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Il gap previdenziale

Ovvero: la differenza tra ultima retribuzione pensione di base

di Jonathan Figoli 6 nov 2009 ore 12:56
Articolo a cura di ProfessioneFinanza.com

Tutto dipende dal metodo di calcolo in cui si rientra. E il gap è maggiore per chi rientra interamente in quello contributivo: i più giovani, coloro che hanno cominciato a lavorare dal primo gennaio 1996.

Per rendere un’idea indicativa supponiamo il caso di un lavoratore dipendente che a 30 anni guadagni 30.000€ lordi e che abbia iniziato a lavorare a 26 anni e lavorerà ininterrottamente per 40 anni fino ai 65 (questo avvantaggia inevitabilmente il sistema contributivo poiché ipotizza versamenti per un’intera vita lavorativa); ipotizzando un aumento di retribuzione annua dell’1% questo lavoratore, applicando il sistema retributivo, a fronte di una retribuzione a 65 anni di 42.498 €, otterrebbe una prestazione pensionistica di 32.305€ con un tasso di sostituzione, ovvero la copertura pensionistica rispetto all’ultima retribuzione, del 76,02% mentre applicando il sistema contributivo (considerando una media del Pil degli ultimi 5 anni allo 0,6%) la prestazione pensionistica ammonterebbe a 29.384€ che porta ad una copertura del 69,14%. 

Provando ad analizzare questo lavoratore facendo solo piccole modifiche già emergono dati molto significativi: a parità di tutti gli altri dati, semplicemente ipotizzando una crescita professionale del 3% annuo (e non più dell’1%), a fronte di una retribuzione a 65 anni di 84.415€, la prestazione pensionistica calcolata col sistema retributivo diviene di 53.755€ presentando un tasso di sostituzione del 63,68% mentre con il calcolo proprio del sistema contributivo la prestazione pensionistica ammonterebbe a soli 41.264€ ovvero meno della metà dell’ultima retribuzione (48,88%).

Effettuando una considerazione sulla situazione di un lavoratore autonomo e non dipendente viene considerata una contribuzione pari a circa il 20% in luogo del 33% (di cui solo il 9,49% viene realmente versata dal lavoratore dipendente mentre il restante 23,51% è a carico del datore di lavoro). Si verifica una notevole differenza fra i due sistemi di calcolo poiché, a fronte di un reddito presunto a 65 anni di 84.415€ con il sistema retributivo si ottiene una prestazione di 50.574€ pari al 59,91% (più basso rispetto al lavoratore dipendente perché la base pensionabile ha tenuto in considerazione gli ultimi 15 redditi invece delle ultime 10 retribuzioni) mentre con il sistema contributivo a prestazione pensionistica ammonterebbe a soli 25 mila Euro, con una copertura di appena il 29,63%! 

Ampliando le considerazioni possibili, in quest’ultimo caso, l’ottenimento di una pensione di 25.000 € è dovuto alla contribuzione, avvenuta in tutta la vita lavorativa, di somme pari a 469.000 € (a differenza che nel dipendente dove circa il 24% è versato dal datore di lavoro in questo caso sono tutte a carico del lavoratore stesso); senza fare considerazioni sull’ammontare dei contributi si può analizzare semplicemente come il lavoratore autonomo rientrerà pienamente in possesso di questa cifra solamente 18,74 (469.000/25.000) anni dopo l’andata in pensione ovvero a quasi 84 anni quando la vita media degli uomini stimata oggi in Italia è inferiore ai 78 anni.


Jonathan Figoli
Jonathan.Figoli@professionefinanza.com
http://www.professionefinanza.com/
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