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Microcredito, piccoli prestiti per grandi scopi

di Andrea Di Turi 2 dic 2010 ore 09:23
Considerato dai più una forma di finanza etica, il microcredito è stato reso celebre a livello internazionale da Muhammad Yunus, fondatore in Bangladesh della Grameen Bank (“Banca del villaggio”) e premio Nobel per la pace nel 2006. Scopo del microcredito è favorire l’inclusione finanziaria per combattere la povertà e l’esclusione sociale. Oltre che nei Paesi in via di sviluppo, si è ritagliato ampio spazio anche nelle economie industrializzate.

Cos’è il Microcredito - Con il termine microcredito ci si riferisce a un sistema di piccoli prestiti, di importo modesto, che vengono erogati a favore di persone che hanno difficoltà ad accedere al credito attraverso i normali circuiti bancari e che per questo sono solitamente indicate con il termine di “non bancabili”. Al contrario di quanto accade con i prestiti usuali, che sono concessi ai beneficiari a fronte della presentazione di garanzie patrimoniali, l’erogazione di microcredito poggia in misura fondamentale sulle relazioni che si instaurano a livello interpersonale: la garanzia, quindi, risiede nella fiducia che chi eroga il prestito ripone nella persona che lo riceve e nel gruppo sociale a cui la persona fa riferimento.

Storia del Microcredito, prima e dopo “il banchiere dei poveri” - La storia del microcredito parte da lontano. Le sue radici si possono far risalire ai Monti di Pietà sorti in Italia nel XV secolo per opera di istituzioni e ordini religiosi. Nei secoli successivi furono molte le esperienze che si inserirono nel solco della tradizione dei Monti di Pietà, con varie forme e modalità concedendo crediti ai più bisognosi per sostenerli nell’affrontare le emergenze della vita quotidiana e nello svolgimento di piccole attività autonome finalizzate alla sussistenza. A metà del XVI secolo il banchiere napoletano Lorenzo Tonti inventò una formula di istituzione finanziaria informale di carattere associativo-assicurativo che prese poi il suo nome, “tontina”, e che è ancora oggi molto diffusa in numerosi Paesi africani, ad esempio in Senegal. Si possono poi citare i casi dell’Irish Loan Fund (XVIII secolo) e della People’s Credit Bank dell’Indonesia (fine del XIX secolo), ma anche le esperienze delle cooperative di credito e delle istituzioni di finanza rurale che promuovevano l’affrancamento dei piccoli coltivatori dal dominio dei grandi feudatari.
È però solo nel XX secolo che comincia a prendere forma il microcredito così come lo intendiamo oggi. L’esperienza di gran lunga più famosa resta quella di Muhammad Yunus, conosciuto come “il banchiere dei poveri”, che a metà degli anni ’70 fondò in Bangladesh la Grameen Bank (“Banca del Villaggio”), capace oggi di raggiungere milioni di persone, in larga maggioranza donne, con i suoi programmi di microcredito. E che si appresta ad aprire il suo primo sportello in Italia.

Tipologie di Microcredito - La tipologie di microcredito si possono sostanzialmente suddividere in base a due grandi dimensioni:

1) la finalità del prestito
2) la modalità con cui il prestito viene erogato.

Quanto alla finalità del prestito, si distingue tra microcredito sociale e microcredito d’impresa. Il microcredito sociale risponde ai bisogni, spesso di carattere emergenziale, di singole persone o famiglie in relazione a spese indispensabili per le quali esse non hanno a disposizione i fondi necessari, come spese sanitarie o per l’istruzione. Il microcredito d’impresa, invece, finanzia iniziative di auto-impiego, cioè la creazione di piccole o micro-attività imprenditoriali, anche di natura informale, che permettano a chi le avvia di disporre di una fonte di reddito al fine di elevarsi dalla condizione di povertà ed emarginazione sociale.

In Italia, il recente recepimento della direttiva europea sul credito al consumo ha previsto per la prima volta, con una modifica al T.U.B. (Testo Unico Bancario), una specifica disciplina per il microcredito. In base a tale normativa, che prevede venga istituito un apposito albo in cui debbono iscriversi i soggetti finanziatori (compresi gli enti non profit che intendono operare nel microcredito), il microcredito sociale non può superare i 10mila euro per singola erogazione, mentre il microcredito d’impresa non può superare i 25mila euro. Anche a livello di Unione Europea il microcredito è considerato tale quando non supera la soglia dei 25mila euro.
Quanto alla modalità del prestito, si distingue tra microcredito all’individuo e microcredito al gruppo. Quello all’individuo consiste nell’erogazione di un prestito a una singola persona, che spesso però viene presentata o accompagnata da un’organizzazione (ad esempio un’associazione non profit, un ente religioso) che si fa in qualche modo garante del prestito nei confronti di chi lo eroga e accompagna il beneficiario guidandolo alla miglior gestione delle risorse ricevute. Il microcredito al gruppo, invece, modalità tipica utilizzata dalla Grameen Bank, prevede che l’erogazione avvenga a favore dell’intero gruppo, che poi decide a chi e come suddividerla, ed è l’intero gruppo in questo caso che si fa garante della corresponsione degli interessi e della restituzione della somma.

Le dimensioni del Microcredito in Italia - Nel febbraio del 2008 si è costituita in Italia Ritmi (Rete italiana di microfinanza), il primo network che riunisce i principali operatori di microfinanza italiani. Secondo l’ultima rilevazione effettuata da Ritmi, negli ultimi due anni (tra il 2007 e il 2009) nel nostro Paese si è registrata una crescita molto importante per il microcredito: in termini di numero di prestiti erogati, si è passati da poco meno di 400 prestiti a oltre 2.000. In termini di risorse erogate, si è passati da poco più di 3,5 milioni di euro a circa 12 milioni di euro. Sono una trentina le realtà attive nel microcredito.

Per conoscere dove sono presenti le principali realtà del microcredito, oltre al Portale della microfinanza in Italia si può consultare la mappa interattiva disponibile sul sito de L’Espresso.

Microcredito: lotta alla povertà, ma anche investimento - L’efficacia del microcredito nella lotta alla povertà e all’emarginazione sociale ha portato molti enti e organismi internazionali a varare programmi miranti a sostenerlo. L’anno 2005, ad esempio, è stato proclamato dalla Nazioni Unite “Anno internazionale del microcredito”. In quell’anno, è stato costituito in Italia il Comitato Nazionale Permanente per il Microcredito. Anche l’enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI ha sottolineato l’importanza del microcredito nel dare aiuto concreto ai ceti deboli della società.

Negli ultimi anni, si è assistito all’ingresso nel settore da parte di grandi investitori istituzionali, come le stesse banche o fondi d’investimento dedicati. Alcune organizzazioni di microfinanza, come l’indiana Sks Microfinance, hanno anche imboccato la strada della quotazione sui mercati di Borsa.

Andrea Di Turi
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