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La finanziaria che vorrei rivisitato

Le osservazioni di un esperto alle idee dei nostri lettori sulla manovra finanziaria approvata dal Governo qualche settimana fa.

di Marco Delugan 5 ago 2011 ore 10:38
Martedì 26 luglio, a ridosso dell’approvazione della legge finanziaria, abbiamo pubblicato un articolo dal titolo “La finanziaria che vorrei”. Abbiamo raccolto alcune idee sulla manovra dai nostri lettori, poi girate ad Alfonso Scarano, analista finanziario indipendente. Di seguito le sue osservazioni.

Giorgio

L'unica certezza sarebbe una patrimoniale che colpisse il 5% più ricco della nazione. se chiediamo all'1% più ricco della nazione di mettere 200000 euro (600000 persone x 200000 = 120 miliardi di euro) e al restante 4% di mettere 50000 euro 2400000 persone x 50000 euro = 120 miliardi) avremmo 240 miliardi di euro per abbassare di molto il debito pubblico.

Se non coordinata a livello europeo, sarebbe una manovra insana. In area Euro dovremmo avere una politica fiscale comune, perché i capitali hanno una velocità di spostamento inimmaginabile e sono difficilmente intercettabili. Ci sono delle cose inamovibili, come i beni immobili, ad esempio, che sono però cartolarizzabili e impacchettabili con prodotti finanziari sofisticati. Chi si aspettava dallo scudo fiscale un rilancio dell’economia è stato disilluso, ma è stato piuttosto ingenuo se credeva che condonare 100 miliardi di euro con una tassazione risibile del 5% potesse essere un’occasione per l’economia. Molta di quella ricchezza è stata cartolarizzata, impacchettata finanziariamente e condonata. E probabilmente succederebbe lo stesso con una patrimoniale. La questione non è allarmare con ipotesi come questa, ma entrare con una politica non dell’oggi per ieri ma dell’oggi per il futuro. Ventilare patrimoniali è come ululare alla luna se non viene fatta a livello europeo.

Gus

A quando l'autoriduzione dei privilegi dei politici?

C’è una questione morale per cui tutti devono remare alla stessa direzione e chi deve dare l’esempio, deve dare l’esempio migliore. Che poi dalla diminuzione dei costi della politica se ne possa trarre qualcosa di significativo dal punto di vista economico, quello no, perché non ci sono i numeri. Però abbiamo il parlamento più vasto e più costoso d’Europa, e questo non potrà più essere. Quanto più gli egoismi di classe saranno mitigati, tanto meno l’opinione pubblica si sentirà defraudata e lontana dalla classe politica. C’è molta retorica intorno a questo tema. Io spazzerei via la retorica e partirei dalle basi morali e logiche: è un momento difficile, chi per primo deve rinunciare al più è chi deve chiedere agli altri di rinunciare all’essenziale. E quindi macchine, biglietti, privilegi, pensioni, tutto deve riallinearsi almeno alla media europea. E con tempi non biblici, in maniera chiara e trasparente.

Wilmer

E’ una finanziaria che favorisce i ricchi, è assurdo che chi ha 500000 euro paghi come chi ha dei milioni.

Di fatto sì. Perché i tagli orizzontali agli incentivi di fatto favoriscono le classi di reddito più alte. Così, con i tagli orizzontali, si fa più velocemente, ma è comunque una manovra ingiusta. 

Raffaella C.

La soluzione trovata con la finanziaria mi pare vergognosa sotto diversi punti di vista: aumento sproporzionato dell'imposta di bollo sui dossier titoli dei risparmiatori; privatizzazioni, queste sconosciute, invece si continua sull'onda degli sprechi e del clientelismo.

Vero sul bollo. Non è così sulle privatizzazioni, perché le privatizzazioni in Italia sono state una grande bufala. Le privatizzazioni made in Italy non hanno enfatizzato i vantaggi competitivi, non hanno creato occasioni di lavoro, di ricerca, di approfondimento, di sviluppo. Hanno creato, invece, degli oligopoli, e chiunque si interessi di economia sa che gli oligopoli sono la forma peggiore di mercato, perché soggetti al rischio di accordo tra le parti forti del mercato. Meglio un monopolista ben controllato che un oligopolio che non riesci a controllare. 

Azz

Ai fini dell'emersione del vero valore di mercato dei fabbricati e dei terreni proporrei una norma che estenda il diritto di prelazione ai confinanti in caso di vendita di bene immobile. Esiste già la prelazione nei riguardi del coltivatore diretto, ma andrebbe estesa e resa indipendentemente dalla qualifica (bisogna essere solo confinanti).

