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Cos’è il FinTech? Di cosa si occupano le società della FINancial TEChnology?

Le macchine e i loro algoritmi hanno migliorato molte delle attività prima demandate all’uomo. L’industria finanziaria non ne ha fatto eccezione, con l’affermazione deflagrante del comparto del FinTech. Ecco cos'è

di Redazione Soldionline 20 mag 2019 ore 08:53

fintechIn questi anni le nuove tecnologie hanno travolto, in modi casi stravolto, le nostre vite. Le macchine e i loro algoritmi hanno migliorato molte delle attività prima demandate all’uomo, con evidenti risultati di efficienza – in termini di tempi e costi – e di efficacia. L’industria finanziaria non ne ha fatto eccezione, con l’affermazione deflagrante del comparto del FinTech.

Ma cos’è il FinTech e come si declina?

 

UNA DEFINIZIONE DI FINTECH

FinTech, acronimo delle prime sillabe di FINancial TEChnology, è il segmento che raggruppa le imprese che forniscono prodotti e servizi finanziari attraverso le nuove tecnologie digitali. Queste aziende sono tipicamente delle startup, ossia società appena formatesi o comunque esistenti da poco tempo, il cui obiettivo è innovare servizi tradizionali esistenti tramite nuovi paradigmi.

Sono aziende FinTech – ad esempio – quelle che offrono servizi di investimento basati su algoritmi, quelle che gestiscono i pagamenti digitali, quelle che sviluppano applicazioni legate alle valute elettroniche (come le criptovalute) o quelle che realizzano tecnologie relative al settore assicurativo (le cosiddette “InsurTech”) o regolamentario (chiamate “RegTech”).

 

FINTECH: LE AREE DI ATTIVITÀ TIPICHE

Ma cosa sviluppano, operativamente, le società FinTech? Le aree di attività tipiche di questa tipologia di aziende sono molteplici.

Senza la pretesa di poter esaurire l’universo delle dimensioni possibili (non finito, data la natura innovativa del settore) le FinTech sono attive:

  • nel campo dei pagamenti digitali e non,
  • nel money management, ossia le tecniche di gestione del denaro,
  • nel wealth e asset management, ossia nel campo della gestione/investimento dei risparmi (robo advisor),
  • nel capital marketing e trading, cioè nella compravendita di strumenti sui mercati finanziari,
  • nel lending, ossia nei prestiti e/o nei mutui (spesso attraverso canali social e piattaforme peer to peer),
  • nel crowdfunding, cioè nell’investimento nel capitale di progetti o società non quotate,
  • nell’assicurativo (le InsurTech già citate),
  • nell’ambito regolatorio (le RegTech già citate),
  • nel settore della sicurezza.

I modelli non sono solo orientati al B2C (cioè da azienda a consumatore finale) ma anche B2B, ossia da un’azienda verso un’altra azienda.

 

FINTECH, LE TECNOLOGIE UTILIZZATE

Le società attive nel campo della financial technology utilizzano per la loro attività le innovazioni tecnologiche più recenti e all’avanguardia.

Ma quali sono quelle maggiormente utilizzate? Oltre le più tipiche in ambito digitale - come le piattaforme web o social – tra le tecniche maggiormente impiegate ci sono l’analisi dei big data, l’intelligenza artificiale, la blockchain e i sistemi DLT (distributed ledger technology, ossia di registri condivisi), l’internet of things (cioè l’internet delle cose) e molte altre tecnologie emergenti.

 

IL FINTECH IN ITALIA

E in Italia? Da sempre una nazione tipicamente arretrata tecnologicamente, il nostro paese mostra invece in questo comparto segnali di una certa vitalità. Secondo il più recente Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano sono almeno 11 milioni gli italiani (il 25% della popolazione totale fra i 18 e i 74 anni) che hanno provato almeno una volta ad utilizzare un servizio di Fintech. Questo dato, riferito al 2018, evidenziava un incremento del 54% rispetto all’osservazione dell’anno precedente.

Cresce anche in Italia, in modo costante, il numero di coloro che hanno provato almeno un servizio Fintech o Insurtech e, soprattutto fra i più giovani, di coloro che si affidano anche ad altri attori oltre alle tradizionali banche e assicurazioni.

 

LE FINTECH? CONCORRENTI (O ALLEATI?) DEI COLOSSI TRADIZIONALI

È oggettivo che le società del comparto FinTech rappresentino per l’industria tradizionale una potenziale minaccia. La tecnologia, con la sue efficienze, le sue economie di scala e i suoi funzionamenti oggettivi, è prevedibilmente "disruptive" – come si usa dire per un’innovazione dirompente – per le grandi istituzioni finanziarie caratterizzate da strutture mastodontiche e tempi di implementazione del cambiamento più inevitabilmente lunghi.

Consci di questa situazione molti colossi istituzionali stanno correndo ai ripari. Investendo maggiormente in innovazione, in alcuni casi, o cercando un’integrazione con le aziende del FinTech, in altri casi. Della serie “si non potes inimicum tuum vincere, habeas eum amicum” (se non puoi batterle, alleati con loro) si tentano le cosiddette Fintegration, cioè le integrazioni con le FinTech, che si esplicitano:

  • acquisendo tutta la società startup,
  • entrando nel capitale della FinTech,
  • perseguendo accordi di natura più commerciale.

Aprirsi presto all’innovazione, per le grandi istituzioni tradizionali, è essenziale non solo per evitare la concorrenza delle FinTech stesse, ma anche per contrastare le minacce che potrebbero presto arrivare dalle grandi società digitali internazionali. Che grazie alle loro attività core hanno già a disposizione basi utente decisamente ampie e profilate.

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