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Contestatori o consumatori?

Nel '68 ho 17 anni, me ne sto in provincia a leggere: da Marcuse a Pasolini, dall'Utopia, fino agli Scritti Corsari; con Fromm scelgo l'essere, con Lenin imparo il comunismo, con Marx infilo "l'oggettività" nel mio pensiero

di matteo-prova matteo-prova 2 mag 2008 ore 16:20

Con i Beatles divento beat - le scuse a Jack Kerouac sono dovute -  poi arrivano i Rolling Stones che gridano la loro "in...satisfatcion" ed io con loro. Ginsberg urla: "Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, nude, isteriche, trascinarsi per strade di negri all'alba in cerca di una droga rabbiosa". La carica poetica fragorosa, ne uscii raggelato.

Tuttintorno disuguaglianza, violenza, sopraffazione e le regole....troppe e già tutte scritte. Insomma, stare contro non era una scelta era un obbligo: apocalittici allora!

Alla rinfusa mi tornano in mente le mie buone compagnie: Sartre, Allen, Ghandi, Malcom X , Luther King, McLuhan, Baudrillard, Kennedy, Che Guevara, Cèline, James Dean, Mandela, Allende, Andy Warhol, Goddard. In un impeto empatico faccio mia la loro cultura, la loro politica, l'ideologia.

Difficile ancor oggi prendere distanza da quei totem, ancor più rinnegarli. Oramai forte, rispetto al mondo, reclamo la mia differenza; nel farlo devo affermare la mia identità. Lo faremo in molti, quasi tutti.

Nasce, sotto i migliori auspici, in quegli anni una nuova categoria antropologica: il giovane. Prima non c'era: da bambino ad adulto senza fermate intermedie.

A questa categoria bisogna fornire un carattere.

Il carattere, si sa, è distinzione.  Bisogna distinguersi, allora: pantaloni lunghi, la Vespa, la birra, le sigarette, i flirt, il ballo, i dischi, la moda. Ecco stabilita la distanza dai bambini. Poi: le parolacce, il vietato vietare, la controcultura, jeans e T-shirts, gli spinelli, la libertà sessuale, i capelli lunghi, il twist; distanze incolmabili dai "matusa".

Siamo grandi, belli, forti, siamo contro: vogliamo l'immaginazione al potere; ribellarsi è giusto, si grida nelle piazze. Vietato vietare è il nostro credo. Prendo i miei desideri per la realtà perché credo nella realtà dei miei desideri, lo slogan è buono, io ci credo. I miei desideri? Giustizia, libertà, rivoluzione: ce la faremo!

Quando sono rilassato leggo, d'un tratto:"per la barba di un beat:  proraso" sta scritto in un box in alto a sinistra, a pagina 34 di  "Ciao Amici", la mia rivista di adozione .....gulp!

Alla radio la notizia: il dottor Sabin, proveniente da New York e Mary Quant  da Londra sono atterrati a Fiumicino; ad accoglierli uno sparuto drappello di accademici per l'uno; una folla festante invece per quella della "minigonna" ...sic!

Esco di casa contrariato, passeggio per il corso: un fischio, mi giro, è Franco un impavido della contestazione globale, studente alle Belle Arti di Roma. Si avvicina, con un sorriso sornione stampato in faccia, mi mette un braccio sulla spalla e: "Oggi abbiamo contestato Dante"        "sdong!"

E' troppo: sono frastornato, lascio Franco in piazza e torno a casa. Approposito della mia identità: ce l'ho eccome! Antoine mi consiglia di indossare la camicia a fiori; con i Beatles mi allungo i capelli; i pantaloni di velluto a coste come quelli di Johnny Hallyday; la cinta in cuoio da 5 cm., quella invece è una invenzione mia e....vai! Sono diverso dagli altri.

Non ci credete?  Il controllore del bus  che mi porta a scuola, per marcare la sua differenza non mi oblitera più il biglietto. Fin qui la cronaca dei miei avvenimenti.

40 anni sono passati, oggi affetto da congenita adultità, di quella cronaca posso tentare di fare storia.

Con il mio amico Franco la contestazione si fa maniera; la guerra in Vietnam è la mia occasione per gridare la pace mentre  indosso spavaldo l'ultimo jeans e la maglia rossa con su Che Guevara. Carpe Diem: la moda di soppiatto si fa sponsor della contestazione.

Debbo confessare che da un po' di tempo un dubbio mi arrovella la mente: Noi, contestatori o consumatori dal '68?

Ve lo propongo nella forma del questionario da rotocalco. Può risultare idoneo per il diletto e non solo.

  1. I "giovani" trovano nella remise en question del mondo il modo per riconoscersi. Diritti civili, emancipazione femminile, rivoluzione sessuale catalizzano questa identità. Il nuovo stile di vita deve trovare rappresentazione. Il vestiario, la musica, la cosmesi possono dare confezione a questa visibilità. La prodigalità dell'industria verrà utilizzata copiosamente.
  2. Il sistema industriale affetto da sovraccapacità produttiva ha l'esigenza di trovare adepti per smaltire quelle quantità. Il terzo mondo  manca di reddito; il mondo socialista si mostra ideologicamente ostile alle pratiche del consumo; nel mondo occidentale matura una cospicua opportunità: tra il 1945 e il 1960 il boom delle nascite genera  una legione di bambini: i baby boomers saranno solo negli USA 70 milioni. Allevarli sarà un'occasione irripetibile. Bisognerà scovarli, dar loro visibilità e molto altro: verranno "nutriti" a dovere! Farli rivendicare li impasterà di orgoglio. Un modo per riconoscersi: farsi additare. Questo avranno da fare.
  3. Vogliamo tutto e subito, mai slogan fu più acconciato di neutralità. Si può rivendicare l'opportunità della rivoluzione ovvero la liceità del consumare ad oltranza. L'efficacia: sorprendente!

Il blog di Mauro Artibani

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