I soldi non dormono mai
Un movimento da dirigere per non trovarsi nei guai. Prime definizioni per orientarsi
di Marco Delugan 13 nov 2009 ore 10:06Prima di passare ai conti veri e propri, un piccolo ripasso, un po’ di ordine su come i nostri soldi si muovono. Chi è già esperto, abbia pazienza: stiamo rifacendo la strada dall’inizio.
Le entrate sono costituite dai redditi da lavoro, da impresa, da pensione; poi ci sono le rendite finanziarie e immobiliari.
Parte del reddito viene speso per i consumi, e parte per pagare le tasse.
Quello che resta, dopo aver sottratto tasse e consumi ai redditi, è il risparmio.
A sua volta il risparmio si divide in risparmio previdenziale, risparmio assicurativo e risparmio investito.
Parte del risparmio previdenziale è obbligatorio: i contributi per pensione pubblica; e parte è volontario: i contributi per le diverse forme di previdenza integrativa.
Anche il risparmio assicurativo si divide in una componente obbligatoria e in una volontaria. Nella prima categoria ci sono i contributi al Servizio Sanitario Nazionale; nella seconda, le diverse polizze che si possono sottoscrivere privatamente.
Il risparmio che rimane costituisce il patrimonio: liquidità (anche i soldi che tenete in portafoglio fanno parte di questa categoria) azioni, obbligazioni, titoli di Stato, case, quadri, e altri beni rifugio.
Il patrimonio lo considereremo sempre investito, nell’accezione di potere d’acquisto differito nel tempo. Accezione un po’ astratta, forse, ma ci permette di considerare investimento anche le banconote e le monete che avete nel vostro portafoglio. E di giustificare l’equivalenza tra risparmio e investimento. L’importante è intendersi.
Per chi può lavorare, e risparmiare almeno un po’, nulla di tutto questo sta mai fermo. Entrate e uscite, per la loro natura di grandezze di flusso, ma anche i diritti previdenziali maturati, il valore degli investimenti finanziari e di quelli immobiliari, dei beni rifugio…
I soldi non dormono mai, quindi. E questo movimento, questo traffico, va diretto, gestito, perché una buona amministrazione dei conti di casa – fatta da soli o con l’aiuto di altri – può evitarci di andare in rosso.
Marco Delugan
marcodelugan@soldionline.it
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Le entrate sono costituite dai redditi da lavoro, da impresa, da pensione; poi ci sono le rendite finanziarie e immobiliari.
Parte del reddito viene speso per i consumi, e parte per pagare le tasse.
Quello che resta, dopo aver sottratto tasse e consumi ai redditi, è il risparmio.
A sua volta il risparmio si divide in risparmio previdenziale, risparmio assicurativo e risparmio investito.
Parte del risparmio previdenziale è obbligatorio: i contributi per pensione pubblica; e parte è volontario: i contributi per le diverse forme di previdenza integrativa.
Anche il risparmio assicurativo si divide in una componente obbligatoria e in una volontaria. Nella prima categoria ci sono i contributi al Servizio Sanitario Nazionale; nella seconda, le diverse polizze che si possono sottoscrivere privatamente.
Il risparmio che rimane costituisce il patrimonio: liquidità (anche i soldi che tenete in portafoglio fanno parte di questa categoria) azioni, obbligazioni, titoli di Stato, case, quadri, e altri beni rifugio.
Il patrimonio lo considereremo sempre investito, nell’accezione di potere d’acquisto differito nel tempo. Accezione un po’ astratta, forse, ma ci permette di considerare investimento anche le banconote e le monete che avete nel vostro portafoglio. E di giustificare l’equivalenza tra risparmio e investimento. L’importante è intendersi.
Per chi può lavorare, e risparmiare almeno un po’, nulla di tutto questo sta mai fermo. Entrate e uscite, per la loro natura di grandezze di flusso, ma anche i diritti previdenziali maturati, il valore degli investimenti finanziari e di quelli immobiliari, dei beni rifugio…
I soldi non dormono mai, quindi. E questo movimento, questo traffico, va diretto, gestito, perché una buona amministrazione dei conti di casa – fatta da soli o con l’aiuto di altri – può evitarci di andare in rosso.
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