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La Svizzera pensa a un reddito di cittadinanza: la nuova proposta da 2000 franchi

In Svizzera si discute una nuova proposta di reddito di base da 2.000 franchi per tutti. Scopri come funziona, i dettagli e il confronto con l'Italia.

di Redazione Soldionline 1 dic 2025 ore 13:54

svizzera-franchiIn Svizzera si torna a parlare con insistenza di reddito di base incondizionato, un tema tanto affascinante quanto controverso. Una nuova proposta, elaborata da accademici e sostenuta da figure di spicco del mondo politico ed economico, immagina un versamento mensile di circa 2.000 franchi per ogni adulto, con l'obiettivo di semplificare lo stato sociale e garantire a tutti un'esistenza dignitosa. Questa idea riaccende un dibattito mai sopito, soprattutto dopo la netta bocciatura referendaria di un'iniziativa simile nel 2016. 

Ecco nel dettaglio la nuova proposta svizzera, vedremo cosa è cambiato rispetto al passato e quali sono le sfide legate al suo finanziamento. Infine, ci chiederemo: un modello del genere, basato sull'universalità, potrebbe mai funzionare in Italia, dove le misure di sostegno sono tradizionalmente condizionate e categoriali come il nuovo Assegno di Inclusione?

 

La Svizzera ci riprova: una nuova iniziativa per il reddito di base

L'idea di un reddito garantito per tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro condizione lavorativa, torna a far discutere la Svizzera. Questa volta, il progetto, denominato "Previdenza sociale per la Svizzera", si presenta con una veste più pragmatica e un ampio sostegno trasversale, cercando di superare gli scogli che hanno portato al fallimento delle proposte precedenti.

Cos'è il reddito di base incondizionato?

Prima di entrare nei dettagli della nuova iniziativa, è fondamentale capire il concetto che la anima. Il reddito di base incondizionato (noto anche come UBI, Universal Basic Income) è un pagamento periodico erogato dallo Stato a ogni singolo cittadino, senza alcuna condizione. I suoi tre pilastri sono:

  • Universalità: viene concesso a tutti i residenti.
  • Individualità: è un diritto della persona, non del nucleo familiare.
  • Incondizionalità: non è subordinato allo svolgimento di un'attività lavorativa o alla ricerca di un impiego.

L'obiettivo dichiarato è fornire una rete di sicurezza economica che consenta a ogni individuo di condurre un'esistenza dignitosa e di partecipare attivamente alla vita sociale, liberando energie per la formazione, la cura, il volontariato o l'imprenditorialità.

La nuova proposta: 2.000 franchi per tutti? I dettagli

La nuova proposta, elaborata dalla matematica del Politecnico di Zurigo Martina Meister e dall'economista aziendale Daniel Straub, prevede un "cuscinetto" finanziario per tutti i residenti in Svizzera. I punti chiave del modello "Previdenza sociale Svizzera" sono:

  • Importo: circa 2.000 franchi al mese per gli adulti (fino a un massimo di 2.450 per gli anziani) e 700 franchi per ogni figlio.
  • Obiettivo: Semplificare drasticamente l'attuale sistema di welfare, andando a sostituire numerose prestazioni sociali come l'assistenza sociale.
  • Beneficiari: Tutti i cittadini residenti, indipendentemente dal fatto che lavorino, siano disabili o pensionati. Per i nuovi arrivati, il diritto maturerebbe dopo alcuni anni di contribuzione fiscale.

Questo approccio mira a creare un sistema più snello ed efficiente, in grado di rispondere alle sfide future del mondo del lavoro, come l'impatto dell'intelligenza artificiale.

 

Dalla bocciatura del 2016 alla nuova speranza: cosa è cambiato?

L'idea di un reddito universale non è nuova per l'elettorato svizzero. Un'iniziativa simile fu sonoramente respinta quasi un decennio fa. Capire le ragioni di quel fallimento è essenziale per valutare le possibilità di successo della nuova proposta.

Il referendum del 2016: un "no" che ha fatto riflettere

Il 5 giugno 2016, i cittadini svizzeri votarono contro l'introduzione di un reddito di base incondizionato con una maggioranza schiacciante: il 76,9% dei votanti si espresse per il "no". La proposta, sebbene non specificasse una cifra nel testo costituzionale, era stata promossa suggerendo un importo di 2.500 franchi per gli adulti e 625 per i minori.

Le ragioni della bocciatura furono molteplici:

  • Costi e finanziamento: La principale preoccupazione riguardava l'enorme costo per le casse dello Stato e la mancanza di un piano di finanziamento chiaro e sostenibile.
  • Incentivo al lavoro: Molti temevano che un reddito garantito senza condizioni potesse disincentivare le persone a lavorare, indebolendo l'economia nazionale.
  • Smantellamento del welfare: Si diffuse il timore che la misura potesse portare a un'abolizione totale del sistema di sicurezza sociale svizzero, molto avanzato e apprezzato.

Le differenze chiave con la nuova iniziativa

I promotori del nuovo progetto sembrano aver fatto tesoro della lezione del 2016. La nuova proposta si distingue per diversi aspetti:

  • Approccio pragmatico e dettagliato: A differenza dell'iniziativa del 2016, che lasciava aperti molti dettagli su importi e finanziamento, il nuovo modello presenta un piano più strutturato.
  • Importo leggermente inferiore: La cifra proposta di 2.000 franchi è più contenuta rispetto ai 2.500 franchi del 2016, rendendola potenzialmente più digeribile per l'opinione pubblica.
  • Piano di finanziamento definito: La nuova iniziativa delinea un meccanismo di finanziamento più specifico, basato su contributi salariali e sull'assorbimento dei fondi sociali esistenti.

