Adesso si fa a modo nostro
561 euro tra eccessi ed errori. E' questa, alla fine, la media dello spreco di consumi delle famiglie italiane. Si può rimediare, ma non basta poco
di matteo-prova matteo-prova 5 mag 2008 ore 15:57
Ecco in bella mostra una mirabile sintesi degli acciacchi dei consumatori che emerge dall'indagine ADOC (http://www.adoc.org/ ) sui consumi alimentari delle famiglie italiane. Lo spreco annuo di 561 euro è solo la punta dell'iceberg. Sotto il pelo dell'acqua si mostra in maniera inequivoca la condizione di squilibrio che agita gli attori del mercato.
C'è un eccesso di acquisto: 39%.
Del tutto ovvia la quantità di prodotti scaduti o andati a male: 24%.
Gli acquisti non necessari: 7%.
Quelli acquistati e non graditi: 9%.
Quelli acquistati perché raccomandati con promozioni calibrate: 21%.
Il nostro dilettantismo insomma mette le pezze a un eccesso di offerta; ubbidisce ai diktat di una domanda gestita dagli stessi offerenti.
Per tenere in equilibrio il sistema produttivo ingrassiamo, mangiamo troppo, sprechiamo e smaltiamo montagne di rifiuti; spendiamo oltre il dovuto con redditi insufficienti, risparmio al lumicino, debito: un mare di diseconomie che rischiano di affondare gli equilibri del sistema.
Per i produttori e i loro accoliti cotanta prodigalità è invece: una pacchia, per l'ambiente uno stress, per le relazioni umane poi, beh, fate voi.
Nelle more di questa conclamata inettitudine però si scorgono due corpose opportunità per uscire dalle secche, dare agio alle nostre convenienze e un equilibrio sostenibile al meccanismo produttivo. Eggià, perché proprio a fronte di cotanti eccessi si rende evidente che hanno più bisogno i produttori di vendere che noi di acquistare e noi, affrancati dal bisogno e con la pancia piena, possiamo recuperare capacità di azione sul mercato.
Cifre alla mano, armati di questa consapevolezza e di una più definita responsabilità, possiamo ridurre i motivi dello spreco.
Facciamo quattro conti: affrancati dal bisogno si fa a modo nostro.
Possiamo azzerare l'acquisto di prodotti non necessari: - 7%.
Le novità, per essere incognite, costano troppo: - 9%.
Se siamo poi in grado di restituire dignità all'atto, misura all'agire, valore al denaro l'acquisto potrà tornare provvido alla bisogna: - 39%.
Senza eccessi non dovremo scartare prodotti scaduti o andati a male: - 24%.
Ci siamo quasi. C'è in ballo un 21% di acquisti promozionali: quelli del 3 x 2 o giù di lì.
Beh, se c'è un eccesso di offerta il vantaggio è nostro; le promozioni le facciamo noi. Altro che 3 x 2. 5 x 2 o forse 7 x 2. Spendiamo così questo vantaggio. Acquisteremo in 5 o in 7 però, onde evitare pericolosi accumuli e ottenere risparmi. I produttori non potranno sottrarsi.
Ben oltre il 21%. Chessò facciamo il 30%.
7, 9, 24, 39, 30 = 109%
561 (gli euro sprecati di cui sopra) * 1,09 = 611,50
Si possono insomma recuperare le nostre inefficienze magari con qualche spicciolo in più.
Che nessuno si azzardi a definire questo un fare risparmioso perché nel buttare i 561 euro abbiamo dato in uso gratuito le nostre prerogative: im-perizia, tempo, svagata attenzione, dis-informazione. Recuperate invece al nostro conforto e impiegate per l'azione attiva dispongono un esercizio che non è pleonastico definire lavoro. Il ricavo economico diventa un reddito allora, altro che risparmio: ficchiamocelo bene in testa, tanto per rifocillare pure il nostro orgoglio.
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