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Legge di bilancio 2020, cosa sono cashback e bonus Befana

Tra le manovre inserite nella legge di bilancio 2020 potrebbero esserci 2 iniziative per favorire i pagamenti elettronici: il cashback e il bonus Befana. Vediamo cosa sono

di Mauro Introzzi 2 ott 2019 ore 11:04

cashbackA cavallo tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre ha visto la luce, approvato dalle diverse forse governative, la Nota di Aggiornamento dal DEF, il Documento di Economia e Finanza che contiene target e linee guide dell’operato economico dell’esecutivo per i mesi a venire. E, di conseguenza, una chiara indicazione per le principali iniziative della legge di bilancio 2020.

La manovra del prossimo anno avrà un controvalore pari a poco meno di 30 miliardi di euro, quasi tutti destinati ad evitare l’aumento delle aliquote Iva. A livello di coperture metà della cifra arriverà dalla flessibilità chiesta alla Commissione Europea, che farebbe arrivare per il 2020 il deficit al 2,2% del Pil.

All’interno delle indicazioni arrivate dal mondo politico c’è un ampio spazio al tema legato alla promozione dei pagamenti elettronici che, almeno in teoria, potrebbe far emergere parte dell’estesa evasione fiscale che storicamente affligge i conti pubblici italiani. A tal proposito il Governo parrebbe dell'idea di implementare 2 iniziative: il cashback e il bonus Befana. In questo approfondimento vediamo cosa sono.

 

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Cos’è il cashback e come potrebbe essere implementato

Tra i meccanismi studiati dall’esecutivo per favorire il pagamento con strumenti che non siano il contante c’è quello del cashback, traducibile in italiano con “soldi indietro”. Ma praticamente cos’è il cashback? Si tratta di una servizio già ampiamento utilizzato da alcuni strumenti di pagamento evoluti, mediante il quale viene restituito, a chi ha pagato utilizzando lo strumento di pagamento stesso, una percentuali dell’intera somma trasferita. Nei casi degli strumenti di pagamento di società private il fine è quello di fidelizzare l’utente e l’esercente all’uso dello strumento e incentivarne l’utilizzo.

Un obiettivo non tanto differente da quello del Governo che starebbe valutando un meccanismo di restituzione a cadenza puntuale (ad esempio mensile) di una quota tra il 2% e il 4% dell’Iva sugli acquisti effettuati con moneta elettronica.

Semplifichiamo con un esempio: ipotizziamo di aver pagato, in un determinato mese, sempre con il bancomat per acquistare beni (non solo alimenti ma anche altri prodotti o servizi) per un’Iva totale pari a 200 euro. In questo caso, il mese successivo ci sarà restituita una somma tra i 4 e gli 8 euro.

 

Cosa si intende per il cosiddetto “bonus Befana”

Insieme al cashback è circolata l’ipotesi di un bonus aggiuntivo, il cosiddetto “bonus Befana”. Così ribattezzato, con una certa dose di fantasia, per il fatto che arriverebbe nelle tasche dei consumatori a inizio anno. Il bonus Befana permetterebbe un ulteriore rimborso di una percentuale decisamente più corposa, il 10%, per chi utilizza carte di credito o debito (quindi bancomat) per i beni e i servizi definiti “a rischio evasione” (come quelli relativi alla ristorazione o ai piccoli lavori di manutenzione artigianale in casa).

Ma chi potrebbe accedere a questo bonus Befana? Secondo le cifre circolanti chi spende almeno 2.500 euro l’anno nei prodotti o servizi di cui sopra. Ma questo bonus sarebbe limitato a un tetto non superiore ai 475 euro.

Questo scritto è redatto a solo scopo informativo, può essere modificato in qualsiasi momento e NON può essere considerato sollecitazione al pubblico risparmio. Il sito web non garantisce la correttezza e non si assume la responsabilità in merito all’uso delle informazioni ivi riportate.
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