Come salvarsi dalla crisi imparando a consumare
Crisi reale prima che finanziaria, nata dallo squilibrio tra offerta e domanda, da un eccesso di capacità produttiva. Necessaria una ridefinizione dei consumi. Necessario imparare consumare in un altro modo
di Sarah Piglia 20 nov 2008 ore 15:33
Da quello che lei dice, sembra che il mercato abbia raggiunto un confine nella sua espansione, un confine che fa fatica a superare.
«Sì, ne sono convinto. Certo si possono riconvertire le merci per esempio in tema di ambiente: si possono produrre più merci immateriali di materiali e questo dovrebbe diminuire l'impatto ambientale. E quando dico che il consumatore deve recuperare domanda è perché la responsabilità del consumatore, lo può mettere in condizione di produrre domanda diversa dall'attuale. Responsabilità nei confronti dell'ambiente e delle risorse umane, per esempio, non mi sembrano al centro degli interessi delle aziende. Ma deve assolutamente esserlo per i consumatori».
Consumo sostenibile, equo e solidale?
«E' chiaro. Se volete anche le ipotesi della decrescita. Sono tutti modi, in qualche misura, per controllare la domanda, e quindi la produzione».
Questa crisi può rappresentare per il consumatore l’occasione di riprendere il centro della scena oppure saremo ancora pesantemente influenzati dalla pubblicità?
«Sicuramente. Questa crisi porterà inevitabilmente ad una ridefinizione del ruolo del consumatore, ma anche delle sue responsabilità».
Mauro Artibani pubblicherà proprio su questi argomenti un libro (intorno a Natale) dal titolo “La vita spesa a fare la spesa”, per la Pdc Editori.
Sarah Piglia
sarahpiglia@soldionline.it
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