Come verrebbe finanziato il reddito di base svizzero? Il nodo dei costi

La sostenibilità economica è sempre stata il tallone d'Achille di ogni proposta di reddito universale. Il nuovo modello svizzero cerca di affrontare la questione in modo diretto, proponendo una radicale riorganizzazione dei flussi finanziari legati al welfare.

Le ipotesi sul tavolo: contributi e semplificazione

Secondo i proponenti, il sistema si finanzierebbe principalmente attraverso due canali:

  1. Riassorbimento dei fondi sociali: Il nuovo reddito andrebbe a sostituire gran parte delle attuali prestazioni, come pensioni e indennità, convogliando i fondi esistenti in un unico sistema.
  2. Contributi salariali: Tutti i lavoratori dovrebbero versare un contributo aggiuntivo, ipotizzato intorno al 40% del loro salario lordo, ma solo fino a un massimo di 2.000 franchi.

L'idea di fondo è quella di una massiccia semplificazione, eliminando burocrazia e costi di gestione degli attuali, frammentati, sistemi di sostegno.

Le critiche degli economisti e le preoccupazioni sul mondo del lavoro

Nonostante il nuovo approccio, le perplessità rimangono. Le principali critiche si concentrano sul potenziale impatto negativo sull'economia e sulla motivazione individuale. Gli oppositori sostengono che garantire un reddito fisso potrebbe spingere una parte della popolazione fuori dal mercato del lavoro, specialmente per le professioni a bassa retribuzione, con conseguenze sulla produzione e sul gettito fiscale. Un'altra preoccupazione riguarda il rischio di un aumento dell'inflazione, qualora l'aumento generalizzato del potere d'acquisto non fosse accompagnato da un corrispondente aumento della produzione di beni e servizi.

 

Reddito di base in Svizzera vs. Assegno di Inclusione in Italia: un confronto impari?

Mentre la Svizzera discute di un reddito universale, l'Italia ha recentemente sostituito il Reddito di Cittadinanza con l'Assegno di Inclusione (ADI). Il confronto tra i due modelli evidenzia due filosofie di welfare diametralmente opposte.

Filosofie a confronto: universalità vs. condizionalità

La differenza fondamentale risiede nel principio di accesso. Il modello svizzero è universale e incondizionato: il diritto al reddito deriva dal semplice status di residente. Non è necessario dimostrare di essere poveri o di cercare lavoro. Al contrario, l'Assegno di Inclusione italiano è selettivo e categoriale. Per averne diritto, è necessario:

  • Appartenere a categorie "meritevoli": il nucleo familiare deve includere persone con disabilità, minorenni, over 60 o persone in carico ai servizi sociali.
  • Sottoporsi alla prova dei mezzi: l'accesso è vincolato a soglie molto rigide di reddito (ISEE) e patrimonio.
  • Aderire a un percorso di attivazione: i beneficiari sono tenuti a partecipare a percorsi di inclusione sociale e lavorativa.

Cifre e potere d'acquisto: 2.000 franchi svizzeri contro gli aiuti italiani

Un confronto puramente numerico è fuorviante senza considerare l'enorme divario nel costo della vita tra i due Paesi. In Svizzera, affitti, cibo e servizi sono significativamente più cari. Un affitto per un monolocale a Zurigo può superare i 1.000 franchi, e una cena per due persone costa mediamente oltre 120 franchi. Nonostante ciò, il potere d'acquisto medio in Svizzera rimane nettamente superiore a quello italiano.

L'Assegno di Inclusione in Italia prevede un'integrazione al reddito che può arrivare fino a 6.000 euro annui (500 euro al mese) per un single, più un eventuale contributo per l'affitto. Sebbene questa cifra possa sembrare bassa, va rapportata al contesto economico italiano. Tuttavia, i 2.000 franchi svizzeri, pur in un contesto di costi elevati, rappresenterebbero una base di sicurezza economica molto più solida.

 

Un reddito universale funzionerebbe in Italia? Sfide e opportunità

Trasporre il modello svizzero nel contesto italiano presenta ostacoli enormi ma anche potenziali, inaspettati benefici. È un esercizio complesso che tocca i nervi scoperti dell'economia e della società italiana.

La sostenibilità economica nel contesto italiano

La sfida principale sarebbe, senza dubbio, il finanziamento. Con un debito pubblico tra i più alti al mondo e una pressione fiscale già elevata, trovare le risorse per un reddito universale appare un'impresa titanica. A differenza della Svizzera, che gode di finanze pubbliche solide, l'Italia avrebbe margini di manovra estremamente ridotti per un riassetto fiscale così profondo.

L'impatto sul lavoro nero e sulla povertà

D'altro canto, i sostenitori di un reddito di base in Italia evidenziano potenziali vantaggi significativi. Una misura universale potrebbe essere un'arma potente contro il lavoro sommerso, aumentando il potere contrattuale dei lavoratori e riducendo l'incentivo ad accettare impieghi irregolari. Inoltre, eliminando la complessa burocrazia degli attuali sussidi, potrebbe raggiungere in modo più efficace e diretto le persone in condizione di povertà assoluta, superando le trappole della povertà e le iniquità del sistema attuale.

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