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I fondi obbligazionari non sono adatti a realizzare una rendita periodica

I risparmiatori spesso si lasciano tentare dai fondi obbligazionari nella speranza di ottenere una rendita periodica dai propri risparmi. Questi strumenti, però, sono inadatti a raggiungere tale scopo.

di Giacomo Saver 6 lug 2011 ore 12:41

I fondi obbligazionari sono strumenti finanziari che impiegano le disponibilità loro affidate in titoli di Stato ed in obbligazioni private. Presenti sul mercato domestico sin dai primi anni '80, oggi i fondi che investono in bond sono venduti anche nella nuova versione “a distribuzione dei proventi”. Le società di gestione, in questo modo, contano di accaparrarsi quei clienti che desiderano costruirsi una rendita periodica integrativa. Purtroppo, però, essi sono inadatti a raggiungere questo obiettivo.

Fondi obbligazionari a distribuzione dei proventi: come si calcola la performance

I proventi di un impiego in titoli di debito, siano essi titoli di Stato o obbligazioni, è dato da due elementi distinti: l'interesse periodico corrisposto e l'incremento in conto capitale del bond. Mentre ai risparmiatori interessa soprattutto il primo tipo di frutto, poiché spesso i titoli di debito vengono acquistati e mantenuti in portafoglio sino alla loro naturale scadenza, i fondi comuni calcolano le loro performance considerando entrambi i tipi di utile. Questa precisazione è necessaria per comprendere il primo motivo per il quale i fondi obbligazionari non sono adatti ai risparmiatori in cerca di una rendita periodica.

Fondi obbligazionari a distribuzione dei proventi: cosa guadagna chi li sottoscrive

Poiché ad essere distribuiti sono i proventi totali del fondo e non solo gli interessi maturati, è possibile che un risparmiatore si veda accreditare sul conto corrente dei guadagni non realizzati, che in questo modo diventano un rimborso in conto capitale.

Un esempio numerico chiarirà meglio il concetto. Supponiamo che un investitore sottoscriva una quota del fondo X ad un prezzo di 100 euro. In occasione dell'ultimo “stacco” del provento il fondo valeva 98 euro. Dopo alcuni mesi la quota passa a 102 ed il gestore stabilisce di distribuire il 90% dell'incremento realizzato dall'ultimo pagamento (comprensivo sia degli interessi maturati, sia della plusvalenza sui titoli in portafoglio). Poiché il guadagno ammonta a 4 euro per quota il “dividendo” pagato ammonterà al 90% di tale cifra ossia 3,6 euro per quota. Al pari di quello che accade alle azioni il giorno successivo allo stacco del dividendo, il valore unitario della quota subirà una diminuzione pari all'incirca all'ammontare del provento stesso. Essa passerà quindi da 102 a 98,40.

Il nostro risparmiatore che ha acquistato la sua quota a 100 ha ottenuto 3,60 euro in contanti, ma tale somma non corrisponde agli effettivi maturati. Poiché a fronte di 100 investiti ora ne ha solo più 98,40 una parte del provento incassato corrisponde, di fatto, ad un rimborso in conto capitale.


Ma quante persone si mettono a fare questi calcoli? Sulla base della mia esperienza, nessuna. Ecco allora l'inghippo: gli ignari risparmiatori spendono ciò che ricevono, convinti di aver fatto un ottimo investimento, senza rendersi pienamente conto che stanno consumando i loro soldi e non solo i frutti prodotti dagli stessi.

Fondi obbligazionari a distribuzione dei proventi: attenti alle commissioni

Il secondo motivo per cui i fondi obbligazionari sono da evitare riguarda le commissioni che gravano sugli stessi. Ammesso che qualche direttore di banca o qualche Promotore finanziario “illuminato” azzeri quelle di sottoscrizione, restano sempre gli oneri di gestione. E la presenza di una commissione annua implica a sua volta due conseguenze dannose:

-- 1) i rendimenti di un fondo obbligazionario saranno inferiori a quelli di un paniere di bond “fai da te” che invece non hanno questo tipo di balzello
-- 2) il gestore del fondo per produrre un extrarendimento (o “alpha” come si usa dire) si accollerà dei rischi spropositati. Non è un caso che uno tra i prodotti più blasonati e redditizi sia massicciamente investito in titoli dei Paesi Emergenti e dei più rischiosi, per giunta.

Fondi obbligazionari a distribuzione dei proventi: attenzione alla volatilità

Il terzo motivo per cui i fondi obbligazionari sono da evitare, è che i titoli che essi detengono in portafoglio non giungeranno mai a scadenza, perché saranno via via sostituiti mano a mano che la loro durata residua si accorcia. Questo significa che essi saranno soggetti ad un'elevata rischiosità in seguito a variazioni sfavorevoli nei tassi di interesse che, come è noto, colpiscono in modo severo i titoli a tasso fisso e scadenze lunghe. Se gli stessi titoli in cui il fondo è investito fossero detenuti nel portafoglio “statico” di un risparmiatore, mano a mano che le rispettive scadenze si avvicinano le fluttuazioni dei loro prezzi si attenuerebbero fino ad azzerarsi al momento della scadenza.

Se i fondi comuni obbligazionari non vanno bene per i risparmiatori che desiderano ottenere una rendita sicura, quali soluzioni ci sono? Ne proporrò addirittura due: per le persone più facoltose è consigliato l'investimento diretto in titoli di stato ed obbligazioni private, anche se in misura minore. Per chi ha somme relativamente modeste, anche alla luce dell'incremento dell'imposta di bollo sui conti titoli di prossima approvazione, meglio restare sui conti deposito.

Ora più che mai i conti deposito, che questo ebook spiega in dettaglio, sono un pilastro fondamentale per la costruzione di un investimento davvero sicuro e redditizio.

Giacomo Saver, il bancario pentito
http://www.segretibancari.com

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