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EkaBank: un sistema di credito sulla fiducia, in cosa consiste?

Si sta diffondendo anche in Italia Ekabank, un sistema di credito che si basa sulla fiducia e senza interessi. La panacea alla stretta creditizia delle banche o un altro inganno a scapito dei consumatori?

di Erica Venditti 3 mag 2013 ore 14:52
Sul mercato mondiale è arrivata EkaBank. Seppur il nome possa trarre in inganno, non si tratta di una banca, ma di un sistema di credito comunitario universale formato da conti intestati agli utenti che accettano le sue regole e ne approvano i suoi principi fondamentali. Si tratta di un sistema che non ha scopi di lucro e si fonda unicamente sulla responsabilità e sull’autocontrollo dei partecipanti.

Ha già un patrimonio di 200 miliardi di euro e permette agli utenti registrati di richiedere prestiti senza pretendere in cambio né garanzie né costi. Registrandosi, viene infatti fornito un conto a cui si può accedere liberamente e in modo gratuito. Si gestisce tramite browser, accedendo attraverso le proprie credenziali, username e password, scelte nel momento in cui si effettua la registrazione.

Da quel momento gli utenti fanno parte di un circuito che permette loro di trasferire soldi solo all’interno del sistema. Ad esempio, se voglio acquistare un'auto e chiedo un prestito di 10.000 euro, è necessario che chi me la vende abbia anche lui un conto su EkaBank, perchè il denaro di fatto viene smaterializato e si può spostare solo fra i vari conti Eka Bank. I servizi sono totalmente gratuiti e vi possono accedere persone da ogni parte del mondo, ciò che rende unica questa “banca non banca” è che permette il credito senza interessi e senza spese. Non viene regalato nulla, viene concesso un prestito di qualsiasi importo sulla fiducia ad un cittadino che ritiene di poterlo restituire.

Il sistema alla base di Ekabank è abbastanza semplice
: i partecipanti possono pagare e ricevere denaro senza interessi e nella valuta che preferiscono, funziona come se si trattasse di un’unica banca mondiale, non ha bisogno né di riserve, in quanto i prestiti risultano indipendenti dai depositi, né quindi di clearing house, una struttura centralizzata dove confluiscono i contratti di compravendita non trattati normalmente dai mercati azionari e dove viene assicurata la corretta esecuzione dei mercati stessi, in cui viene quindi garantita la solvenza dei contratti.

Naturalmente però l’importo e i termini del rimborso devono essere ragionevolmente basati sulla buona fede del consumatore che ne fa esplicita richiesta. Ekabank concede prestiti ad imprese, consumatori, lavoratori, a chiunque preveda di poter rendere il denaro richiesto lavorando e producendo beni o semplicemente prestando servizi.

I conti Ekabank sono aperti sul sistema di pagamenti KyberPay nella valuta che gli utenti preferiscono e denominati in grammi di platino (999/1000), uno dei beni più rari e meno svalutabili, affinché non si disperda il potere di acquisto del denaro disponibile sul conto in caso di inflazione.

Il sistema pare dotato di strumenti di verifica e di tutela in modo da evitare errori e frodi.  La richiesta di prestito dovrà infatti seguire determinati protocolli, il richiedente potrà farne esplicita richiesta attraverso il sito www.ekabank.org e dovrà aver cura di indicare, al momento della domanda, l’importo, la destinazione ed entro quanto effettuerà il rimborso.

La struttura che gestisce Ekabank, deciderà, quindi, se concedere o meno il prestito, in caso di concessione, il richiedente vedrà l’importo accreditato direttamente sul conto EkaBank che l’utente avrà aperto, e dovrà essere rimborsato entro e non oltre i termini indicati dall’utente al momento della richiesta. Sebbene non si tratti di una vera e propria banca, è chiaro che coloro che richiedono un prestito pattuiscono, comunque, una sorta di contratto a cui devono tenere fede, al fine di non divenire insolventi.

Il prestito EkaBank costituisce infatti un debito dell’utente Ekabank nei confronti del sistema EkaBank
, ed il gestore potrà quindi optare, in caso di inadempienza “contrattuale” per una specie di recupero crediti, lo stesso conto EkaBank intestato all’utente rappresenta la prova del suo eventuale debito.

Chi ha già un debito, e quindi ha una storia creditizia complessa, deve dimostrare la sua affidabilità, rimborsando prima il debito precedente, per poter accedere ad uno nuovo, a meno che sia EkaBank, che per qualche motivo, decida di prorogare il termine di rimborso oppure per la remissione parziale o totale del debito, che nel canale tradizionale del credito ricorda il conosciuto “consolidamento debiti”.

EkaBank si fida dei suoi clienti, fino a prova contraria, quindi presuppone onestà e lealtà da parte dei richiedenti, un sistema di algoritmi verifica, inoltre, la puntualità della gestione dei conti EkaBank.

Inoltre non si stabilisce un “vincolo a vita” entrambe le parti sono infatti libere di chiudere il conto; l’utente, ad esempio perché non è ha più bisogno o preferisce rivolgersi altrove, EkaBank perché mal tollera le inadempienze ripetute degli utenti.

I protocolli SSL di comunicazione amministrano i dati senza che vi sia alcun pericolo di intrusioni. In caso di insolvenze le eventuali mancanze saranno coperte con il patrimonio EkaBank, dunque, un sistema che viene descritto come sicuro.

La filosofia che sta dietro questo nuovo sistema è che si desidera prestare denaro a chi si impegna a produrre ricchezza entro i limiti di sostenibilità della natura
. Ekabank si fonda unicamente sulla fiducia che si dà agli utenti, ponendosi in netto contrasto con le banche, che richiedono sempre maggiori garanzie per concedere qualsivoglia prestito e per giunta a tassi di interessi elevati. Da qui siamo certi nasce l’interesse e la curiosità di molte persone verso EkaBank.

Sarà però tutto vero? Vista così sembrerebbe una vera panacea alla stretta creditizia delle Banche, ad oggi però il sistema Ekabank appare ancora un po’ nebuloso, i dubbi restano molti sulla sua effettiva applicabilità, i soldi non possono comunque circolare al di fuori del sistema, quindi è una sorta di liquidità virtuale, un po’ come il gioco del monopoli, quando si era bambini.

L’Italia avrebbe bisogno di un’idea così brillante per uscire dall’impasse economico in cui si trova e che costringa le banche a cambiare approccio nei confronti dei propri clienti. Ma di certo non avrebbe bisogno di un ulteriore truffa, un inganno, che potrebbe portare, tutte le persone che ci stanno credendo, a peggiorare ulteriormente la propria condizione economica.

L’innovazione spesso va a braccetto con il rischio, e qui si tratta di capire, chi se la sente di rischiare i propri soldi. È vero che talvolta, come dice un proverbio inglese “Only the brave” (solo i coraggiosi) raggiungono gli obiettivi e le mete prefissate, ma le perplessità permangono, che alla fine non sia meglio poco che niente?

LEGGI ANCHE: Jak Italia, la banca senza interessi

Erica Venditti
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