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Per i rimborsi elettorali 159 milioni, i partiti pesano per 0,8 euro ogni 1000 di debito pubblico

Sono 2,5 gli euro che ogni italiano darà ai partiti come rimborso per le spese elettorali. Pd e Grillo avranno quasi il 60% dell’ammontare, ma ci sono fondi anche per Grande Sud e Il Megafono-Lista Crocetta

di Carlo Sala 4 mar 2013 ore 10:22
Millenovencentoottantotto e rotti miliardi – 1988,363 per l’esattezza – il debito pubblico italiano registrato da Bankitalia lo scorso dicembre (in leggero calo, dopo aver sfondato quota 2000 miliardi), 159 milioni la somma complessiva che le forze politiche presentatesi alle elezioni otterranno come rimborsi elettorali, in base ai voti ricevuti, i partiti rappresentano un po’ meno dell’1 per mille dell’intero debito pubblico (chè ai rimborsi provvede lo Stato e dunque attraverso di essi i partiti vantano verso lo Stato stesso un credito, né più né meno di chi abbia acquistato un Bot o Btp). Ogni 1000 euro di debito pubblico, 0,8 euro sono dovuti ai rimborsi elettorali.

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In sé la percentuale tra debito pubblico totale e debito pubblico dovuto ai rimborsi elettorali non è certamente alta, ma approssimativamente significa che i circa 60 milioni di italiani soggetti al fisco italiano contribuiscono per 2,5 euro a testa a rifondere i partiti (anche qualora non abbiano votato). Sensibilmente inferiore ai 407 milioni erogati per le elezioni del 2008 – perché dall’anno scorso la legge prevede che accedano ai rimborsi solo le sigle che hanno conseguito almeno un eletto in 1 dei 2 rami del Parlamento -, la cifra sarà distribuita a forze politiche che peraltro, con la sola eccezione del Pd (che ha manifestato riserve in merito) in campagna elettorale hanno annunciato di voler abolire il sistema dei rimborsi pubblici (obbligatorio, a legge vigente, corrisponderli, nulla vieta che i fondi siano spontaneamente restituiti da coloro ai quali vengono dati).

Proprio il Pd fa la parte del leone: i suoi 292 deputati e 105 senatori eletti (peraltro con un fortissimo premio di maggioranza, per quanto riguarda la Camera, vale a dire con diversi deputati eletti più per la forza delle legge che delle urne) valgono 45 milioni e 856.037,5 euro. Subito a ridosso il MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo, i cui 108 deputati e 54 senatori frutteranno al partito un rimborso di 42 milioni 782.512,5 euro. In attesa di vedere se tra loro sboccerà sintonia politica, le 2 sigle da sole avranno circa il 60% dell’intero ammontare dei rimborsi.

Mario Monti dovrà spartire metà di circa 15 milioni con l’Udc e pure con Fli: se infatti le 3 sigle alla Camera si sono presentate separatamente, riscuotendo rispettivamente 37, 8 e nessun eletto (pari rispettivamente a 7 milioni 126.437,5 euro, un milione 528.800 e nulla) al Senato hanno corso congiuntamente in una lista unica che ha avuto 18 eletti (per un valore complessivo di 8 milioni e 2.312,5 euro). Il Pdl (97 deputati e 98 senatori) riceverà 38 milioni 60.750 euro la Lega (18 e 17) 7 milioni 309.575, Sel di Nichi Vendola (37 e 7) 5 milioni 182.616, Fratelli d’Italia (9 deputati) un milione 680.087,5.

La miglior “redditività”, per così dire,  degli eletti è però appannaggio di 2 sigle probabilmente ignote alla più parte degli elettori: un senatore ciascuno per Il Megafono-Lista Crocetta e per Grande Sud consente infatti alle 2 sigle di percepire rispettivamente 398.125 e 350.350 euro (la differenza di rimborso, a parità di eletti, è dovuta al fatto che il senatore de Il Megafono è stato eletto con 138.851 voti, quello di Grande Sud con 122.100). I sudtirolesi della Svp e il Centro democratico di Bruno Tabacci hanno dovuto invece eleggere rispettivamente 5 e 6 deputati per avere 366.275 euro 6 i primi e 422.012,5 i secondi.

Carlo Sala
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