Innanzitutto si intuisce un punto di vista ideologico per cui lo Stato è male mentre il cittadino è bene. Semmai lo Stato funziona male. Non è che lo stato è male, facciamolo funzionare meglio. Poi il controllo del cittadino può essere velleitario, perché il cittadino può non avere le competenze, le qualità, le risorse, le sostanze. Per entrare nel dettaglio, a me sembra che lo strumento, per come descritto dal lettore, potrebbe essere devastante, potrebbe ingabbiare il tutto in un marasma di vincoli. La realtà è che la macchina dello stato non funziona e quindi da adito alla ricerca escamotage a volte sorprendenti, piuttosto che ad affrontare il meccanismo vero. Noi in realtà abbiamo bisogno di razionalizzazione, e questo lo si può realmente fare solo a livello centrale. I veri risparmi vengono dal tornare all’essenziale, non dall’aggiungere, all’escamotage o all’aggiunta. Qui si tratta veramente di potare in maniera oculata la vigna perché produca negli anni futuri. Bisogna ritornare all’essenziale del dovuto dal soggetto pubblico al cittadino.

Sandor

L'annoso problema è questo: accanto a voci di spesa strutturalmente in crescita (es. pensioni, spesa per interessi), un grosso aggregato di spesa pubblica, diventato importante nell'ultimo decennio, si chiama trasferimento alle regioni. Che fine facciano i soldi trasferiti alle regioni io non lo so proprio. Separazione dei dicasteri che gestiscono entrate e spese e una colossale spending review mi sembrano i primi passi, altrimenti sono d'accordo con te... perchè dovrebbe diminuire qualcosa che è sempre aumentato? Per tagli simbolici? No way

Se intendiamo il trasferimento alle Regioni come quello che le Regioni ricevono dallo Stato centrale per il loro funzionamento, allora questo negli ultimi anni è diminuito, non aumentato. Tanto da mettere in difficoltà le Regione. E quindi la fatica che faranno gli enti territoriali di fronte a uno scenario più costo per via della crisi in questi ultimi anni è aumentata. 

E invece sui punti ricordati nel corpo dell’articolo?

Privato è bello? - Il privato non è bello a prescindere, rispetto al pubblico. Anzi, il pubblico, dal punto di vista delle possibilità e nell’efficienza potrebbe avere meno svantaggi rispetto al privato, che invece ha molti più vincoli e molte meno economie di scala, volendo. Uno dei problemi attuali è che c’è un linguaggio di tipo neoliberista che viene assunto in maniera acritica, facile e accattivante perché ci mette sempre la parola libertà. Anche se poi è la libertà dei pochi e potentissimi contro la schiavitù dei molti e poverissimi. La gestione pubblica può avere la sua efficienza, e quello che è deprecabile è dare per scontato che la gestione sana del pubblico sia impossibile. Questo è falso, anche logicamente falso, perché il pubblico può essere gestito benissimo, dipende poi dalle condizioni e dalla qualità delle persone, soprattutto. C’è molto pericolo a dire diamo tutto ai privati. Diamo ai privati le carceri? Diamo ai privati la sanità? Abbiamo visto come va a finire. 

Cosa aggiungerebbe lei, al di la dei punti dell’articolo e dei commenti?

Tagli alle agevolazioni fiscali - Sono contrario ai tagli orizzontali. Non solo solo ingiusti, perché colpiscono soprattutto le fasce di reddito più basse, ma azzanneranno interi settori. L’efficientamento energetico, ad esempio, facilitato dai contributi che vengono azzannati, verrà messo in difficoltà. Già adesso se cerchi stufe a pallet efficienti, o vuoi fare un impianto fotovoltaico, non trovi cose italiane. Ma probabilmente cose tedesche o comunque estere. 

Un altro metodo - Il risanamento non può che essere condotto da intelligenza, analisi, professionalità. Tu puoi avere un risultato di qualità solo se hai un processo decisionale e di analisi dei dati di qualità. Non puoi avere una cosa ben fatta sperando nella bacchetta magica. Il problema vero è che i numeri sono poco trasparenti. Quello che si nota è che un paese che non ha una classe dirigente di livello, soprattutto quella politica, presa nel suo complesso. Poi possono esserci individualità di livello. Noi avremmo bisogno di splendidi esempi, come Pertini, che entusiasmino i cuori, focalizzino le menti, entusiasmino i giovani. Non abbiamo bisogno di leader ma di esempi. Anche un anonimo può essere un esempio.
 
Una manovra dettata dai mercati finanziari - Quello che mi stupisce, è che una cosa così delicata non può essere etrodiretta dalle fluttuazioni dei mercati finanziari. Il mercato, che ha sempre ragione nel momento in cui determina dei prezzi, non è una ragione a priori giusta. Inseguire il mercato con manovre finanziarie può diventare uno scenario pericoloso, e la speculazione potrebbe innestare un ciclo perverso. Per me speculazione non è un termine negativo, è un modo di riequilibrare gli squilibri. La speculazione ha un effetto positivo come le iene nel ciclo della savana, ma se il mondo è pieno di iene, allora è un brutto mondo. Io vedo veramente il centro del problema in una mancanza di idee, in una mancanza di politica vera. I mercati finanziari sono un mezzo, e non il fine. Sono un mezzo per lo sviluppo economico, e non un fine da assecondare con manovre che poi alla fine risultano di dubbia utilità, come questa.

Voi cosa ne pensate? Cosa non c’è nella manovra finanziaria approvata dal governo che invece dovrebbe esserci? Per aggiungere le vostre idee, potete utilizzare la “buca” dei commenti in fondo all’articolo. Basta cliccare sul pulsante “Commenta”…


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