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La green economy alle primarie del partito democratico

Vediamo le posizioni dei cinque contendenti su sviluppo sostenibile e green economy. Questioni quasi del tutto assenti dal confronto di ieri serva a Sky Tv

di Carlo Sala 13 nov 2012 ore 09:36
Si gioca anche sul green la sfida tra Pierluigi Bersani, Matteo Renzi, Nichi Vendola, Laura Puppato e Bruno Tabacci alle primarie del centrosinistra. No, niente golf, il green in questione è quello dello sviluppo sostenibile, per coniugare tutela dell’ambiente e crescita economica.

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L’IMPOSTAZIONE DEI CONTENDENTI in tema di green economy parte da presupposti molti diversi. Il segretario nazionale del Pd appare molto più focalizzato sull’aspetto regolatorio di pertinenza dell’amministrazione pubblica (dallo Stato in giù); il sindaco di Firenze si concentra invece sul profilo gestionale che la stessa amministrazione pubblica deve assumere. Genericamente propositiva anche Laura Puppato, che riconduce lo sviluppo sostenibile a una questione di incentivi, il leader di Sel oscilla tra una visione riduttiva e il tentativo di essere propositivo: associa infatti lo sviluppo sostenibile alla tutela del settore agricolo. L’assessore milanese ai conti Tabacci, infine, risulta ancora indietro in tema di proposte in materia.

BERSANI propone un’amministrazione pubblica garante dell’ambiente, partendo – in modo tacito ma chiaramente intuibile – dal referendum 2011 con cui gli italiani si sono espressi per il mantenimento in mani pubbliche della gestione dell’acqua. Ai punti 7 e 8 del programma (pagina 11 di 16 totali) sostiene che le risorse ambientali devono essere utilizzate secondo precisi criteri di legge che affidino all’autorità pubblica se non la gestione almeno il controllo del modo in cui quelle risorse sono gestite. Preoccupato di assicurare che le risorse dell’ambiente siano messe a disposizione di tutti a parità di condizioni, il leader del Pd riconduce l’ambiente nel quadro di una politica economica capace di coniugare la pianificazione degli investimenti per lo sviluppo con una mappa delle peculiarità naturali e produttive dell’intero Paese. Principale critica al programma: troppo sulla difensiva, più conservativo che innovativo.

RENZI chiama gli enti locali a farsi promotori di misure ispirate agli obiettivi posti dalla Ue per incrementare il ricorso a fonti energetiche pulite e ridurre l’inquinamento. Così, da un lato sostiene l’adozione e l’utilizzo di incentivi che spingano i cittadini a tecnologie eco-efficienti (come caldaie di nuova generazione, finestre a isolamento termico), alla mobilità sostenibile e agli impianti solari e micro-eolici; dall’altro punta a ridurre le esternalità negative, i rifiuti, legati all’attività economica attraverso la corresponsione di un prezzo a chi conferisce i materiali riciclabili (alluminio, vetro, carta, plastica, ecc...) ad appositi centri di raccolta, la liberalizzazione delle attività di raccolta differenziata e di recupero di energia dai rifiuti e attraverso infine un apposito regime fiscale sugli imballaggi. Piuttosto che sulla regolazione, Renzi insiste sullo stimolo e iscrive la politica economica all’interno di una cornice green.
Principale obiezione al programma: non considera e quindi non disciplina il consumo di territorio.

PUPPATO punta su incentivi e riciclo dei rifiuti, attraverso misure che stimolino tutti a fare raccolta differenziata e stimolino innanzitutto le attività produttive a riutilizzare i propri scarti per ricavarne energia. L’esperienza di sindaco di Montebelluna (2002-2011) e forse il fatto di essere l’unica donna candidata alle primarie spingono ancora la Puppato a incardinare i propri programmi per la green economy su una revisione dei piani di traffico per il trasporto (di persone e di merci) e su una maggior morigeratezza in tema di consumi (con annessi sprechi). Principale lacuna del programma: non tiene conto del costo degli incentivi necessari per implementare le misure proposte.

VENDOLA identifica green con agricoltura chiamando la linea della Ue (sulla falsariga di Kyoto) ad avallare la propria posizione. Riduzione del 20% dell’inquinamento, riduzione del 20% del fabbisogno energetico e aumento al 20% della produzione di energia da fonti pulite gli obiettivi che la Ue si è data per il 2020, il governatore della Puglia – dove il fotovoltaico pone problemi di erosione del terreno ad uso agricolo - sostiene che “l’agricoltura è un settore decisivo per il contributo che può dare al raggiungimento dei complessivi obiettivi della strategia Eu 2020 in termini di crescita intelligente, sostenibile, inclusiva e della creazione di nuovi posti di lavoro”. Principale contestazione a questa linea: l’eccessiva identificazione tra green economy e agricoltura.

TABACCI fermo all’Area C di Milano non ha finora avanzato altre proposte se non quella generica di “un percorso istituzionale per rendere le nostre città sempre più vivibili perché a misura d’uomo e nel pieno rispetto dell’ambiente”. Assessore al Comune di Milano che ha sottoposto la circolazione delle vetture nel centro (l’area C) ad un apposito pedaggio ispirato a tutela dell’ambiente e volto a introdurre, con le risorse dello stesso dazio, misure anti-inquinamento (a partire dal potenziamento del trasporto pubblico), l’ex governatore DC della Lombardia sembra voler tradurre quell’esperienza su scala nazionale. Principale difetto dell’impostazione: un’elaborazione ancora molto embrionale delle proposte in tema di green economy.

Carlo Sala
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