5 piccioni con 1 fava
Siamo relativamente più poveri: gli altri europei camminano più spediti, mentre noi arranchiamo. Servono interventi energici? E allora diciamo la nostra
di matteo-prova matteo-prova 16 giu 2008 ore 14:56
In sei anni il reddito degli italiani crolla del 13% rispetto alla media europea. Lo afferma l'Istat nel Rapporto 2007. E il 14,6% delle famiglie italiane arriva con difficoltà alla fine del mese.
Il 28,4% non riesce a far fronte a una spesa imprevista di circa 600 euro, il 66,1% dichiara di non riuscire a mettere da parte risparmi.
Da qui segnali di «disagio» e «deprivazione»: il 6,2% ritiene di non potersi permettere un'alimentazione adeguata, il 10,4% un sufficiente riscaldamento per l'abitazione e il 38,7% una settimana di vacanza l'anno. Inoltre il 61,1% delle famiglie "mutuate" considera pesante il relativo carico finanziario, la metà degli affittuari giudica onerose le spese per l'affitto.
Puah! I soliti italiani scansafatiche, lagnosi, perdigiorno e già che ci siamo pure mammoni. Incapaci di sacrificio.
Ah..., gli americani!
Per loro le cose stanno pressappoco così: le azioni di consumo generano oltre i 2/3 del PIL; da noi solo il 56%. Dobbiamo correre, non lagnarci.
Si dirà: ci vogliono redditi adeguati.
Vero, in parte.
Noi abbiamo ancora consistenti flussi di Reddito da Capitale che possono essere impiegati per consumare. Negli USA sono indebitati fino al collo. Noi siamo solo all'inizio. Che figura ci facciamo?
Dimenticavo: il passivo della loro bilancia commerciale non ha eguali, anzi si, è uguale all'attivo del resto del mondo.
Insomma, senza se, senza ma, non abbiamo scampo: dobbiamo rimboccarci le maniche e pedalare. Per rilanciare l'economia italiana sono necessari «interventi energici» su consumi e investimenti dice il presidente dell'Istat, Luigi Buggeri.
Spero non si dispiaccia dott. Buggeri se quegli energici interventi avessero l'intento di aumentare la domanda per il nostro tornaconto.
I nostri bilanci non sono floridi? Lo sono quelli dei nostri "dirimpettai": acquistino loro!
Quelli dell'intrattenimento hanno bisogno dell'attenzione, così come i pubblicitari e quelli dell'informazione, per far funzionare il loro business: noi ne disponiamo.
L'attenzione fatta merce possiamo metterla sul mercato. Stessa cosa per il tempo, quello necessario all'acquisto. Noi ne siamo pieni. Produttori e venditori lo agognano e, si sa, il tempo è denaro.
La fiducia dei consumatori, quella attentamente misurata da agenzie internazionali, ha un inestimabile valore: fa arrampicare i titoli in borsa, conforta di ottimismo i produttori, fa scintillare le vetrine dei venditori. Noi, seppur affranti e afflitti, abbiamo "fiducie" nuove di zecca da esporre in bella posta e vendere.
Et voilà, 5 piccioni con 1 fava.
Aumentere consumi con l'aumento del volume della domanda; rimpinguare le nostre finanze con ricostituente di reddito; rifocillare il risparmio che, investito, può sollecitare gli investimenti produttivi; chicca delle chicche la nostra offerta di prodotto ha il vantaggio della responsabilità: immateriale ed ecocompatibile.
Dulcis in fundo: orgoglio. Orgoglio di razza, professional consumer!
Operatori di mercato, altro che consumatori.
Il blog di Mauro Artibani
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