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Salario minimo per tutti, sogno o realtà?

Si chiama Sia, "sostegno per l'inclusione attiva". E la proposta al vaglio di un gruppo di esperti creato appositamente dal ministero del Lavoro. L’importanza di una misura di sostegno al reddito per contrastare la povertà

di Erica Venditti 27 set 2013 ore 11:54
La proposta è giunta al Senato dal ministro del welfare Enrico Giovannini, l’idea del salario minimo nasce fondamentalmente per due ragioni in primo luogo da un’esigenza oggettiva, sono in aumento le famiglie in gravi condizioni economiche e di povertà che avrebbero bisogno, dunque, di un sostegno al reddito.

Gli ultimi dati sulla povertà in Italia sono effettivamente allarmanti sono all’incirca 5 milioni le persone in povertà assoluta, e 9,5 milioni in povertà relativa, il 12,7% delle famiglie.

Che cosa si intende per povertà assoluta? Indica l'incapacità di acquisire i beni e i servizi, necessari a raggiungere uno standard di vita minimo accettabile nel contesto di appartenenza. La povertà relativa, invece, è per definizione un indicatore che segnala le difficoltà economiche delle persone nella fruizione di beni e servizi in rapporto al livello economico medio di vita dell'ambiente circostante.

LEGGI ANCHE: Quasi 5 milioni di italiani in condizione di povertà assoluta

In secondo luogo la misura si renderebbe necessaria al fine di colmare una carenza nel sistema di protezione sociale italiano, che attualmente, a differenza della quasi totalità dei paesi europei manca di uno strumento universale di contrasto alla povertà.

La proposta al vaglio di un gruppo di esperti creato appositamente dal ministero del Lavoro è il Sia, l'acronimo indicherebbe appunto un "sostegno per l'inclusione attiva".

Il Sia, precisano gli esperti, "é un sostegno rivolto ai poveri, identificati come tali da una prova dei mezzi"; fondamentale quindi anche l'implementazione dell'imminente riforma dell'Isee, affinché siano effettivamente i bisognosi quelli a poter usufruire della misura pensata come sostegno al reddito e non coloro che apparentemente poveri, in quanto evasori fiscali, hanno in realtà i mezzi a disposizione per compiere una vita più che dignitosa.

L’importo dell’assegno dipenderà dalle effettive esigenze del nucleo famigliare, dal numero dei componenti, nonché dalle differenze territoriali del costo della vita, non è «un reddito di cittadinanza universale incondizionato», ma «un programma di inserimento sociale e lavorativo». L'erogazione del sussidio sarà in particolar modo accompagnata da una sorta di patto di inserimento che i beneficiari dovranno stipulare con i servizi sociali locali, il cui rispetto sarà condizione necessaria per la fruizione. Le attività di inserimento sono considerate uno strumento di inclusione e di attivazione sociale.

Potranno accedervi sia i cittadini italiani, quanto gli immigrati, il Sia è infatti una misura nazionale con lo scopo di garantire un sostegno al reddito a tutti coloro che si trovano in forte difficoltà economica ed occupazionale, residenti sul territorio nazionale da almeno due anni.

L’Ammontare delle prestazioni sarà pari alla differenza tra la misura delle risorse economiche del nucleo famigliare e il livello di riferimento per la soglia di povertà. L’idea di base del Sia è quello d’affidare all'Inps il controllo dell'ammissibilità, in base alla valutazione della condizione economica, e l'erogazione del sussidio. Mentre per accogliere le domande dei beneficiari e definire le condizioni per l'accesso nei piani personalizzati ci si affiderà, se la proposta diverrà realtà, ai comuni o ai centri per l'impiego.

A regime sono previsti circa 8 miliardi di euro
, che potrebbero diminuire in caso di ripresa economica, la cifra è stata considerata con lo scopo di raggiungere ed aiutare almeno il 6% delle famiglie.

Si spera che il Governo riesca a trovare i Fondi, spesso ricercati per operazioni molto meno “nobili”, al fine di ridare la giusta speranza a tutte quelle famiglie che stanno attraversando una fase della propria vita negativa a livello economico.

Erica Venditti
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