Investire in borsa non è come “giocare al lotto”
Meglio farsi guidare dai propri obiettivi piuttosto che da incerte promesse
di Gianni Lupotto 21 apr 2010 ore 11:04Nel corso della attività professionale di un Consulente Finanziario Indipendente succede frequentemente di incontrare risparmiatori e investitori che al primo colloquio esordiscono con domande che fanno riferimento agli strumenti finanziari loro proposti o a richieste di previsioni quasi divinatorie sugli andamenti dei mercati. Ecco un piccolo campionario di domande di questo tipo:
“La mia banca mi ha parlato di questo certificato basato su tre indici per cavalcare la ripresa dei mercati”
“Il mio promotore mi suggerisce questa obbligazione strutturata per scommettere su un rialzo dei tassi”
“Come vede il petrolio e il dollaro fra 12 mesi?”
Anche nella terminologia utilizzata (scommettere, cavalcare che richiama alle corse di cavalli, addirittura un “come vede” che richiama alla sfera di cristallo) questo tipo di domande denotano un approccio ai propri investimenti molto simile al gioco d’azzardo.
Ciò trae origine in parte da una non perfetta conoscenza da parte dei risparmiatori dei meccanismi che regolano rischio e rendimento, e in parte dal fatto che l’industria bancaria/finanziaria raramente di sforza di trasmettere questi meccanismi, preferendo sovente la scorciatoia di promettere rendimenti, che spesso si rivelano illusori, alla strada maestra di partire da un serio esame degli obiettivi e del profilo di rischio dell’investitore.
Investire in Borsa: per niente facile
Per dimostrare quanto sia difficile effettuare previsioni, da sette anni il settimanale Plus24 - allegato de "Il Sole 24 Ore" - organizza una gara fra gestori della durata di 50 settimane. I gestori in gara sono 10 ogni anno, vengono accoppiati casualmente e devono tentare di superarsi l’un l’altro attraverso la scelta e la movimentazione ogni cinque settimane di un portafoglio di cinque titoli azionari scelti liberamente all’interno delle azioni appartenenti all’indice Euro Stoxx 600.
Il settimanale mette a confronto i gestori non solo fra di loro ma anche con portafogli costruiti in modo assolutamente passivo con regole predeterminate, in particolare con il cosiddetto Portafoglio Montecarlo, costituito da 5 titoli scelti a caso. Montecarlo, luogo dove si scommette per antonomasia!
Abbiamo quindi dati storici su ben 70 tentativi di battere questi portafogli, succedutisi nel corso di 7 anni in cui le condizioni di mercato sono state le più varie: anni fortemente positivi, anni fortemente negativi e momenti di lateralità. Sembra quindi interessante fare un’analisi dei risultati dal 2002 ad oggi per poi far seguire qualche commento.
Si vede che solo in 37 casi su 70 (pari al 52,86%) i portafogli dei gestori hanno battuto la selezione casuale data dal Portafoglio Montecarlo. Siamo a livello del lancio di una moneta.
Da questi dati si possono trarre diverse deduzioni. La prima è che, per lo meno nel mon-do occidentale ed in particolare nel mercato azionario europeo, è praticamente impossibile perfino per un gestore preparato ottenere risultati persistenti al di sopra del tasso di casualità pura. In 33 casi su 70 i gestori professionisti hanno fatto peggio di un rispar-miatore che avesse estratto 5 titoli a caso. E va notato che in questi risultati sono stati elaborati senza costi di transazione e di gestione. Se questi costi venissero aggiunti probabilmente oltre il 50% dei gestori avrebbe avuto una performance peggiore del puro caso.
Risulta quindi illusorio pensare di battere sistematicamente il mercato, soprattutto quando prendiamo in considerazione le classi di investimento a rendimento incerto come quelle azionarie.
Investire in Borsa: chiarezza e realismo
Che fare quindi? Il primo pensiero che del risparmiatore avveduto dovrebbe quindi essere molto diverso. Lasciamo da parte per un momento i prodotti finanziari più o meno luccicanti che ci vengono proposti e cerchiamo anzitutto di comprendere i nostri obiettivi, di esplicitarli, di classificarli secondo un ordine di priorità e di tempo e a determinare in maniera realistica il rendimento necessario al raggiungimento degli stessi. E’ un lavoro che può risultare complesso e per il quale ci si può far assistere da un professionista della Consulenza Finanziaria.
Solo successivamente a questa fase si potrà tornare ad esaminare gli strumenti che il mercato mette a disposizione per l’investimento. Per quanto riguarda gli obiettivi a priorità massima, il cui mancato raggiungimento può mettere a repentaglio la qualità stessa della vita del risparmiatore, ci si rivolgerà prevalentemente alle classi di investi-mento a rendimento certo (cioè le obbligazioni o i certificati a capitale protetto), dove è determinabile con una buona precisione il rendimento a scadenza e quindi è elevata la probabilità di raggiungimento dell’obiettivo perché più bassa è la volatilità. Inoltre, adottando in prevalenza strumenti a rendimento predefinito, si potrà di tanto in tanto se si presentano le condizioni di mercato effettuare switch fra strumenti e riposizionamenti che potranno migliorare il rendimento senza introdurre rischi ulteriori.
L’esperienza insegna che la gran parte degli obiettivi sono raggiungibili mantenendo i rischi sotto controllo: ecco perché l’attività del risparmiatore avveduto è prevalentemente un lavoro di comprensione del fatto che controllando il rischio non solo non si stanno perdendo occasioni ma si stanno semplicemente raggiungendo con maggiore pro-babilità i propri obiettivi.
Per approfondimenti:
Profilo di rischio e stile di investimento
Perché si sbaglia: complessità e conflitto di interessi
La pianificazione finanziaria della famiglia
di Gianni Lupotto
Lupotto & Partners –Torino, Milano, Roma (http://www.lupotto.it)
Articolo a cura della associazione nazionale dei consulenti indipendenti fee only – NAFOP
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