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Banche in crisi di liquidità: perché?

La BCE continua ad immettere liquidità nel sistema creditizio, eppure alcune aziende come Dexia sono in forte difficoltà.

di Giacomo Saver 7 ott 2011 ore 10:12
Il mercato interbancario è in crisi, le banche non si fidano più le une delle altre. Questa volta nemmeno un rialzo dei tassi sblocca la situazione.

Come funziona una banca - Per comprendere da dove derivi la stretta creditizia che stritola il sistema bancario, è utile approfondire due aspetti tipici del funzionamento degli istituti:

•    il meccanismo della riserva frazionaria
•    il rifinanziamento presso la banca centrale

La banca è un intermediario finanziario che raccoglie denaro dai soggetti che ne hanno in avanzo per prestarli a coloro i quali ne hanno bisogno. Il passaggio dall'arcaico istituto che nell'antichità custodiva i preziosi delle famiglie alla moderna banca commerciale si basa sulla constatazione che il denaro è un bene fungibile e che le probabilità che tutti i clienti prelevino i loro risparmi simultaneamente è bassissima. Ecco allora che gli istituti hanno iniziato a trattenere in cassa solo una parte dei soldi depositati dalla clientela e a prestare ad altri la rimanenza. La riserva frazionaria è proprio la porzione della raccolta bancaria che viene tenuta liquida per fronteggiare alle normali operazioni di rimborso.

Dove comincia una crisi di liquidità - Se le richieste di rientro crescono a dismisura, gli istituti non riescono più a far fronte ad esse e sono costretti a smobilizzare i loro impieghi. Se questi sono a lunga scadenza tale operazione è impossibile o, nella migliore delle ipotesi, molto onerosa. Questo è il punto di partenza della carenza di liquidità. A fronte di esigenze di pagamento a breve termine, e di una raccolta sempre più instabile, gli attivi sono impiegati in prestiti a scadenza medio lunga oppure in titoli che hanno perso valore a causa dei ribassi di mercato.

Altri canali di raccolta fondi - Le banche, per approvvigionarsi possono fare ricorso ad altri istituti, desiderosi di far fruttare la liquidità in eccesso, oppure andare dalla loro “banca” ossia dall'istituto centrale che nel nostro caso è la BCE. Quest'ultima, in quanto 'banca delle banchè offre finanziamenti agli istituti in difficoltà e raccoglie depositi.

I prestiti della BCE alle banche - I prestiti concessi, però, non sono erogati a rubinetto ma richiedono l'esistenza di garanzie che vengono concesse sotto forma di titoli e valutate applicando uno scarto prudenziale al loro valore di mercato. Va da sé che con i mercati obbligazionari sotto pressione a causa della crisi del debito pubblico, i prezzi dei bond accettabili in garanzia sono scesi e con essa la possibilità per gli istituti di ricorrere a prestiti. Questa, ad esempio, è la situazione di Dexia. In condizioni normali le banche in crisi avrebbero potuto rivolgersi al mercato interbancario, ma mentre questo è ingessato per i motivi che tra breve vedremo, i criteri per la concessione di prestiti da parte della BCE sono diventati più stringenti.

Alla ricerca di nuovi clienti - Ecco allora che per fare provvista le banche stanno rivolgendosi ad un altro 'fornitore': i privati risparmiatori. Non a caso molti istituti propongono ai propri clienti obbligazioni a tasso fisso, variabile o strutturate per poter reperire i mezzi finanziari necessari a far fronte alle esigenze della gestione. Altri istituti hanno migliorato le condizioni economiche dei conti deposito o hanno in progetto di offrire questo nuovo strumento, che il mercato apprezza moltissimo per la sua semplicità.

Carry trade - Esiste anche un'altra possibilità, ossia quella di finanziarsi in valuta estera a tassi più bassi. Questa operazione, nota nel gergo finanziario come “carry trade” è pericolosa e difficilmente attuabile. E' pericolosa perché un eventuale deprezzamento dell'euro nei confronti della valuta estera fa incrementare notevolmente il costo della provvista, poiché al costo per interessi si aggiunge la perdita sulla componente valutaria. E' inoltre difficile, in un momento storico come quello attuale, riuscire a conquistare la credibilità sul mercato internazionale dei capitali.

Attuale crisi di liquidità - Ecco allora che la situazione presenta un livello di complicazione mai raggiunta in precedenza per i seguenti motivi:

1.    il mercato interbancario è 'fermo' nel senso che le banche non fidandosi le une delle altre di fatto non si finanziano vicendevolmente. I pochi istituti provvisti di liquidità, al pari degli investitori privati in cerca di impieghi sicuri, preferiscono lasciare i soldi in deposito presso la BCE e non li fanno confluire sul mercato interbancario. Questo spiega un apparente paradosso: a differenza del credit crunch precedente del 2007/2008, i tassi interbancari Euribor non sono saliti. Come dire che non è sufficiente una maggiore remunerazione dei depositi per invogliare le banche a effettuare prestiti agli istituti in difficoltà. I tassi restano bassi perché i soldi non circolano all'interno del sistema creditizio;

2.    la crisi del debito pubblico ha fortemente svalutato i titoli di stato dati in garanzia alla BCE a fronte di prestiti ricevuti. Questo ha reso difficoltoso l'accesso al credito da parte delle banche anche presso la stessa Banca Centrale;

3.    per fare fronte alle esigenze di disporre di mezzi liquidi in tempi brevi, le banche stanno emettendo nuovi conti deposito (è appena partito quello di Fineco), obbligazioni a tasso fisso, variabile e strutturate al fine di rivolgersi al mercato dei privati risparmiatori.

Giacomo Saver



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