Solo un italiano su dieci pronto ad assicurarsi contro la perdita di lavoro e reddito
Due terzi della popolazione si attende meno assistenza dal welfare state, ma pochissimi hanno un’idea di come cavarsela in caso di bisogno e senza sostegno pubblico
di Carlo Sala 9 lug 2013 ore 10:31Gli italiani, insomma, si aspettano che la crisi finanziaria e i crescenti costi che affliggono il sistema pubblico porti quest’ultimo a offrire loro meno servizi – nella media gli interpellati prevedono una contrazione del 25% di quanto disponibile oggi -, ma restano ampiamente dipendenti dal sistema pubblico e poco in grado di cercare alternative a un sistema che pure sanno avrà sempre meno da offrire.
Come osserva Valeria Piccone, direttore generale di Genworth per l’Italia: “Gli italiani confermano di essere consapevoli della necessità di un nuovo welfare, basato su una maggiore collaborazione tra pubblico e privato. In questo contesto c’è una richiesta di un ruolo per il settore privato (assicurazioni incluse) nell’integrare il sostegno fornito dal welfare. Ma emerge anche un nitido ‘gap di protezione’ visto che solo il 9% degli italiani dispone di una assicurazione per supportarli nei momenti critici. C’è quindi un’opportunità per aiutare gli italiani ad aumentare la propria protezione e per consentire al mondo bancario e assicurativo di fornire un contributo al nuovo welfare. Questo sarebbe più facile se gli italiani fossero incoraggiati a prendersi una maggiore responsabilità personale per il proprio futuro finanziario, per esempio attraverso l’introduzione di un sistema di incentivi, che comprenda possibili stimoli anche di natura fiscale”.
Pessimista un 6% degli italiani che si aspetta la quasi totale scomparsa della rete di assistenza pubblica finora esistente, la rilevazione Swg evidenzia che tra i trentenni-quarantenni e nella fascia dai 55 ai 64 anni ci si aspetta una contrazione del welfare tra il 50% e il 70% rispetto ad oggi, mentre nelle fasce di età 18-24 anni e 45-54 tale riduzione viene ridimensionata a una forbice compresa tra il 30% e il 50%. La maggioranza degli italiani, circa la metà del campione del sondaggio, resta poco incline a pensare che l’assetto socio-istituzionale in cui vivono, l’assistenza pubblica, possa davvero cambiare rispetto a quello che hanno conosciuto: secondo questa fetta maggioritaria di popolazione, il welfare state subirà una contrazione massima del 30%.
Una sorta di incredulità di fronte all’ipotesi di non godere più dell’assistenza pubblica induce un terzo degli italiani a continuare a confidare sul welfare pubblico in caso di riduzione del proprio reddito, eventualità tipicamente dovuta alla perdita del posto del lavoro o al mancato inserimento nel mondo del lavoro. L’ipotesi di sopperire al calo di reddito con un’assicurazione privata resta l’idea più remota nella mentalità italiana: la ipotizza soltanto una persona su 10, mentre una su 4 prende in considerazione l’idea di cavarsela coi risparmi accumulati e una su 5 di trovare aiuto e sostegno nella propria cerchia di relazioni e conoscenze.
La stessa abitudine all’assistenza pubblica e incredulità all’idea che questa venga significativamente meno induce ancora 2 terzi degli italiani a fare affidamento in ogni caso sul welfare state, anche a costo di dover pagare più tasse per mantenere quella rete assistenziale, mentre solo un italiano su 4 accetterebbe di far ricorso a un sistema di assistenza privato, pagato sempre di tasca propria ma con un contratto su misura anziché secondo la disciplina fiscale generale. Tre italiani su 4 si dicono infine favorevoli a un non meglio precisato sistema di welfare misto, pubblico e privato, col secondo a integrare quanto il primo non riesca più a garantire.
Carlo Sala
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