Elezioni 2013, i 5 partiti/coalizioni su fisco, crescita, spesa pubblica
Imu, patrimoniale, finanziamento pubblico ai partiti, liberalizzazioni e tutto quello che riguarda fisco, crescita e spesa pubblica nelle proposte politiche in lizza per le prossime elezioni
di Carlo Sala 4 feb 2013 ore 10:00INFOGRAFICA - Fisco, le posizioni dei partiti
Imu - Sulla prima casa la vogliono abolire praticamente tutti tranne Bersani e Giannino: il primo vuole esentare solo i titolari di immobili con reddito fino a 500 euro al mese (Sel concorda e chiede che l’Imu vada tutta ai Comuni); il secondo propone di rivedere a favore dei Comuni la ripartizione tra enti-locali e Stato del gettito che l’imposta assicura. Oltre all’abolizione per il futuro dell’imposta, Berlusconi ha proposto la restituzione ai cittadini delle somme versate nel 2012.
Riduzione di Irap e Irpef - L’alleggerimento del prelievo fiscale sulle attività produttive è tra gli obiettivi da Lega/Pdl, Monti-Udc-Fli e Fare ma non degli altri partiti. L’alleggerimento dell’Irpef è un obiettivo che solo Giannino e Monti si prefiggono, mentre Pdl/Lega e Bersani parlano di una revisione del sistema di 5 aliquote attualmente in vigore; sostenitrice di Bersani, Sel si prefigge “l’allargamento della base imponibile dell’Irpef per comprendere i redditi tassati con aliquota sostitutiva” e una no tax area calcolata in funzione dei figli a carico.
Tassa patrimoniale - E’, confusamente, presente nei programmi solo di Bersani, Monti e Ingroia. Bersani l’ha di fatto ridotta in un aumento dell’Imu sugli immobili di valore superiore a 1,5 milioni di euro. Sel, alleata di Bersani, vuole “l’introduzione, al pari della dichiarazione dei redditi, anche di quella per il patrimonio, così da rendere più rapidi ed efficaci i controlli sulla eventuale discrepanza tra reddito e patrimonio, chiaro indice di possibile evasione”.
Cuneo fiscale - La riduzione del peso del prelievo fiscale sul lavoro non trova attenzione e proposte da parte di Ingroia e Grillo.
Lotta all’evasione fiscale - Tutto quanto sia sottratto al fisco – dai profitti leciti ma non dichiarati a quelli tout court illeciti come i proventi di corruzione e criminalità – è nel mirino di tutti gli schieramenti in lizza, ma Pdl e Lega spiccano per la tiepidezza in materia.
Privatizzazioni - La parziale dismissione del patrimonio immobiliare detenuto dall’amministrazione pubblica, così da alleggerire i costi e fare cassa, è condivisa da tutti i competitors, tranne che da Rivoluzione civile, che sul punto non si pronuncia.
Abolizione del finanziamento pubblico ai partiti - Non è tra gli obiettivi di Bersani e Ingroia; Rosy Bindi, presidente del Pd, ha anzi apertamente difeso l’idea che i partiti godano di risorse pubbliche.
Misure per la crescita - Bersani, Monti e Pdl/Lega propongono sgravi per l’innovazione e/o il turismo. Pdl/Lega propongono di compensare i crediti e i debiti che i privati vantino nei confronti dell’amministrazione pubblica (compensazione possibile attraverso il riconoscimento di un credito d’imposta per la misura in cui l’avere del privato nei confronti dell’amministrazione pubblica supera il dare). Le liberalizzazioni dei servizi piacciono a tutti, meno che a Grillo e Ingroia.
INFOGRAFICA - Crescita, le posizioni dei partiti
Europa - La permanenza nell’euro trova scettico soltanto Grillo, mentre Berlusconi inclina piuttosto verso l’idea che sia la Germania ad abbandonare la moneta unica. Paradossalmente, Grillo è insieme a Bersani e Giannino tra quelli che più invocano una maggior integrazione politica, economica e fiscale tra i Paesi della Ue e dell’Eurozona (alleata di Bersani, Sel vuole la rinegoziazione del Fiscal Compact); mentre Berlusconi e Monti si preoccupano soprattutto (anzi gareggiano tra loro) di apparire come difensori del ruolo dell’Italia rispetto all’Europa e, segnatamente, alla Germania. Bersani, Lega/Pdl e Giannino sono anche dell’idea che l’Italia debba impegnarsi in sede europea per arrivare all’emissione di Eurobond (che comporterebbero di fatto una condivisione a livello dei debiti dei singoli Stati dell’Eurozona).
Carlo Sala
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