Vivere di rendita, quali domande farsi per cominciare a pensarci

Domanda - Buongiorno dottor Sgarabotto. Vorrei sapere se con il seguente patrimonio posso smettere di lavorare.

Beni immobili a reddito: due per un reddito netto annuo di 9mila euro. Valore beni circa 250mila euro.

Beni di proprietà: casa in città e al mare, valore circa 300mila euro.

Rendita finanziaria derivante da titoli investiti (600mila euro circa) di circa 35mila euro annui.

Ho 43 anni, sono sposato e ho un bambino di 2 anni.
 
Risposta - Gentile lettore, rispondere alla sua domanda non è facile perché mancano molte informazioni. Le pongo solo alcune delle tante domande di cui avrei bisogno per darle una risposta esauriente, ma che le permetteranno di ragionare sul suo desiderio di lasciare il lavoro.

Qual è il suo tenore di vita attuale e come immagina possa cambiare quando le mancherà il reddito da lavoro? Quando scade il contratto d’affitto dei due immobili locati?

Le rendite finanziarie, che mi sembrano elevate, sono nette o lorde e per quanto dureranno?

Ha pensato a come potrà influire l’inflazione sulle sue rendite e quindi sul suo potere d’acquisto?

Se le entrate dovessero per qualsiasi motivo ridursi riuscirà a ridurre in proporzione il suo tenore di vita?

Ha già pensato che una parte delle sue entrate dovrà essere destinata al mantenimento dei suoi quattro immobili?

Ha considerato che con l’età di suo figlio aumenteranno anche le spese per il suo mantenimento e se gli eredi aumenteranno le spese lieviteranno ancor di più?

Da oggi e fino al momento della pensione potrà contare o meno su altre entrate?

Ha considerato potenziali imprevisti?

Anche fossero netti, 44.000 euro di rendite non sono molte specialmente se teniamo conto che tali introiti non sono certi e quindi potrebbero venire a mancare o ridursi. Forse la deluderò ma credo che, se le condizioni sono quelle da lei prospettate, come padre responsabile farebbe bene a riconsiderare i suoi desideri ed eventualmente rimandare a fra qualche anno la decisione di abbandonare il lavoro.

Cordialmente
Lucio Sgarabotto
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