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Come ottenere una rendita periodica investendo in obbligazioni

di Giacomo Saver 4 mag 2011 ore 16:06

Per ottenere una rendita dai propri investimenti è necessario conoscere il funzionamento delle obbligazioni, lo strumento principale che permette di incassare i frutti periodici prodotti dall'impiego del capitale.

Uno dei principali obiettivi che le persone si pongono quando decidono come investire i propri risparmi, è l'ottenimento di una rendita periodica. Possiamo individuare due motivazioni alla base di questa scelta. Anzitutto il bisogno di ottenere un'integrazione del reddito mensile, senza per questo consumare i propri risparmi, ed in secondo luogo la tranquillità di 'toccare con mano' il rendimento dei propri risparmi.

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COSA SONO LE OBBLIGAZIONI -
Le obbligazioni sono dei titoli che rappresentano un credito verso l'emittente delle stesse, che può essere una società per azioni, un ente sovranazionale o uno Stato sovrano. In quanto classificati come 'titoli di debito', questi strumenti finanziari posseggono due caratteristiche particolari: hanno una scadenza alla quale rimborseranno il capitale che l'emittente ha preso a prestito; corrispondono un interesse come remunerazione per il prestito ottenuto.

In merito al primo punto non c'è molto da dire. La maggior parte delle obbligazioni prevede il rimborso del capitale in un'unica soluzione al momento della scadenza, anche se ci sono titoli che restituiscono le somme prese a prestito già durante la vita dell'obbligazione stessa di solito in quote costanti anno per anno sino alla completa estinzione del debito.

Per quanto riguarda il pagamento degli interessi possiamo distinguere quattro diverse forme di remunerazione del risparmiatore.

obbligazioni-finanziarieObbligazioni 'zero coupon' che non corrispondono frutti periodici ma rimborseranno il capitale più gli interessi insieme alla scadenza. Esempi di questo tipo sono i BOT, i CTZ o anche i Buoni Postali Fruttiferi. Si tratta di titoli non adatti alle persone che desiderano integrare il proprio reddito grazie alla presenza di interessi periodici, perché questi ultimi saranno pagati in un'unica soluzione solo alla fine del prestito.

Obbligazioni a tasso fisso, che pagano degli interessi periodici stabiliti sin dal momento dell'emissione del titolo e che restano costanti per tutta la sua durata. Esempi di questo tipo sono i BTP e molte obbligazioni emesse da società private. Il vantaggio di questi strumenti finanziari consiste nella certezza della remunerazione, perché il risparmiatore sa esattamente quando e quanto incasserà dal suo investimento. Lo svantaggio riguarda il possibile rialzo dei tassi di interesse che farà perdere di valore i titoli 'vecchi' che fruttano interessi inferiori a quelli di mercato post aumento.

Obbligazioni a tasso variabile
, i cui interessi variano sulla base di un semplice parametro finanziario e sono pari allo stesso più una maggiorazione definita spread. Esempi di questo tipo sono i CCT i cui interessi sono pari al rendimento lordo dei BOT semestrali più uno spread, o molte obbligazioni private che offrono un tasso pari all'euribor più una maggiorazione. Il vantaggio di questi strumenti finanziari è rappresentato dalla possibilità di ottenere interessi allineati ai tassi di mercato e di non subire forti oscillazioni nei prezzi. Lo svantaggio è che in fase di tassi calanti anche la remunerazione offerta dalle obbligazioni a tasso variabile sarà modesta.

Obbligazioni strutturate
, la cui remunerazione dipende dall'andamento di un indice azionario, da un paniere di titoli o di valute estere. La differenza tra le obbligazioni strutturate e a tasso variabile è molto sottile e si presta a fraintendimenti pericolosi. In entrambe le tipologie di titoli gli interessi pagati variano nel tempo, ma secondo meccanismi diversi. Nel caso dei 'bond' a tasso variabile, il parametro di riferimento è un tasso di interesse a breve termine, come ad esempio il rendimento dei BOT o l'euribor. Nel caso dei titoli strutturati, invece, la remunerazione dipende dall'andamento di variabili complesse che possono anche azzerare la remunerazione del risparmiatore. Immaginiamo, ad esempio, un titolo che offra un tasso di interesse pari al 60% dell'incremento delle azioni Eni, se positivo. E' immediato constatare che se il titolo del 'cane a sei zampe' sarà sceso al momento del pagamento degli interessi, l'obbligazionista non percepirà alcuna remunerazione dal suo investimento. Un parametro finanziario semplice, come il tasso euribor, non può essere negativo e questo garantirà comunque una remunerazione positiva al possessore del titolo.

Alla luce di quanto appena visto possiamo dire che - se lo scopo è quello di ottenere una rendita periodica - gli unici titoli da prendere in considerazione sono le obbligazioni a tasso fisso e quelle a tasso variabile. E' opportuno escludere le altre tipologie di strumenti finanziari in quanto inidonei per i nostri scopi. In particolare i titoli strutturati, molto cari alle banche, sono spesso dei pessimi investimenti che rischiano di non produrre reddito verso chi li detiene anche a causa delle commissioni implicite che gravano su questi prodotti.

PORTAFOGLIO IN OBBLIGAZIONI PER RENDITA PERIODICA - Come possiamo scegliere un portafoglio di obbligazioni che ci offra un reddito periodico senza correre troppi rischi? La cosa migliore da fare è suddividere l'importo da investire in due parti uguali, una dedicata all'investimento in titoli a tasso fisso e l'altra a tasso variabile. In questo modo potremo contare su un flusso di reddito costante generato dai titoli a tasso fisso, ma al contempo agganciare l'altra metà del nostro portafoglio alle oscillazioni dei tassi di interesse. Questa soluzione di compromesso permetterà di diversificare il portafoglio e di guadagnare in ogni condizione di mercato. Se i tassi saliranno, infatti, la metà dei nostri risparmi sarà remunerata ad un interesse più elevato e compenserà l'altra porzione che paga un importo costante. Se i tassi scenderanno, la presenza di titoli che corrispondono interessi fissi compenserà la parte investita in obbligazioni a tasso variabile.


Giacomo Saver
www.segretibancari.com

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