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Le posizioni dei partiti rispetto a costi ed efficienza di Stato ed enti pubblici

Monti, Pdl/Lega, Giannino e 5 Stelle vogliono cure dimagranti; Pd-Sel e Ingroia cauti sui tagli delle risorse. Un tema tra i più importanti per il prossimo futuro

di Carlo Sala 18 feb 2013 ore 12:23
Bersani - La coalizione (Pd, Sel, Psi, Centro democratico) che sostiene Pierluigi Bersani premier resta molto generica sulla riforma del settore pubblico in termini di riduzione dei costi e maggior efficienza. Si parla di “normative che definiscano i parametri della gestione pubblica” senza tuttavia specificare come siano formulati questi parametri e a cosa precisamente si applichino. Allo stesso modo, si parla di riforme della giustizia e dell’istruzione ma senza alcuna indicazione delle modalità e delle finalità degli interventi. Assente in tutto il programma la parola debito, la spesa pubblica è invece citata, spesso per invocarne un non meglio quantificato aumento (senza peraltro precisare come coprire tale aumento).

Per i crediti che le imprese vantano nei confronti delle pubbliche amministrazioni Bersani ha ipotizzato di corrispondere ai creditori titoli di stato per 50 miliardi di euro, cioè di emettere nuovo debito per saldare debiti. Sebbene non sia specificamente nel programma, il centrosinistra è favorevole all’abolizione delle Province, mentre è contrario all’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti.

Monti - Il premier uscente e ricandidato col sostegno di Fli e Udc si prefigge di avviare un piano di dismissioni del patrimonio pubblico, ma soltanto a partire dal 2015 e senza fornire nel frattempo alcuna indicazione sulle cifre relative agli introiti e ai risparmi sulle spese che si pensa di poter realizzare in questo modo. Per ridurre il peso dell’apparato pubblico, la coalizione si impegna a una consultazione pubblica per identificare le “100 procedure da eliminare con priorità assoluta” semplificando le formalità burocratiche. Favorevole all’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, Monti da premier tecnico ha effettivamente tentato di abolire le Province, salvo dimettersi anzi tempo, mentre l’abolizione era ancora pendente davanti alle Camere per la sua trasformazione in legge vigente.

Pdl/Lega - Nel programma pidiellino si parla di “grande attacco al debito pubblico” con tagli alla spesa di “almeno 16 miliardi l’anno”, misure in linea col Fiscal compact (che impone dal 2014 riduzioni annue della spesa pubblica sui 45-50 miliardi di euro) se non fosse che lo stesso programma contesta l’austerità imposta dall’Europa (di cui il Fiscal compact è il frutto e la concretizzazione) e prevede – misura invero richiesta da più parti e non solo da Pdl/Lega – di escludere dai paletti posti dal patto di stabilità europeo le spese per investimenti. La cura dimagrante per lo Stato passa per un confuso programma di riduzione del patrimonio pubblico (non si capisce se si intenda dismetterlo o darlo in gestione)  e soprattutto per  l’idea che ciascuna Regione trattenga il 75% delle tasse versate dai propri cittadini e che col denaro preso a prestito dalla Bce le banche italiane possano solo finanziare famiglie e imprese (e non, come accade invece nella maggioranza dei casi, comprare titoli di Stato).

Primo a lanciare l’idea di rimborsare i debiti del pubblico verso il privato con ulteriore debito, attraverso l’emissione di titoli di Stato, l’aspirante futuro ministro del Tesoro Silvio Berlusconi sostiene un ammorbidimento dei criteri di Basilea III (avversati anche dalle banche e slittati al 2014) per ridurre il quantitativo di riserve che le banche devono detenere per concedere prestiti, così da agevolare l’accesso al credito delle imprese. L’impegno a “dimezzare i costi della politica” si concretizza nel sostenere l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. L’abolizione delle Province è un dejà vu: incluso nel programma elettorale dell’allora candidato premier  Berlusconi nel 2008, il proposito è subito stato abbandonato anche per l’opposizione della Lega.
 
Fare - Il movimento di Oscar Giannino vuole ridurre la spesa pubblica del 6% in 5 anni e per centrare questo obiettivo punta sull’abolizione delle Province e sulla riduzione del numero dei parlamentari (630 deputati e 315 senatori oggi), nonché sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Altrettanto essenziale a tale disegno è una revisione del sistema pensionistico tassando le superpensioni, quelle cioè di importo superiore ai 3-4000 euro mensili.
Accanto all’abolizione dei sussidi alle imprese – sulla falsariga di quanto anche Confindustria si è detta disposta ad accettare in cambio di una minor pressione fiscale – Fare propone misure per migliorare il rapporto costi/benefici della pubblica amministrazione attraverso un miglioramento delle perfomance della stessa PA: disincentivi a ingolfare i tribunali con cause pretestuose e criteri di misurazione della capacità del personale del settore scolastico e sanitario.
 
Movimento 5 Stelle - Il movimento capeggiato dal comico Beppe Grillo si prefigge di combattere gli sprechi attraverso l’abolizione di province e finanziamento pubblico ai partiti, la digitalizzazione delle procedure amministrative, ma nel contempo sostiene una che la mobilità deve essere garantita dal pubblico anziché affidata al privato e che la sanità deve essere pressoché interamente gratuita (quella pubblica) , con divieto per chi esercita la professione medica in strutture pubbliche di svolgere attività medica autonoma in privato.
 
Rivoluzione civile - Ribadendo il “valore universale della scuola” e la volontà di “rafforzare il sistema sanitario”, il partito che sostiene il magistrato in aspettativa Antonio Ingroia chiede già nel suo manifesto programmatico una revisione in sede europea del Fiscal compact. Il partito è schierato per l’abolizione sia del finanziamento pubblico ai partiti che delle province.

Carlo Sala
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