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Meglio fondi immobiliari o etf?

E’ più valido un piano di investimento bilanciato con fondi mobiliari oppure con etf?

di Lucio Sgarabotto 27 apr 2011 ore 12:29
Domanda

Buongiorno,
volevo sapere se secondo lei è più valido un piano di investimento bilanciato di una certa % di portafoglio con durata 4/5 anni con fondi mobiliari o con etf?
Conosco già le differenze tra i due strumenti e so che i fondi hanno costi di gestione e commissioni più elevate (anche se utilizzando piattaforme di broker e banche on-line questi costi di entrata/uscita si limitano molto) mentre gli etf hanno costi più bassi e sono fondi passivi legati ad un indice sottostante quindi in teoria limitati come performance rispetto ad una eccellente gestione di fondi; purtroppo non avendo mai investito nel lungo medio-periodo su etf, non so se la doppia fiscalità di questi prodotti abbatta molto le performance rispetto ai fondi che hanno invece fiscalità normale al 12,5%.
Quindi mi trovo a valutare soprattutto l’aspetto fiscale dei due strumenti prima di fare l’investimento che mi sembra sotto questa veste nettamente a sfavore degli etf che magari in 5 anni potrebbe avere un capital gain delta NAV che mi abbatte le plusvalenze eventuali anche di un 10/20% rispetto lo stesso investimento fatto con fondi;
Lei cosa ne pensa ? Avete dei confronti di serie storiche etf/fondi a livello fiscale? mi può dare un suggerimento?

Cordiali saluti

Risposta

Lei pone un problema di non facile soluzione, ma parte da presupposti non del tutto corretti che vediamo subito di chiarire.

Gli ETF, a differenza di quanto spesso si sente dire, non hanno una doppia tassazione, ma sono tassati in due modi diversi, in quanto producono sia guadagni (o perdite) da capitale, sia redditi diversi. Le spiego con un esempio: supponiamo di acquistare un ETF al prezzo di 100 (P1) con il valore ufficiale della quota a fine giornata pari a 101 (VLQ1) e di rivenderlo successivamente a 112 (P2) con valore ufficiale della quota pari a 110 (VLQ2). La plusvalenza sarà data dalla differenza tra P2 e P1, cioè 12. Se avessi acquistato un titolo azionario tale plusvalenza andrebbe a costituire reddito diverso e pagherei un’imposta pari al 12,5% della plusvalenza, cioè 1,50 €.

Il calcolo della plusvalenza con l’ETF è più complicato e bisogna eseguirlo in due fasi:
la differenza tra i valori ufficiali VLQ2 – VLQ1 pari a 9 che costituisce ai fini fiscali reddito da capitale e la differenza tra i due prezzi P2 – P1 detratta la differenza tra valori ufficiali, cioè P2 – P1 – (VLQ2 – VLQ1) = 12 – 9 = 3 che costituisce redditi diversi. La plusvalenza è la stessa vista per il titolo azionario (9+3=12 data dalla somma dei due tipi di reddito), l’aliquota fiscale è ancora del 12,5% e l’imposta sempre pari a 1,50 €. L’unica differenza sta nel diverso trattamento della parte di plusvalenza che si riferisce a redditi diversi sulla quale non mi dilungo, ma che generalmente influisce molto poco sui rendimenti finali dell’investimento in ETF.

La fiscalità è pertanto un falso problema per cui la decisione se fare un piano di investimento in ETF o fondi dovrebbe dipendere, a mio avviso, da altri aspetti.

Gliene indico due: l’incertezza e i costi.

Che cosa farà l’ETF lo sappiamo da subito: si comporterà esattamente come l’indice di riferimento; non darà sorprese, non farà né meglio né peggio. Il fondo invece è nelle mani di chi lo gestisce: se è bravo potrà compensare i maggiori costi di gestione, altrimenti al danno si unirà la beffa. Tenga presente che non è facile trovare un gestore che nell’arco di 4-5 anni riesca a battere il benchmark e può sempre dare sorprese (negative spesso, positive talvolta).

Per quanto riguarda i costi sono sicuramente a vantaggio dell’ETF i costi di gestione annui, sono però generalmente molto più elevati i costi per l’acquisto del fondo a gestione passiva. Sono infatti da mettere in conto sia i costi di intermediazione della banca, sia lo spread denaro-lettera, tanto più elevato quanto meno liquido è l’ETF. A queste spese sono da aggiungere quelle che la banca si fa di solito pagare per investire in modo automatico in piani di accumulo.
Concludendo, visti gli elevati costi per l’acquisto periodico di ETF, specialmente se la cifra da investire non fosse elevata, se individua un fondo ben gestito che soddisfa le sue esigenze io propenderei per l’acquisto di quest’ultimo, altrimenti sicuramente un ETF, cercando di limitare al minimo le commissioni.

Cordialmente
Lucio Sgarabotto
lucio.sgarabotto@gmail.com

Consulente finanziario indipendente fee only
Consulenza a Privati, Aziende, Pubblica Amministrazione
Associato Nafop (Associazione nazionale dei consulenti finanziari indipendenti fee only)

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