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TFR: in azienda o ai fondi pensione?

Vista la sua situazione lavorativa l’iscrizione ad un Fondo aperto mi sembra la più ragionevole.

di Federico Nicastro 4 ago 2011 ore 09:20
Domanda

Salve,
mi chiamo Stella, età 29, appena assunta a tempo indeterminato come impiegata presso una società di gestione dei rifiuti urbani secondo i requisiti previsti dal CCNL per il settore igiene ambientale aziende private. Mi si chiede quindi di scegliere la destinazione del mio TFR. Mi sono informata la riguardo ma sono ben consapevole che la cosa migliore da fare sarebbe rivolgersi personalmente ad un professionista quale lei è, e le chiedo perciò un consiglio spassionato e ovviamente soggettivo sulla decisione da prendere.

La mia aspettativa di vita è lunga (almeno così si spera), l’azienda è sì privata, ma (in parole povere) è il comune che pagherà il mio stipendio (a vita) in quanto la gestione dei rifiuti urbani funziona tramite appalto, e tenendo conto che le aziende appaltatrici cambiano in continuazione a brevi intervalli di tempo, c’è la concreta e reale certezza che ad un’entrata a vita si aggiungeranno numerose “liquidazioni”.

Che cosa fare quindi?

Investire in azienda mi sembra l’ultima scelta da fare data la situazione prima descritta, mentre invece sarei più propensa verso fondi pensionistici aperti col contributo dell’azienda.

Mi sembrano i migliori in termini di rendimento grazie sia al contributo dell’azienda che ai livelli di tassazione che risulta essere molto più bassa di quella sul Tfr; anche se, da quanto ho capito, maggiore è la prospettiva di vita e meno si guadagna, oltre al fatto che investire risulta sempre rischioso. A ciò si aggiunge il “problema” che la scelta di una previdenza complementare costituita dal fondo è irreversibile: per 30 anni non vedrei mai quei soldi...

So di averla inondata di informazioni miste a pensieri personali, ma spero comunque di averle dato un quadro indicativo della mia situazione tale da poter esprimere un giudizio al riguardo. Data la mia grande confusione attendo quindi con ansia una sua risposta, sempre se vorrà essere così gentile da fornirmela...

Ringraziandola in anticipo per il tempo dedicatomi, le invio i miei più cordiali saluti.

Con Stima,
Stella.

Risposta

Buongiorno.

L’opzione di cui lei mi parla, ovvero l’iscrizione ad un Fondo aperto, mi sembra ragionevole. Mi spiego meglio. I Fondi aperti, istituiti direttamente da banche, compagnie di assicurazione o società di gestione risparmio, attraverso l’adesione in forma individuale o collettiva, a seguito di accordi collettivi anche aziendali, hanno un regolamento che è sottoposto all’approvazione della Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (Covip). La Covip è chiamata a vigilare sull’osservanza e il rispetto di regole fondate su criteri di prudenza che permettono di tutelare gli interessi degli iscritti. Pertanto, per quanto riguarda i rischi, questi devono essere necessariamente “controllati” e “calcolati”. Per ciò che concerne invece i suoi dubbi sul fatto che il capitale investito (composto solo dal TFR o anche da una sua quota personale) non possa essere più a sua disposizione se non nel momento in cui accede al pensionamento, la posso in qualche modo tranquillizzare, perché in alcuni casi si possono ottenere anticipazioni della posizione maturata:

-- 1) dopo 8 anni di iscrizione, per un importo non superiore al 75%, per l’acquisto della prima casa per sé o per i figli, per interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, risanamento restauro o ristrutturazione (in questi casi la tassazione, al netto dei redditi già assoggettati a imposta, avviene con una ritenuta del 23%);
-- 2) dopo 8 anni di iscrizione, per un importo non superiore al 30%, per ulteriori esigenze (la tassazione è uguale a quella prevista per la prima casa).
-- 3) in qualsiasi momento, per un importo non superiore al 75%, per spese sanitarie per gravissime situazioni personali, del coniuge o dei figli, o per terapie e interventi straordinari certificati da pubbliche autorità (la tassazione, al netto dei redditi già assoggettati a imposta, avviene con una ritenuta del 15%);

Le anticipazioni ricevute le può reintegrare in qualsiasi momento. Inoltre, dopo due anni di iscrizione, può decidere di trasferire l’intera posizione presso un’altra forma pensionistica complementare, collettiva o individuale. Se però trasferisce il suo capitale da un fondo pensione negoziale ad una forma individuale perde il diritto all’eventuale contributo del datore di lavoro a meno che non sia previsto diversamente dagli accordi o contratti collettivi applicati al rapporto di lavoro. Inoltre, anche se in futuro dovesse cambiare settore di attività lavorativa, può ugualmente trasferire la sua posizione individuale.

Ebbene, per quanto detto, e viste le caratteristiche di “elasticità” che il Fondo aperto possiede, mi sentirei, fossi in lei, di assecondare questa idea di investimento, con capitale composto da TFR, da un contributo aziendale se previsto nel regolamento del Fondo e all’occorrenza da una sua quota personale. Le consiglio però di scegliere, tra le varie possibilità di investimento che le verranno offerte, sempre quelle meno rischiose e a “capitale garantito”.

Sperando di esserle stato di aiuto, le porgo cordiali saluti.

Federico Nicastro

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