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Imposta di bollo su titoli in default e cancellati dai listini

Capita di sbagliare e capita di essere sfortunati. Ma lo Stato e le banche non sbagliano mai: imposta di bollo e commissioni bancarie cadono anche sui titoli andati in default e su quelli delistati

di Giacomo Saver 17 giu 2013 ore 15:03
L'imposta di bollo sugli strumenti finanziari non risparmia nessuno. Così accade il 'paradosso legislativo' secondo cui anche i titoli che non sono più quotati o che addirittura sono in default sono tassati al pari degli altri 'normali'.

IL DELISTING - Mentre agli albori del 2000 molte società si affacciavano alla Borsa per raccogliere nuovi mezzi finanziari, oggi accade purtroppo il contrario. Alcune società hanno chiesto la cancellazione (delisting) dei loro titoli dal listino – e non sto parlando solo di quello milanese. Le conseguenze per il risparmiatore sono due:

  • i titoli non quotati di fatto sono invendibili, a meno di trovare un compratore 'al di fuori dal mercato' cosa peraltro molto difficile se non praticamente impossibile;
  • i titoli non più quotati pagano l'imposta di bollo dello 0,15% all'anno con un minimo di 34,20 euro all'anno.

COME E' POSIBILE EVITARE QUESTO RISCHIO? - Anzitutto è bene evitare di comprare singole azioni. Il risparmiatore che voglia investire in borsa potrà farlo agevolmente grazie ai fondi passivi diversificati, gli ETF. In questo modo eviterà di avere del denaro “bloccato” nel caso in cui una o più delle singole azioni in suo possesso escano dal mercato. Chi, invece, ha delle azioni in portafoglio farà bene a restare periodicamente aggiornato sulle vicende societarie così da evitare non solo di trovarsi in 'tasca' dei titoli non vendibili ma – addirittura – pagare l'imposta di bollo su di essi. In genere il delisting avviene dopo un periodo di preavviso durante il quale è opportuno liquidare i titoli prima che tale operazione diventi di fatto impossibile.

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IL DEFAULT - Con il termine default si intende una grave situazione di insolvenza in cui versano gli emittenti degli strumenti finanziari, che precludono il pagamento degli interessi e dei proventi periodici sui bond, dei dividendi ed il rimborso del capitale. Ovviamente i primi soggetti colpiti dal default sono gli azionisti, che vedranno trasformare in carta straccia le loro azioni. Faranno poi seguito gli obbligazionisti che hanno qualche speranza di recuperare qualcosa dal loro investimento.

Ma alla perdita del capitale si aggiunge, in questo caso, la beffa delle banche e del fisco. Mentre alcuni istituti non fanno pagare commissioni per la tenuta del dossier titoli composto solo da strumenti finanziari andati in default, altre banche continuano ad applicare delle commissioni. Né fa eccezione lo Stato, che pretende il pagamento dell'imposta di bollo anche su titoli che – di fatto – non esistono più.

La norma fiscale prevede, infatti, che ai fini del calcolo dell'imposta (che ricordo essere pari allo 0,15% su base annua con minimo di 34,20 euro all'anno) si prenda come riferimento il valore di mercato degli strumenti finanziari.
Se questo non è disponibile, perché di fatto i titoli andati in default ne sono privi, il valore di riferimento resta il nominale. Purtroppo fino a che non avviene l'azzeramento del valore nominale dei bond o delle azioni di società fallite, accade che su di esse lo Stato continuerà a pretendere un'imposta.

E' POSSIBILE EVITARE QUESTO RISCHIO? - A differenza del caso precedente, in cui la via di fuga era la vendita dei titoli prima della cancellazione dal listino, il default non ammette eccezioni. L'unica cosa da fare, nell'attesa che un intervento legislativo corregga questa 'incongruenza, consiste nel negoziare con la banca l'azzeramento dei costi di tenuta del conto titoli. Oppure, ammesso di avere altri titoli e di trovare un accordo con una banca nuova, si può beneficiare della promozione riservata a clienti che trasferiscono titoli in entrata. Molto spesso le banche on line e non solo offrono ai clienti che trasferiscono titoli in essere presso altri intermediari l'azzeramento dell'imposta di bollo per un certo periodo. Dopo aver letto bene le condizioni ed aver fatto tutte le verifiche del caso, è possibile approfittare di una di queste offerte che periodicamente appaiono sul mercato per 'fare passare' tra i titoli trasferiti anche quelli andati in default evitando, in questo modo, di pagare delle imposte ingiuste.

Giacomo Saver, Formatore e Consulente Indipendente
http://www.segretibancari.com
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