del diritto sia pari a 10 euro l’azionista non subisce alcun danno, poiché dalla vendita guadagna 1.000 euro. Si noti che il vecchio azionista è pienamente compensato se il prezzo del diritto di opzione è pari alla differenza tra il prezzo di mercato ex-ante (150) e quello d’equilibrio ex-post (140) dell'azione.

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