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Cos’è la deflazione

E’ la riduzione generalizzata e prolungata del livello dei prezzi. Effetti positivi, pochi. Effetti negativi, molti e pericolosi, soprattutto in un contesto economico recessivo come quello attuale

di Marco Delugan 12 nov 2013 ore 09:53

deflazione

Con deflazione si intende riduzione generalizzata e prolungata nel tempo del livello dei prezzi, da non confondere con la disinflazione che è il rallentamento della crescita dei prezzi. Se nel breve periodo l’inflazione diminuisce il potere d’acquisto del denaro, la deflazione ne provoca un aumento, ma non è sempre detto che questo aumento abbia effetti positivi sull’andamento dell’economia. L’effetto complessivo dipenderà da tanti fattori, ma soprattutto dalle cause e dal contesto economico in cui la deflazione si realizza.

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La deflazione può derivare da diverse cause. E’ possibile che il calo dei prezzi derivi dall’introduzione di nuove tecnologie o dal mutamento della regolamentazione dei mercati che porti a maggiore concorrenza. In questo caso è un fenomeno positivo e può portare ad un aumento della domanda da parte dei consumatori che può generare a sua volta un ciclo positivo per tutta l’economia. Diversa è la situazione se la diminuzione dei prezzi si realizza in un contesto di recessione economica. In questo caso è un fenomeno pericoloso perché le imprese, trovandosi di fronte a entrate e margini in calo, finiscono col ridurre investimenti e occupazione, provocando direttamente e indirettamente una nuova riduzione della domanda di consumi. Tutto questo può spingere l’economia in una pericolosa spirale recessiva di difficile soluzione.

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Quando alla deflazione si accompagna una flessione dei profitti aziendali, è possibile che anche le quotazioni dei titoli azionari scambiati in Borsa si riducano. Per chi ha investito parte dei suoi risparmi in azioni, questa non è una cosa positiva perché può portare alla riduzione, anche reale, del valore di quella parte di risparmi.

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In uno scenario di deflazione, che comporta l’aumento del potere d’acquisto del denaro, abbiamo visto che è possibile che sia i privati che le aziende tendano a rimandare gli acquisti di tutti quei beni e servizi che non sono necessari nell’immediato per il mantenimento dello stile di vita e del ritmo di produzione usuali. Questo può creare però una flessione dei consumi dei così detti beni durevoli, che comportano esborsi importanti, e degli investimenti, nell’attesa che i prezzi calino ancora. Ma se il denaro resta fermo il sistema del credito ne risente e uno dei possibili effetti è il rialzo dei tassi di interesse, fenomeno che può creare ancora più problemi ad un’economia già in difficoltà.

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Altro problema rilevante generato dalla deflazione in un contesto di recessione economica è che di fronte ad una flessione di redditi e profitti, e di conseguenza di gettito fiscale per lo Stato, i tassi di interesse sui debiti già contratti non cambiano; e così pagarli diventa più difficile.

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Il rapporto deficit/Pil, uno dei più osservati dalla Comunità Europea, anche se il suo utilizzo per giudicare la bontà della gestione delle finanze pubbliche appare sempre più controverso, è calcolato a prezzi costanti. Con un Pil reale stabile, la deflazione porta ad una riduzione del denominatore, e al peggioramento del rapporto stesso con possibili ripercussioni negative sulla spesa pubblica.

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Un possibile rimedio alla deflazione spesso attuato dalle Banche Centrali è aumentare la quantità di moneta che circola nel sistema. Gli strumenti più utilizzati sono la diminuzione del tasso di interesse sui prestiti interbancari, e la “promessa” di mantenere i tassi a livelli bassi per un periodo prolungato (forward guidance) con la speranza di generare un’attesa di inflazione che possa far riprendere gli investimenti. Terzo strumento è il “quantitave easing“, che consiste nella creazione di denaro poi dedicato all’acquisto di titoli pubblici e privati.

Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.
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