In morte di un consumatore
Il signor Donato, consumatore generoso, è stato trovato morto nel suo appartamento. La Polizia indaga, e un giornalista ficcanaso…
di Marco Delugan 1 dic 2008 ore 10:36La porta chiusa, dentro gli inquirenti in bianche livree si danno un gran da fare. Fuori, la gente: ‘Massimiliano? Ma quale Massimiliano, mi pare Mario. Forse. Ecco, Donato! Poveraccio. Era uno di noi: la vita spesa a fare la spesa. Ma chi, Donato er Mollica? Porcoggiuda, era 'n pezzo de pane. Al terzo piano le voci si rincorrono, e nello scendere le sento salire.’
E’ morto l'acquistone, quello che comprava tutto’, mi sorridono ammiccando le due bruttine stagionate dirimpettaie del cadavere.
Prendo al volo l'ammicco: "In morte di un consumatore", mi sembra okkei per il pezzo.
Davanti alla guardiola una voce mi rincorre. ‘Un giornalista che vuol sapere di Donato, vero? Si ricorda tempo fa la pubblicità alla televisione del Tizio che, uscendo dal negozio con le buste in mano, riceveva grazie da tutti quelli che passavano? Beh, quello era lui. Qui da noi per quel fatto aveva firmato addirittura autografi. Gli avevano detto che quella reclame significava che se si compra si produce la ricchezza, per questo è importante. C'aveva creduto e ne faceva una missione, come i preti. Mi ricordo, diceva: così si fa il Pil! E per fare 'sto Pil tutti i giorni mi toccava portargli su, fino al pianerottolo, 'sti pacchi di roba comprata e poi 'buongiorno' e 'buonasera' e niente di più. Poveraccio però!’
Mi svincolo e da presso mi lascio risucchiare da un drappello di condomini sulla porta che parlottano: 'si è suicidato', biascica un giovanottone di un metro e novanta.
Un inquirente, la per indagare, con aria inquisitoria si frappone ai convitati. Ficca il naso, storce la bocca, squadra pure me e: 'probabilmente mente!'
Nel silenzio sbigottito che accompagna quella sentenza un rumore, anzi due, uno sbattere di porta e poco dopo, in fondo all'androne, la frenata dell'ascensore. Ne esce una figura in controluce, un colonnello dei Ris.
Mi scorge, lo scorgo, mi addita: 'Ficcanaso, lei vorrà sapere tutto?’
Si allunga, mi prende sottobraccio camminando verso l'uscita e comincia. ‘La porta era chiusa dall'interno con lucchetti e catenacci, pure le finestre sbarrate: era un timorato del prossimo. Nell'appartamento stava tutto in ordine, nella credenza cerano prodotti scaduti, i cassetti pieni di 3x2, gli armadi pieni di saldi; dei soldi neppure la traccia. Al centro del soggiorno un televisore ancora acceso, nuovo di zecca, di quelli che si toccano, touch screen, mi pare. Il Donato sulla poltrona, gli occhi sbarrati, le membra afflosciate. A terra 15 carte fedeltà scarabocchiate, quelle di credito sfregiate, quella revolving morsicata. Il decesso? Il Pil lo ha ucciso, sta scritto qua: per 1$ di Pil mondiale 3,7 di debito. Ha tentato di ingoiarlo, ne è rimasto soffocato. Tanto le dovevo per debito d'ufficio.’
Un saluto, sbattendo i tacchi ed esce proprio mentre il portiere semichiude il portone per comunicare il lutto a passanti, in tutt'altre faccende affaccendati.
Mauro Artibani
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