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Rientro capitali: raggiunta l’intesa tra Italia e Svizzera

La tanto attesa intesa Fiscale tra l’Italia e la Svizzera è finalmente arrivata. Manca solo la firma tra i due Paesi ma si ritiene che per la metà di febbraio l’iter normativo verrà completato.

di Antonello Scrimieri 21 gen 2015 ore 12:46

L’Accordo si basa su due punti fondamentali; lo scambio automatico di informazioni tra le autorità fiscali dei due Paesi sulla base degli standard OCSE a cui la Svizzera ha aderito lo scorso maggio, e risoluzione delle questioni finanziarie tra i due Stati, dalla tassazione dei frontalieri, allo Status di Campione di Italia.

LO SCAMBIO DI INFORMAZIONI TRA ITALIA E SVIZZERA
L’intesa con la Svizzera è un importante risultato per l’Italia. È un passo necessario per dare forza ed efficacia alla “Voluntary Disclosure”. La maggiore novità della manovra è rappresentata dallo scambio di informazioni di natura fiscale tra Italia e Svizzera. Sarà una spinta importante per il successo del programma del Governo per l’emersione dei fondi nascosti all’estero. L’accordo darà credibilità alla manovra governativa e incuterà timore nei confronti degli evasori. La finestra premiale resta aperta fino al 30 settembre 2015 e permetterà di sanare le violazioni commesse fino al 30 settembre del 2014. Potranno accedere non solo le persone fisiche ma anche le società purché residenti in Italia. Per effetto della Voluntary Disclosure chi deciderà di aderire non subirà il raddoppio delle sanzioni e del periodo di accertamento. Con questa agevolazione il processo di regolarizzazione sarà maggiormente richiesto dal contribuente che dimezzerà il costo che avrebbe sopportato lo Stato Italiano per far emergere queste somme.

SVIZZERA FUORI DALLA BLACK  LIST
Inoltre l’intesa porterà la Svizzera ad uscire dai Paesi della “Black List” che l’Italia considera non collaborativi dal punto di vista fiscale. Con la fine di questa importante restrizione, si darà un nuovo segnale agli investitori e agli operatori industriali e finanziari svizzeri che potrebbero cogliere l’occasione per avviare o incrementare gli investimenti in Italia. Da uno studio effettuato da uno dei più importanti studi fiscali e legali di Italia emerge che dei 150 miliardi detenuti all’estero dai nostri connazionali, la percentuale più alta di queste somme è ospitata proprio in Svizzera. Quasi l’85% dei patrimoni italiani posseduti all’estero è a due passi dal confine. Si ricorda, che a titolo di esempio, tra le somme in oggetto ci sono gli 1,2 miliardi sequestrati alla famiglia Riva e che, stando all’ultimo decreto Salva-Ilva, dovrebbero essere utilizzati dal commissario dell’amministrazione straordinaria per risanare l’impianto siderurgico tarantino, sempre che si riesca a farli rientrare in Italia.

LE RICHIESTE SVIZZERE
Ovviamente abbiamo trattato le richieste e le proposte del nostro Paese, tralasciando le proposte degli Elvetici. Per ricevere quanto descritto il Governo d’oltre Alpi chiede l’autorizzazione per le banche svizzere a operare in Italia. Roma a seguito delle pressioni degli istituti italiani, vuole rimandare la decisione. La soluzione di compromesso potrebbe essere quella di far sfruttare gli spazi di autonomia amministrativa concessi agli Stati membri per agevolare l’ingresso a nuovi operatori stranieri. Ma la decisione finale spetterà alla Banca d’Italia e alla CONSOB.

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